LETTERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
A MONSIGNOR DOMENICO BARTOLUCCI
A monsignor Domenico Bartolucci,
maestro direttore della Cappella musicale pontificia
e presidente del Comitato della Santa Sede
per l’Anno europeo della musica.
1. L’Anno europeo della musica, che si sta celebrando in occasione delle ricorrenze centenarie di Johann Sebastian Bach, di Georg Friedrich Händel e di Domenico Scarlatti, mi offre la gradita occasione di rivolgere ai musicisti e a tutti i cultori della musica il mio cordiale saluto, unitamente al fervido auspicio che questa nobilissima arte elevi sempre più l’animo alla comprensione degli autentici valori umani e spirituali, e sia uno strumento di vera fraternità, aiutando a superare discriminazioni e frontiere.
La Chiesa, da cui l’Europa ha attinto grande parte della sua cultura, si unisce volentieri a questa iniziativa destinata a ricordare gli illustri artisti menzionati, geni universali che hanno dedicato parte delle loro opere alla lode di Dio. Come non ricordare che Johann Sebastian Bach contrassegnava tutte le sue opere musicali con la sigla S. D. G. (“Soli Deo Gloria”)?
2. La musica ha capacità altissime di esprimere le ricchezze di ogni cultura. Non solo: ma per la sua natura può far risuonare interiori armonie, solleva intense e profonde emozioni, esercita un potente influsso col suo incanto.
Sia che essa esalti la parola dell’uomo o dia veste melodica a quella parola che da Dio è stata rivelata agli uomini, sia che si effonda senza parole, la musica, quasi voce del cuore, suscita ideali di bellezza, l’aspirazione ad una perfetta armonia non turbata da passioni umane e il sogno di una comunione universale. Per la sua trascendenza la musica è anche espressione di libertà: sfugge a ogni potere e può diventare rifugio di estrema indipendenza dello spirito, ov’essa canta, anche quando tutto sembra avvilire o coartare l’uomo. La musica ha pertanto, in se stessa, valori essenziali che interessano ogni uomo. Perciò anche i capolavori che la musica ha prodotto in ogni tempo e in ogni luogo sono tesoro dell’intera umanità, espressione dei comuni sentimenti umani, né possono essere ridotti a proprietà esclusiva di un individuo o di una nazione.
3. Sulla base di tali doti, che tutti possono esperimentare, la musica si propone come linguaggio esemplare di comunicazione, e occasione per il mutuo scambio di valori, condizioni necessarie alla vicendevole comprensione ed elevazione dell’uomo.
L’arte musicale si è sempre dimostrata efficace mezzo di unità tra i popoli di varia origine, lingua, cultura e indole: nel Medioevo, il canto gregoriano contribuì ad allargare e a consolidare l’unità di tradizioni spirituali e liturgiche nel cuore dell’Europa, con innegabili riflessi di unità sociale. Parimenti il fiorire delle forme polifoniche nel Rinascimento diede all’Europa intera un’unica ispirazione musicale, per mezzo della quale musicisti di ogni nazione si riconoscevano cittadini come di una patria comune, resa tale per mezzo di scambi culturali e artistici. I grandi geni, della cui nascita si celebra il terzo centenario, nell’Anno europeo della musica, sono buona testimonianza della sovranazionalità della musica: tutti ne godono ancor oggi i frutti e nessun confine impedirà mai di comprenderli, di gustarli, di amarli.
4. La musica, sia essa popolare o colta, ha un linguaggio universale, nei cui suoni gli animi si accordano e si fondono in fraternità di menti e di cuori. Proprio perché il suono è dotato, tra tutti i mezzi artistici, di una particolare forza di penetrazione negli animi, la musica deve essere considerata come mezzo destinato a nobilitare l’uomo e a favorirne le capacità migliori.
Per questo è necessario che ciascuno possa accedere all’arte musicale sia per dedicarvisi con l’impegno professionale sia per goderne le ineffabili ricchezze. Occorre inoltre riconoscere, ad ogni livello, i frutti dell’ingegno di quanti alla musica consacrano le forze e la vita, per garantire loro la serenità del proprio lavoro, e difenderne le doti spirituali, intellettive, affettive.
Il compito, vastissimo, coinvolge la buona volontà di quanti operano nel campo musicale: compositori, esecutori, fruitori, critici e organizzatori. Solo così l’arte musicale potrà continuare ad esprimere con pienezza la propria essenza spirituale, mediante la quale essa dilata, eleva e rende più efficace la parola; e quando trascende l’immediata comprensione della parola stessa, essa si fa effusione di suoni, vocali e strumentali, raggiungendo vette così elevate oltre le quali risuona, con ineffabile accordo, la divina armonia.
5. Come è noto, la Chiesa ha sempre coltivato e favorito la musica, in quanto testimonianza della ricchezza vitale di una comunità; anzi, ne è sempre stata mecenate, ben consapevole della sua importanza spirituale, culturale e sociale. Anzi, la Chiesa ritiene e insiste perché nel momento più alto della sua attività, quale è quello della liturgia, l’arte musicale entri come elemento di glorificazione a Dio, come espressione e sostegno della preghiera, come mezzo di effusione degli animi dei partecipanti, come segno di solennità che tutti possono comprendere. Per questi motivi si esige, pur senza discriminazioni di tecniche o di stili, che la musica per la liturgia sia autentica arte, e sia finalizzata sempre alla santità del culto.
6. S’innalzi da tutta l’Europa, terra feconda dell’arte musicale, un concerto armonioso, i cui suoni e le cui voci, come onda via via allargantesi, approdino alle sponde di ogni continente e vi rechino il messaggio di pace e di fraternità, che anche la musica, animata dall’amore, può donare.
Per raggiungere questi ideali sarà indispensabile una grande disciplina spirituale, non certo minore di quella necessaria per una buona esecuzione musicale. Occorre cioè una vita illuminata non solo dall’arte, ma anche dalla fede, e vissuta in comunicazione e in amicizia con Dio. Occorre che gli artisti, specialmente quelli che eseguiscono musica sacra e religiosa, elevino non solo le voci, ma anche l’anima, realizzando ancora una volta il detto benedettino: “Mens concordet voci” (Regula, XIX, 7).
Vorrei concludere questi pensieri, nati nel corso di questo Anno dedicato alla musica, supplicando il Signore, affinché sostenga la preziosa opera di quanti sono impegnati nell’arduo, ma gratificante campo di tale arte, mentre di cuore imparto la propiziatrice benedizione apostolica.
Dal Vaticano, 6 agosto 1985
GIOVANNI PAOLO II
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