LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
A MONSIGNOR PAULINO LIVRAMENTO EVORA,
VESCOVO DI SANTIAGO, REPUBBLICA ISOLE CAPO VERDE
Al venerabile fratello Paulino Livramento Evora,
Vescovo di Santiago, Repubblica Isole Capo Verde.
1. Stanno per concludersi le commemorazioni del 450° anniversario dell’erezione canonica della diocesi di Santiago, Isole di Capo Verde, della quale fu costituito il Vescovo, perché lì “pascesse la Chiesa di Dio, acquistata da lui col proprio sangue” (At 20, 28). Fu di fatto nel 1533 che il mio predecessore, Papa Clemente VII, con la Bolla “Pro Eccellenti Prominentia” creò questa diocesi. Ed è per me fatto oltremodo gradito prendere conoscenza che la chiusura delle celebrazioni commemorative siano fissate per la Domenica di Pentecoste, che quest’anno cade il prossimo 22 maggio.
Per questa ricorrenza, voglio confermare la mia presenza spirituale alla diletta Comunità diocesana, in un giorno tanto significativo e speciale, con essa e per essa implorando il dono dello Spirito Santo: quello stesso Spirito che il divino Redentore ha promesso e costantemente comunica alla sua Chiesa e che questa invoca senza fine. E, con grande affetto in Cristo - avendo accompagnato le chiare manifestazioni religiose e culturali che hanno evocato lo storico avvenimento - che comincio a congratularmi con questa parte del Popolo di Dio: Pastore diocesano, Sacerdoti, Religiosi e Religiose e tutti gli amati fedeli che appartengono alla diocesi.
È certamente da più di quattro secoli e mezzo che la chiamata alla salvezza ha iniziato ad avere eco in queste Isole Atlantiche, da quando esse furono scoperte, perché è tradizione che quando il navigatore mise piede sulla sabbia bagnata dal mare, si sia fatto il segno della Croce; e la presumibile invocazione di Dio, Trinità Santissima, ha accompagnato il gesto di segnare con la Croce Redentrice, queste nuove terre; allora ha avuto inizio l’evangelizzazione che, passati meno di due secoli, ha portato il noto santo oratore padre Antonio Vieira, S. J., a scrivere che lì esisteva una cristianità fiorente, servita da clero locale “essendo il materiale umano il più possibile disposto a trattenere tutti gli insegnamenti (P. Antonio Vieira, S. I., Carta de 1652).
Per questo passato, benedetto sia Dio che, per l’azione santificatrice dello Spirito Santo, anche qui ha disposto i beni della Redenzione per i capoverdiani! E oggi, con amore misericordioso, continua a chiamare la generazione di oggi ad obbedire a Cristo Gesù e ricevere l’aspersione del suo sangue. Con le parole dell’apostolo san Pietro, in questa ricorrenza e in questo Anno Santo della Redenzione, desidero che la “grazia e la pace vi siano date in abbondanza” (1 Pt 1, 2).
2. “Grazia e pace” sono la linfa che sgorgando dalle “fonti del Salvatore (cf. Is 12, 3), per il suo Spirito di Verità e di Amore, lungo i secoli si è effusa nelle anime delle generazioni di capoverdiani e ha permesso loro di proclamare nelle Isole, in parole e opere, che “Gesù Cristo è Signore” e ha permesso di coltivare nelle isole il “campo di Dio” e di strutturare l’edificio di Dio, sotto l’impulso e l’orientamento dei “collaboratori” dello stesso Signore: i missionari e quelli che furono “scelti fra gli uomini e costituiti in favore degli uomini nelle relazioni con Dio” (cf. Eb 5, 1), nativi di questo Paese, i cui toponimi sono in se stessi un inno alla Chiesa, che risplende nei Santi.
Così grati a Dio, io, con tutti gli amati capoverdiani, mando un pensiero di grato omaggio anche alla memoria e alla benemerita attività di tutti i servitori del Vangelo, perché servitori degli uomini coi quali Cristo Redentore si è voluto unire in modo stabile, perché fosse possibile incontrare l’uomo (cf. Gaudium et Spes, 22). Sia onore a quanti si sono prodigati collaborando all’“opera di Dio”, “piantando” e “sarchiando” perché egli possa in seguito far “crescere” (1 Cor 3, 9).
3. E oggi, cosciente del mistero divino che la circonda e cosciente della propria missione umana, la Chiesa che è in Capo Verde, tacendo riflettere su se stessa la luce del passato, certamente è attenta a quanto lo Spirito Santo continua a voler dire, anche ad essa, inserita com’è nella Chiesa una e unica, assistita e guidata da questo Spirito. Con certezza il Divino Consolatore è con la Chiesa dal giorno in cui Cristo Signore, con la sua “pace, una pace che il mondo non può dare”, inviò i suoi primi “missionari, incontro agli uomini di tutti i tempi e latitudini (cf. Mt 28, 19) a portare loro, in fraterno convito e come dono, una risposta a tutto quello che in essi esiste di profondamente umano: la ricerca della verità, l’aspirazione al bene, la fame di libertà, l’anelito alla bellezza e l’ineluttabile appello costante della coscienza (cf. Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 18).
