LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE ACHILLE SILVESTRINI
Al signor Cardinale Achille Silvestrini,
Prefetto del supremo tribunale della segnatura apostolica.
Con vivo compiacimento sono venuto a conoscenza della solenne commemorazione del compianto Cardinale Francesco Roberti, già prefetto del supremo tribunale della segnatura apostolica, che avrà luogo in occasione del centenario della sua nascita.
Apprezzo l’iniziativa presa da codesto dicastero e dall’arcisodalizio della Curia romana e volentieri mi unisco spiritualmente alla significativa cerimonia, intesa a mettere in risalto i meriti del Cardinale Roberti, definito da Paolo VI “ecclesiastico degnissimo, bravo, buono, pio e fedele servitore della Chiesa” (Insegnamenti di Paolo VI, vol. XV, 1977, p. 716).
Ricordandone la nobile figura, emerge immediatamente la sua personalità di acuto studioso del diritto e della morale e, nello stesso tempo, di zelante pastore. Nelle varie mansioni svolte durante la sua lunga esistenza, egli visse pienamente il suo sacerdozio: dapprima come superiore del seminario romano minore, dove aveva compiuto gli studi; successivamente come docente di diritto canonico, consulente della segreteria di Stato e di altri dicasteri, uditore del tribunale della Sacra Rota, membro della commissione preparatoria del Concilio Vaticano II. A questi incarichi, svolti con illuminata dedizione, egli affiancava il ministero come cappellano in alcuni borghi dell’Agro Romano, come primo presidente della federazione degli istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica ed assistente ecclesiastico dell’unione giuristi cattolici.
Docente molto apprezzato, restano a testimonianza della sua scienza giuridica i volumi “De processibus” e “De delictis et poenis”, come la rivista “Apollinaris”, da lui fondata con alcuni colleghi. Ma soprattutto è da ricordare il “Dizionario di Teologia Morale”, da lui voluto e diretto, per offrire un aiuto illuminato nella formazione delle coscienze alla luce della ragione naturale, della rivelazione cristiana e del Magistero autentico della Chiesa. Preoccupato dell’andamento della società e della salvezza eterna delle anime, così egli scriveva nella prefazione: “La morale domina tutta l’attività umana ed essa sola è capace di condurla al suo perfetto sviluppo. Le più gravi obiezioni contro la religione non provengono dalla speculazione, ma dai costumi. Molti crederebbero, se accanto al Credo non ci fosse il Decalogo”.
Sono, queste, parole serie e severe che definiscono il carattere del Cardinale Francesco Roberti, sollecito di trasmettere forti e ferme convinzioni cristiane e di insegnare chiaramente ciò che è retto, in fedeltà all’insegnamento della Chiesa e al di là di etiche immanentistiche e riduttive. Uomo di studio e di preghiera, egli è tuttora di esempio al Popolo di Dio, specialmente per l’impegno nell’approfondire la legislazione ecclesiastica e per la difesa della retta fede e dell’onestà dei costumi.
Con l’auspicio che la prossima sessione accademica porti copiosi frutti di bene, di cuore imparto a lei, signor Cardinale, la mia apostolica benedizione, che volentieri estendo agli organizzatori, ai docenti ed a tutti i partecipanti.
Dal Vaticano, 29 ottobre dell’anno 1989.
GIOVANNI PAOLO II
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