LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'EPISCOPATO DEGLI STATI UNITI D'AMERICA
Ai miei amati confratelli vescovi degli Stati Uniti d’America.
1. Mentre vi riunite a Washington per il vostro incontro annuale, desidero essere spiritualmente presente con voi per darvi il mio sostegno nel vostro ministero pastorale. Desidero assicurarvi della mia fraterna solidarietà mentre lavorate e vi impegnate, giorno dopo giorno, a portare il Vangelo al vostro popolo. Nello stesso tempo desidero incoraggiarvi, in mezzo alle sfide e alle difficoltà, a riporre tutta la vostra fiducia in nostro Signore Gesù Cristo, “il Pastore supremo” (1 Pt 5, 4), che è sempre con la sua Chiesa. Il mio desiderio di rivolgermi a voi è motivato dal mio stesso ministero di successore di Pietro e quindi di primo servitore dell’unità e dell’universalità della Chiesa.
In questo momento vorrei meditare insieme a voi, pastori delle Chiese particolari degli Stati Uniti, su alcuni aspetti di questo ministero petrino. Anche se veramente gravoso, esso è alleviato dalla grazia di Dio e dalla vostra collaborazione fraterna nonché dalle vostre preghiere, e per tutto ciò vi sono profondamente grato.
L’autentico mistero della Chiesa ci impone di riconoscere che la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica è presente in ogni Chiesa particolare del mondo. E poiché il successore di Pietro è stato costituito per tutta la Chiesa pastore e vicario di Cristo, tutte le Chiese particolari - proprio per il fatto che sono cattoliche, proprio per il fatto che comprendono in se stesse il mistero della Chiesa universale - sono chiamate a vivere in comunione con lui.
Il nostro rapporto di comunione ecclesiale - “collegialitas effectiva et affectiva” - si manifesta nello stesso mistero della Chiesa. E proprio per il fatto che siete pastori di Chiese particolari in cui sussiste la pienezza della Chiesa universale, voi siete e dovete essere sempre in piena comunione con il successore di Pietro. Riconoscere il vostro ministero quali “vicari e delegati di Cristo” per le vostre Chiese particolari è comprendere tanto più chiaramente il ministero del Soglio di Pietro, che “presiede alla comunione universale della carità, tutela le varietà legittime e insieme veglia affinché ciò che è particolare non solo non nuoccia all’unità, ma piuttosto la serva” (Lumen Gentium, 27. 13).
Promuovere l’universalità della Chiesa, tutelare le sue legittime varietà, garantire la sua unità cattolica, confermare i vescovi nella loro fede e nel loro ministero apostolico, presiedere nell’amore - a tutto questo è chiamato da Cristo il successore di Pietro. Questo servizio petrino per volontà di Cristo è rivolto al bene della Chiesa universale e a tutte le comunità ecclesiali che la compongono. Per questo motivo mi sforzo di essere al servizio di tutti i vescovi della Chiesa, affinché insieme in un unico Collegio, e ognuno col suo diverso ruolo, tutti possiamo servire la Chiesa di Cristo nel mistero specifico che ci è stato conferito quali vescovi.
È la consapevolezza del ruolo che mi è proprio nella Chiesa, soprattutto nei confronti della sua unità e universalità, che mi ha spinto a fare tutto il possibile per confermare i miei fratelli vescovi di tutto il mondo nel loro ministero collegiale. In molti modi specifici ho cercato di essere al vostro servizio, miei confratelli vescovi degli Stati Uniti, riponendo in voi la mia piena fiducia e facendo assegnamento sulla vostra collaborazione.
2. Data la grande importanza della formazione dei seminaristi, e con il proposito di assistervi in una delle vostre maggiori responsabilità nella Chiesa, avevo richiesto una visita apostolica ai seminari del vostro Paese. Questo progetto era stato affidato al vescovo John Marshall di Burlington. Egli, a sua volta, ne ha condiviso la responsabilità con molti collaboratori competenti, che hanno visitato i seminari di tutto il Paese, e si sono consultati a lungo con i rettori, il personale e gli studenti di ogni istituto. Scopo del progetto era quello di fare tutto il possibile per garantire l’applicazione sempre più fedele del Concilio Vaticano II alla formazione dei seminaristi. La visita ha incontrato una meravigliosa collaborazione e interesse, a cominciare dai vescovi dei seminari visitati. Il vescovo Marshall ha conferito con la Santa Sede in numerose occasioni e io desidero ringraziarlo ancora una volta per la sua zelante attività. Il mio ringraziamento va anche a tutti coloro che si sono impegnati tanto generosamente insieme a lui, e agli stessi seminaristi.
La prima fase della visita si è già conclusa. La Congregazione per la educazione cattolica ha fatto le sue proposte e i suoi commenti e ha espresso grande soddisfazione per tutto il bene compiuto nel corso dell’operazione. Il card. Baum ha reso noti a voi e a me tutti i risultati positivi e le raccomandazioni fatte. Rimangono da completare altre fasi, e ulteriori miglioramenti debbono essere apportati, ma il modo in cui la visita è stata condotta fa onore alla Chiesa degli Stati Uniti e suscita grande speranza per il futuro. Sono convinto che molti erano aperti alla grazia dello Spirito Santo e che la nostra iniziativa collegiale è stata benedetta dal Signore.
