LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AI FRATELLI JOSEPH, ARCIVESCOVO DI MALTA,
E NICHOLAS CAUCHI, VESCOVO DI GOZO
Ai miei venerabili e cari fratelli Joseph Mercieca, Arcivescovo di Malta,
e Nicholas Cauchi, Vescovo di Gozo.
“Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Ef 1, 2).
Con grande gioia mi unisco a voi, cari fratelli, e al vostro popolo che in questi giorni si riunisce attorno a Nostra Signora di Ta’ Pinu per celebrare il centenario del suo santuario con il nono Congresso mariologico internazionale e il sedicesimo Congresso mariano internazionale, organizzati dalla Pontificia Accademia mariana internazionale di Roma.
In voi, venerabili fratelli, saluto tutti i partecipanti, studiosi e pellegrini, provenienti da diverse parti del mondo, ma, in particolare, desidero salutare tutti i figli e le figlie della Nazione maltese, una delle più antiche Nazioni cristiane che ha sempre reso testimonianza alla sua accoglienza del Vangelo di Cristo e alla sua devozione a Maria.
Il vostro popolo si è preparato a questi appuntamenti internazionali mediante un programma di rinnovamento spirituale iniziato l’ottobre scorso. A quel tempo, vi avevo invitato ad una maggiore fedeltà a Cristo e a quella riconciliazione fraterna che contribuisce al bene dell’intera comunità sociale, nella speranza che le celebrazioni mariane possano stimolare una sempre maggiore unità di fede e di amore tra i figli e le figlie di Malta che, con grande orgoglio, ama appellarsi isola di san Paolo. Ho posto questa speranza sotto l’affettuosa e materna protezione di Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa.
Insieme a voi saluto anche la Pontificia Accademia mariana internazionale, in particolare il suo zelante Presidente, padre Paolo Melada, OFM, i membri dell’Accademia e il Segretariato, a cui è affidata l’organizzazione di entrambi i Congressi. Esprimo grande apprezzamento e sentita gratitudine per l’efficace contributo al successo di questi importanti avvenimenti ecclesiali che onorano Maria e sono finalizzati alla gloria della Santissima Trinità e alla salvezza delle anime.
1. Fin dalle origini della cristianità, dal tempo in cui l’apostolo delle genti annunciò ai vostri antenati come “Dio mandò suo Figlio nato da donna” (Gal 4,4), la figura della Madre del Figlio di Dio ha assunto nella coscienza del popolo cristiano sempre più chiari caratteri di madre e protettrice, esempio e modello di ogni discepolo di Cristo. Anche a Malta, proprio come in altre parti del mondo, la Vergine Maria è stata costantemente proclamata la più alta realizzazione del Vangelo. La pietà mariana si è sviluppata tra il vostro popolo, come testimoniano le feste liturgiche mariane che vengono celebrate con grande entusiasmo e come testimoniano le maestose chiese dedicate a Nostra Signora, i santuari e le cappelle dove sono venerate le sue sacre immagini e davanti a cui ancor oggi i fedeli vengono a pregare, adornandole con offerte votive in segno di gratitudine. È così che questa pietà mariana, anche tra di voi, è divenuta “un elemento intrinseco del culto cristiano” (Paolo VI, Marialis Cultus, 56), specialmente nel vostro famosissimo santuario di Ta’ Pinu dove, secondo la tradizione, la Vergine Madre di Dio apparve cento anni fa ad una giovane donna, Carmela Grima.
Il rinnovamento desiderato dal Concilio Vaticano II ha anche portato abbondanti frutti nel campo della devozione mariana, sottolineando la sua direzione biblica, cristologica, ecclesiale e antropologica, in modo che essa potesse sempre più diventare devozione che conduce a nostro Signore Gesù Cristo, “origine di tutta la verità, la santità e la devozione” (Lumen Gentium, 67). Oggi le espressioni della devozione mariana sono spesso manifestate in una dimensione maggiormente comunitaria, aiutando così i fedeli a rinnovare insieme la loro fedeltà a Cristo, unica via al Padre (cf. Gv 14, 6).