Con tale mandato, nell’impegno di incontrarsi con gli uomini e vederli con “gli occhi di Cristo” nella loro piena dignità di persone e con la propria singolarità, la Chiesa, mantenendo “in primo luogo il Regno di Dio e la sua giustizia” (Mt 6, 33), conosce bene la luce del mistero della Creazione e della Redenzione, che è tesoro di umanità che avvolge ogni persona; la Chiesa solo allora si rivestirà di tutto il suo splendore, quando si sarà verificata l’accoglienza e il cosciente modo di vivere come figliolanza divina, mediante la quale tutti i “fratelli” chiamano Dio “Padre” (Gal 4, 6) e da qui assumono i dettami dell’amore fraterno; la Chiesa sa che in questo esiste e consiste la forza potente che conferisce unità al corpo e che dà il senso a tutta la sua attività di famiglia di figli di Dio.
Con questo punto di riferimento sono certo, avverrà il processo di riflessione della diocesi di Capo Verde, in attitudine di ascolto dello Spirito e della presa di coscienza del passato per un futuro continuo e sempre migliore. La felice coincidenza dell’Anno Santo della Redenzione - che vorrei costituisse per tutti gli uomini veramente “anno di grazia da parte del Signore” (Lc 4, 19) - mi consente di indirizzare ai cari capoverdiani il ripetuto appello: “aprite le porte a Cristo” Redentore dell’uomo per la riconciliazione, e riconciliati con Dio e con i fratelli, in quanto membri della famiglia umana, sarete nelle migliori condizioni per unire gli sforzi con tutti gli uomini di buona volontà, nella costruzione, anche in Capo Verde, di un mondo più umano, più fraterno e più riconciliato per il raggiungimento unanime e concorde del bene comune senza lasciarvi affascinare da proposte materialiste per la soluzione totale dei bisogni dell’uomo e della società intera.
4. Sono conosciute le difficoltà che si presentano a questa nuova Nazione, in questo suo momento storico, aggravate ciclicamente dalle siccità prolungate e dalla disoccupazione che determinano una migrazione non raramente avventurosa dei suoi figli; sono ugualmente conosciute le molteplici difficoltà della diocesi per affermare una sua più piena e vivace attività. Tutto questo ci porta a vedere in non pochi abitanti di questo Paese quei “piccoli” con cui si voleva identificare lo stesso Cristo Signore (Mt 25, 40).
Questa “presenza-richiamo” del Signore in fratelli bisognosi di aiuto, in ogni momento sarà campo aperto all’autentica misericordia, a dettare una solidarietà umana, non codificata in termini di diritti e di doveri, ma voluta da una visione corretta di quella “interdipendenza, ogni volta più stretta e progressivamente estesa a tutto il mondo, il cui frutto è il bene comune - ossia, un insieme di situazioni di vita sociale che permettano, tanto al singoli come ai gruppi, di raggiungere più pienamente e più facilmente la propria perfezione - diventi oggi, ancora una volta, più universale” (Gaudium et Spes, 26); il che implica, come è ovvio, obblighi di rispetto al genere umano tutto.
Tali obblighi, non essendo norme di stretta giustizia, hanno consistenza in forze ben profonde dello spirito umano e condizionano un proprio ordine della giustizia, reclamando affinché torni vivibile la “civiltà dell’amore”, programmi aperti a una prospettiva di sviluppo universale e in solidarietà agli uomini tutti, nell’unica famiglia dell’umanità.
E se tale “presenza-richiamo” del Signore reclama amore misericordioso per fratelli in umanità da parte di tutti gli uomini, con maggiore ragione interpella l’amore dei discepoli di Cristo, l’amore delle Chiese più favorite, a manifestarsi in attitudini di “buon samaritano”, a curvarsi su chi si “trova ai margini del cammino”, privo di forze e di mezzi, a volte minacciato nella stessa sopravvivenza.
5. Ma rivolgendomi alla Comunità ecclesiale di Santiago di Capo Verde, con una intensità di affetto pari a quella che sperimenterei se fossi fisicamente presente - desidero che vi sia manifestato - vorrei dirle: Coraggio! Il Padre celeste, provvidente e buono, sa che necessitate di molte cose (cf. Mt 6, 32). Per questo, con indelebile fiducia, non si turbi il cuore di nessuno nella continuazione del cammino e del compito della Chiesa di questa Nazione.
Questo compito, la ragione di essere Chiesa, come sappiamo, sta nel rivelare Dio, cioè il Padre, che ci permette di vederlo in Gesù Cristo (cf. Gv 14, 9); per quanto forti si possano presentare le resistenze della storia umana, Cristo con la sua Risurrezione è sempre più forte, se noi lo manifesteremo nella sua autentica immagine: Cristo che salva, Cristo che infonde speranza, Cristo che è l’incarnazione dell’amore misericordioso; infine Cristo morto e risorto, nostra Pasqua, che tutti chiama verso il suo Regno di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace (cf. Prefatio in Sollemnitate D. N. I. C. Universorum Regis).
Con ardenti voti perché la Chiesa che è in Capo Verde rifletta e segua una volta ancora tali beni del Regno per ogni capoverdiano, imploro, per l’intercessione della Nostra Signora della Grazia, come lì è invocata la Madre della Nostra fiducia, Maria santissima, che la gloria di Dio che risplende sul volto di Cristo, sia luce in tutti per opera dello Spirito Santo, con ampia e propiziatrice benedizione apostolica.
Dal Vaticano, 9 maggio 1983.
IOANNES PAULUS PP. II
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