3. Ho manifestato inoltre il mio impegno a servire la Chiesa degli Stati Uniti con la Pontificia Commissione per la vita religiosa che ho istituito nel 1983, nominando l’arcivescovo John Quinn delegato pontificio, e membri l’arcivescovo Thomas Kelly e il vescovo Raymond Lissard. Compito di questi vescovi, come ho illustrato nella mia lettera intitolata “In questo Anno santo straordinario” era “di facilitare l’opera pastorale dei loro confratelli vescovi degli Stati Uniti nell’aiutare i religiosi del vostro paese i cui Istituti sono impegnati in attività apostoliche, affinché essi vivano in pieno la propria vocazione ecclesiale”. Ho chiesto alla “Commissione di consultarsi con un certo numero di religiosi per trarre vantaggio dalle intuizioni derivanti dall’esperienza della vita religiosa vissuta in unione con la Chiesa”. Inoltre ho chiesto alla Commissione di prendere in esame il problema del calo delle vocazioni religiose e “in collaborazione con i religiosi, valendosi delle intuizioni dei singoli religiosi e dei superiori maggiori, di analizzare i motivi di questo calo nelle vocazioni”. Tutto ciò è stato chiesto “con l’intenzione di incoraggiare una nuova crescita e un nuovo passo in avanti in questo importantissimo settore della vita della Chiesa”. Anche se la decisione di intraprendere quest’iniziativa è stata mia, questa mi è stata suggerita dai vescovi americani che ne avevano prevista l’utilità.
Questa Commissione ha lavorato intensamente per aiutarvi “a rendere uno speciale servizio pastorale ai religiosi delle vostre diocesi e del vostro Paese”, così come avevo richiesto. Mentre lavorava in stretto contatto con voi, la Commissione mi teneva informato.
Sono molto grato all’arcivescovo Quinn, all’arcivescovo Kelly e al vescovo Lissard per la loro continua e zelante collaborazione. Inoltre sono profondamente grato a tutti voi, vescovi degli Stati Uniti, per la vostra risposta. È stata invero una meravigliosa risposta di generosità personale e collaborazione collegiale verso l’obiettivo pastorale di incoraggiare “i religiosi, i loro Istituti e associazioni a vivere pienamente il mistero della redenzione, in unione con tutta la Chiesa e secondo lo specifico carisma della loro vita religiosa”. La mia profonda stima va anche agli stessi religiosi che hanno lavorato così generosamente con voi per rispondere all’appello della Chiesa.
Sono passati più di tre anni di lavoro costante da parte della Pontificia Commissione, e ho appena ricevuto il suo rapporto finale. Ho ricevuto inoltre molte lettere sulla vita religiosa nelle vostre diocesi che voi vescovi, quali “testes fidei”, mi avete inviato. Questo rapporto e queste lettere continueranno ad essere esaminati, e, successivamente, sarò in grado di darvi una risposta.
Anche se il lavoro della Pontificia Commissione è terminato, il ministero pastorale e la responsabilità dei vescovi nei confronti della vita religiosa rimangono, e vorrei chiedere a tutti voi di continuare ad esercitare questa missione che vi è propria in conformità alla suddetta lettera e al documento allegato alla lettera, “Elementi essenziali”, che è una sintesi dell’insegnamento della Chiesa sulla vita religiosa. Nel ringraziarvi per la vostra solidarietà e collaborazione riguardo a questo problema di immensa importanza per la Chiesa degli Stati Uniti e per la Chiesa universale, ringrazio anche nostro Signore Gesù Cristo che ci ha concesso, lavorando insieme nel ministero pastorale, di essere al servizio della sua Chiesa.
4. Con grande gioia attendo la mia visita pastorale negli Stati Uniti, che avrà luogo dal 10 al 18 settembre del prossimo anno e che comprenderà Miami, Columbia nella Carolina del Sud, New Orleans, San Antonio, Phoenix, Los Angeles, Monterey e San Francisco. Mi rammarico di non aver potuto accettare per ora gli altri numerosi inviti ricevuti. Nel corso della mia visita sarò tuttavia profondamente unito in spirito con tutte le vostre Chiese particolari.
Scopo della mia visita pastorale è quello di celebrare con voi la nostra unità in Gesù Cristo e nella sua Chiesa, di proclamare Gesù Cristo e il suo Vangelo e di confermarvi tutti nella fede e nell’amore. Non vedo l’ora di essere insieme a tutti i sacerdoti, i diaconi, i religiosi, i seminaristi e i laici; e mi rallegrerò nel vedere ancora una volta in prima persona “il vostro impegno nella fede, la vostra operosità nella carità e la vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo” (1 Ts 1, 3). Non vedo l’ora di far visita ai vostri fratelli cristiani, ai vostri fratelli credenti e a tutti gli americani di buona volontà.
Intanto, amati confratelli nell’episcopato, continuiamo a meditare sul grande mistero della Chiesa universale e di tutte le Chiese particolari che partecipano della sua vita e unità. Sarà per tutti noi una fonte di gioia e di forza, di coraggio e di fiducia. Ringraziamo il Signore Gesù che ci ha chiamati a condurre il suo popolo nel suo nome, e con lui a “riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (Gv 11, 52).
Affido nuovamente voi e tutto il vostro popolo alla Vergine Immacolata Madre di Dio, Patrona degli Stati Uniti, e nell’amore di Cristo Gesù vi imparto la mia apostolica benedizione.
Dal Vaticano, 4 novembre 1986.
IOANNES PAULUS PP.II
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