2. Onorando con affetto filiale la Madre di Dio, la Chiesa di Malta ha desiderato dare il benvenuto sia al Congresso mariologico che a quello mariano. Il Congresso mariologico, insieme ai precedenti raduni, è dedicato allo studio della devozione mariana nei secoli XVII e XVIII. Studiando il clima storico, culturale e teologico di quell’epoca, esso cerca di presentare la situazione della dottrina e della devozione mariana in quei secoli in cui si sono distinti grandi teologi, mistici e santi. Come si potrebbe non ricordare il trattato intitolato: “La vera devozione alla Beata Vergine Maria” di san Luigi Maria Grignion de Montfort e le iniziative a favore delle definizioni della Immacolata Concezione di Maria promosse da san Leonardo di Port Maurice? Qui il lavoro degli studiosi consisterà nell’esaminare la devozione mariana nella Chiesa durante quei secoli, come si ritrova in varie pratiche religiose e come essa è in relazione all’intera dottrina cattolica e alla fede del Popolo di Dio.
La parte devozionale dell’incontro, il Congresso mariano, avendo come tema Maria, Madre della Riconciliazione, desidera sottolineare il ruolo di Maria nella riconciliazione dei figli di Dio. Accanto al Figlio suo, il Redentore dell’uomo, che è morto, “per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (Gv 11, 52), Maria, “con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata” (Lumen Gentium, 62). Così, la Vergine Maria si rivela un grande tesoro posseduto dall’intero Popolo di Dio e un legame che unisce coloro che sono ancora separati in altre vie. In questo senso, l’incontro ecumenico offre un’occasione per riflettere insieme sul ruolo di Maria in rapporto alla Chiesa come comunione.
Altri risultati significativi di questi incontri internazionali saranno raggiunti nella Chiesa di Malta grazie a varie manifestazioni religiose e culturali, con la promozione di una riflessione teologica sulla figura di Maria nella storia della salvezza e della sua missione nella Chiesa. Così le manifestazioni mariane a Malta si collegheranno alla grande sensibilità della Chiesa per i problemi umani e cristiani.
3. Oggi la Chiesa è conscia del profondo significato che Maria ha nella crescita dinamica della vita e dell’attività ecclesiale. Tutto questo lo si può dedurre anche dal fiorire degli studi mariologici e dei Congressi mariani, ed è sottolineata dall’esperienza di fede della comunità cristiana, alla quale il Concilio Vaticano II propone Maria come esempio, via da seguire nel ridare speranza all’umanità (cf. Ivi, 68).
Maria, che in se stessa è preparazione alla venuta finale del Signore, è aurora di salvezza per il mondo intero. Ella è stata modellata e santificata dallo Spirito Santo (cf. Lc 1,35) e rimane il modello della Chiesa nella fede, nella speranza e nella carità. In particolare, ella è segno di speranza per il Popolo di Dio pellegrino sulla terra, un segno che non delude i desideri più profondi del cuore umano, poiché col suo esempio ella mostra il trionfo della speranza sull’angoscia (cf. Paolo VI, Marialis Cultus, 57). In lei, Madre della speranza, la vocazione alla speranza diviene universale perché contiene la chiamata alla speranza escatologica e alla salvezza finale.
In questa epoca di tensioni, in preparazione all’anno duemila, il Popolo di Dio pellegrino sulla terra si appella a Maria, segno di sicura speranza e consolazione, pegno della speranza della Chiesa che raggiungerà la piena comunione con Cristo nella gloria della Risurrezione. Nella sua dimensione storica ed escatologica, la comunità cristiana contempla in Maria l’immagine e l’inizio di ciò che essa diverrà nei suoi membri. Questa contemplazione la sprona e la sostiene nell’attuale fase della salvezza. Così all’angoscia per il futuro subentra la serena speranza ispirata dalla persona di Maria.
La Chiesa, guidata da Maria, costruisce la città terrena, mentre compie il suo pellegrinaggio verso la città eterna. Essa promuove la giustizia, la pace, la riconciliazione universale e la fedeltà all’amore di Cristo che è l’Alfa e l’Omega, la Via, la Verità e la Vita (cf. Gv 14, 6). Con Maria, segno di speranza, il Popolo di Dio vive il suo “fiat” accogliendo generosamente la volontà del Signore e, pieno di speranza; esclama con l’apostolo: “Amen. Vieni, Signore Gesù” (Ap 22, 20).
E con affetto profondo nel Signore Gesù Cristo invio la mia benedizione apostolica a coloro che si raduneranno per questi avvenimenti ecclesiali, invocando grazia e pace su tutti, specialmente su coloro che soffrono in qualsiasi modo per la gloria di Dio e il bene della Chiesa di Gesù Cristo.
Dal Vaticano, 26 agosto 1983.
IOANNES PAULUS PP. II
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