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LETTERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
A
L CARDINALE UGO POLETTI,
PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

 

Al venerato fratello Ugo Cardinale Poletti,
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

Da qualche settimana è stata firmata l’intesa tra codesta Conferenza Episcopale e la competente Autorità italiana a riguardo dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali, in applicazione dell’Accordo di revisione del Concordato lateranense (art. 9, 2 dell’Accordo di revisione e n. 5 del protocollo addizionale).

La positiva conclusione della laboriosa trattativa rappresenta un primo significativo sviluppo del previsto comune impegno di collaborazione fra Chiesa e Stato per la promozione dell’uomo e il bene dell’Italia. Desidero perciò parteciparle, Signor Cardinale, il mio apprezzamento e la mia viva speranza, che le norme siano accolte con favore dai giovani e dalle loro famiglie, e che le nuove generazioni sappiano approfittare di questa opportunità di avvicinare con serenità di mente e di cuore il liberante messaggio di Cristo. Nutro altresì fiducia nella leale collaborazione delle Autorità scolastiche, perché, in piena adesione alla lettera e allo spirito della legge, sia data soddisfazione ad un diritto così rilevante e fondamentale delle famiglie e degli alunni.

Un vasto campo di azione si apre ora, Signor Cardinale, dinanzi ai Pastori della Chiesa in Italia. A loro spetta, infatti, di sensibilizzare, con opportune iniziative, soprattutto gli studenti e i genitori, affinché si avvalgano dell’offerta, che viene loro proposta, nella libertà, ma anche nella responsabilità educativa, dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali.

Senza dubbio si tratta di un problema di primaria importanza per i singoli, per la società civile e per la Chiesa. L’educazione integrale dell’uomo non può infatti prescindere dalla dimensione religiosa, che è costitutiva della persona e della sua piena dignità.

Esiste in ogni essere umano una domanda di verità, un costante “ricerca di senso”, che non è possibile soddisfare appieno senza fare appello ai valori religiosi. Non si può “leggere” la storia degli individui e neppure quella dei popoli senza fare riferimento alle loro innegabili e significative testimonianze in materia religiosa. Questo è vero in modo particolare per l’Italia nei riguardi della religione cattolica. Il cattolicesimo, infatti, è profondamente radicato nella storia e nella vita del popolo italiano: l’arte, la letteratura, la poesia, la musica, i giorni di festa, il diritto, la stessa attività scientifica, economica e politica, il linguaggio corrente e le quotidiane aspirazioni di libertà, di giustizia e di pace sono largamente permeati dai principi del Vangelo.

Grazie a questo stretto legame col cristianesimo, l’Italia ha potuto e può efficacemente portare un singolare e inestimabile contributo alla vita civile dell’Europa e del mondo. Giustamente, pertanto, il testo dell’Accordo di revisione del Concordato lateranense riconosce il valore della cultura religiosa e afferma che “i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano”.

L’insegnamento religioso, oltre ad arricchire la cultura degli alunni, li aiuta a trovare risposta agli interrogativi di fondo che emergono nell’animo umano, soprattutto nella stagione della giovinezza: quale è il senso della vita, quali sono le leggi morali della coscienza e della società, quali sono i veri valori?

Nella scuola, in particolare, vengono offerti ai giovani tanti diversi elementi di conoscenza circa il significato del mondo e della persona umana, È nel tempo della giovinezza che si affrontano le grandi scelte che orienteranno poi l’intera esistenza. È perciò importante che proprio nella scuola stessa i giovani ricevano l’aiuto necessario e completo a riflettere sugli interrogativi fondamentali dell’esistenza umana, perché possano decidere con senso di maggiore responsabilità del proprio avvenire. Solo con una conoscenza consapevole e matura infatti potranno decidere che cosa accettare e che cosa rifiutare. Ciò, per altro, non sarebbe autenticamente possibile senza un’adeguata conoscenza della religione.

Sembrano queste le ragioni fondamentali perché anche l’insegnamento della religione rientri nella programmazione scolastica, pur nel rispetto della libertà religiosa. Il rispetto riservato alla religione cattolica dei giovani così da facilitarne l’educazione e la libera espressione fa certamente onore alle pubbliche Autorità. È in un autentico rispetto della libertà che viene giustamente consentito a tutti coloro che lo desiderano, anche a chi si trova nel dubbio e nella ricerca, anche ai meno sensibili alle esigenze del proprio battesimo, di avvalersi dell’insegnamento religioso, come viene presentato dalla Chiesa nella sua integrità e autenticità.

Affido queste considerazioni all’Eminenza Vostra, ai miei fratelli nell’Episcopato, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, e soprattutto alle famiglie e agli alunni delle scuole, esortando caldamente ciascuno a un impegno proporzionato all’importanza del problema. A tutti va il mio appello perché non si trascuri la possibilità di esercitare un diritto così fondamentale, ma esso si rivolge in special modo ai genitori, sui quali ricade il primo e inderogabile dovere dell’educazione dei figli.

Un particolare invito vorrei rivolgere ai cattolici più impegnati e a quanti avranno l’incarico di impartire nella scuola l’insegnamento della religione cattolica, perché agiscano uniti fra di loro, con seria preparazione e generosa volontà di servizio, affinché la loro opera e la loro testimonianza nel mondo scolastico possano conseguire i frutti di bene a cui tendono.

Da ultimo esprimo l’auspicio che intorno all’insegnamento religioso nella scuola statale si crei un clima di serenità e di interesse da parte degli alunni e delle famiglie, e anche di tutti gli insegnanti e di tutto il mondo dell’educazione, senza alcuna discriminazione o intolleranza, ma in un dialogo attento e rispettoso.

La proposta del genuino e integrale messaggio di salvezza annunciato da Cristo, secondo le esigenze e le capacità degli alunni, è un doveroso servizio reso alle nuove generazioni e non può che contribuire alla crescita religiosa e civile della nostra società.

Con i voti che l’inizio del nuovo anno ispira a tutti i cuori, le invio una particolare benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 31 dicembre 1985.  

IOANNES PAULUS PP. II

 

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