LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
NEL 50° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI DON LUIGI ORIONE
Cinquant’anni or sono, il 12 marzo 1940, ritornava alla casa del Padre, invocando il nome di Gesù, il beato Luigi Orione, apostolo della carità e padre dei poveri. Pertanto la Piccola Opera della Divina Provvidenza, da lui fondata, fa bene a ricordare quel suo “dies natalis” per rendere grazie a Dio e per riaffermare la volontà di tutti i suoi figli spirituali di custodirne fedelmente il messaggio. Mentre esprimo vivo compiacimento per tale iniziativa, incoraggio e benedico di cuore il loro intento di approfondire, lungo tutto l’anno giubilare, lo spirito e il carisma del fondatore per farne ragione di rinnovato slancio spirituale e apostolico, alle soglie del terzo millennio.
Se si osserva la multiforme attività caritativa, a cui si dedicano i Figli e le Figlie di don Orione, così pure se si considera la mole enorme di iniziative benefiche da lui personalmente intraprese, non si può trattenere una giusta ammirazione davanti a un servitore della Chiesa così fedele e generoso. È tuttavia importante che ci si domandi quale sia il carisma unificante, sul quale la sua Opera è costruita, e che la distingue dalle altre Congregazioni, sorte nello stesso periodo storico e ugualmente dedite al servizio dei poveri.
Per rispondere adeguatamente a tale interrogativo, occorre rifarsi alla tipica esperienza spirituale di don Orione. Egli, totalmente abbandonato nelle mani della divina Provvidenza, avvertì una bruciante passione per la salvezza dei fratelli espressa nel grido: “Anime! Anime!” che lo spinse sulle strade del mondo facendo del bene sempre, del bene a tutti.
Sentendosi chiamato dallo Spirito a riportare Cristo al popolo e il popolo a Cristo, in un periodo storico molto difficile di grandi cambiamenti sociali e culturali, nel quale tanta gente era attratta da ideologie materialistiche contrarie al Vangelo, don Orione fu ispirato da un profondo “sensus Ecclesiae”. Pose pertanto quale fine speciale della sua Congregazione quello di diffondere la conoscenza e l’amore di Gesù Cristo, della Chiesa e del Papa, specialmente nel popolo; trarre e “unire con un vincolo dolcissimo e strettissimo di tutta la mente e del cuore i figli del popolo e le classi lavoratrici alla Sede apostolica”, nella quale, secondo le parole del Crisologo, “il Beato Pietro vive, presiede e dona la verità della fede a chi la domanda” (Pier Crisologo, Ad Eut, 2). E ciò mediante l’apostolato della carità fra i piccoli e i poveri (Costituzioni, cap. I).
Questo è stato, sin dal primo momento, l’insegnamento costante di don Orione, lo spirito che ha guidato il sorgere del suo Istituto. Del resto anche l’ultimo discorso rivolto ai suoi Figli, a pochi giorni dalla morte, riprendeva il suo frequente monito: “Vi raccomando di stare e di vivere umili e piccoli ai piedi della Chiesa”. Questo fu il suo testamento spirituale lasciato in eredità alla sua Famiglia, perché lo custodisse e lo onorasse pienamente.
Egli volle dimostrare che si può stare con la Chiesa e con i poveri. Constatò che nella società scristianizzata esiste un solo linguaggio comprensibile, che smuove i cuori: il linguaggio della carità. E comprese che “la causa di Cristo e della Chiesa non si serve che con una grande carità di vita e di opere, la carità apre gli occhi alla fede e riscalda i cuori d’amore verso Dio. Opere di carità ci vogliono: esse sono l’apologia migliore della fede cattolica”. In lui dunque l’amore alla Chiesa e al Papa e l’amore ai poveri costituiscono le due punte dell’unica fiamma apostolica che divorava il suo cuore senza confini. È stato giustamente affermato che si potrebbe capire don Orione anche senza i poveri, ma non senza il suo ardente amore alla Chiesa e al suo Pastore universale. Fedeli a questa singolare spiritualità, i Figli della Divina Provvidenza, sacerdoti, fratelli, eremiti emettono nella loro professione religiosa, con i tre voti di povertà, castità, obbedienza, anche un quarto di “speciale fedeltà al Papa”, mentre le Piccole Missionarie della Carità, sia le Suore di vita attiva che le Sacramentine non vedenti adoratrici, aggiungono un quarto voto “di carità”.
Siccome “torna a vantaggio stesso della Chiesa che gli Istituti abbiano una loro propria fisionomia e una loro propria funzione” (Perfectae caritatis, 2) vi incoraggio, sorelle e fratelli carissimi, a proseguire su questa strada, resistendo a ogni tentazione di conformismo e accomodamento alla mentalità del mondo, anche a costo di sacrifici. Cooperate attivamente alla diffusione del regno di Dio specialmente fra i poveri, ponendovi generosamente al loro servizio e condividendone le sofferenze e le speranze. Dovunque operate siate testimoni dell’amore di Dio, con umiltà e nascondimento, in assoluta fedeltà agli insegnamenti della Chiesa e profondamente compenetrati nel mistero di Cristo crocifisso e risorto.
Scegliendo come motto programmatico per la sua Famiglia religiosa “Instaurare omnia in Christo” (Ef 1, 10), don Orione volle fare di Cristo il cuore del mondo dopo averne fatto il cuore del suo cuore. È necessario perciò che anche la sua Famiglia religiosa abbia il suo coraggioso ottimismo. “I popoli sono stanchi - egli scriveva - sono disillusi; sentono che tutta è vana, tutta è vuota la vita senza Dio. Siamo all’alba di una grande rinascita cristiana? Cristo ha pietà delle turbe: Cristo vuol risorgere, vuol riprendere il suo posto. Cristo avanza: l’avvenire è di Cristo” (Lettere, II,216).
Mi è caro auspicare che, saldamente ancorati al suo carisma, i Figli della Divina Provvidenza, le Piccole Missionarie della Carità, i membri degli Istituti Secolari insieme con gli ex allievi, gli Amici dell’Opera siano pronti a rispondere con rinnovato slancio alle sfide della nostra epoca e degli anni avvenire, rivolgendo sempre lo sguardo verso la figura e gli esempi del Fondatore per esserne la vivente continuazione.
La Vergine Maria, madre della Divina Provvidenza, alla quale don Orione consacrò la sua esistenza e l’intera sua Famiglia, vi protegga sempre e continui ad assistervi dal cielo il vostro beato fondatore. In pegno di questi voti, invoco dal Signore pienezza di grazie e di favori celesti, mentre di cuore imparto a lei e a tutti i membri della Famiglia Orionina una speciale benedizione apostolica.
Dal Vaticano, 12 marzo 1990, cinquantesimo della morte di don Luigi Orione.
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