LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
A PADRE P. ORBEGOZO JAUREGUI JOSÉ AUGUSTIN,
PREPOSITO GENERALE DEI PASSIONISTI
Al rev.mo padre
P. Orbegozo Jauregui José Augustin,
preposito generale
della Congregazione della Passione di Gesù Cristo
1. Dopo aver celebrato il 2 maggio u. s. il 50° della canonizzazione di santa Gemma Galgani, la Congregazione della Passione di Gesù Cristo ricorda oggi, 16 ottobre, i cento anni dalla nascita di santa Maria Goretti. Il 2 novembre p. v., si concluderà, poi, il centenario della morte del beato Pio Campidelli.
Si tratta di ricorrenze significative che invitano ad approfondire il messaggio spirituale lasciato da questi autentici testimoni di Dio. Mi è pertanto particolarmente gradito unirmi alla gioia di codesta Famiglia religiosa per tali fausti avvenimenti, ben consapevole dell’opportunità che essi offrono per un’appropriata catechesi che si rivolga specialmente al mondo dei giovani.
2. Santa Gemma Galgani (1878-1903) partecipò in modo mistico e singolare alla passione di Cristo, felice di sentirsi un “germoglio delle sue piaghe”. Arse di amore per il Crocifisso e si offrì vittima per la conversione dei peccatori.
Santa Maria Goretti (1890-1902), vergine e martire, grazie alla solida formazione cristiana ricevuta in famiglia e in parrocchia, resistette a ogni insidia e preferì la morte piuttosto che perdere la verginità. I Passionisti, che ne curarono il processo di canonizzazione, provvedono con zelo al servizio del santuario di Nettuno, dove sono custodite le sue spoglie mortali.
Pio Campidelli (1868-1889), religioso passionista, che ho avuto la gioia di dichiarare beato nel 1985, rifulse per l’eroica fedeltà al Vangelo, espressa nell’adempimento dei doveri quotidiani e nel servizio sempre pronto al prossimo.
A questa schiera di autentici apostoli di Cristo, si unisce san Gabriele dell’Addolorata (1838-1862), del quale due anni orsono è stato ricordato il 150° anniversario della nascita. Originario dell’Umbria, consumò la sua breve esistenza in Abruzzo, dove si trova il santuario a lui dedicato, meta di numerosi pellegrini. Il 30 giugno 1985, ho potuto sostare anch’io davanti alla sua urna, incontrandomi poi con una folta schiera di giovani, alle falde del maestoso massiccio del Gran Sasso d’Italia. Figlio del governatore d’Assisi, brillante ballerino, Gabriele lasciò tutto e si fece passionista, avendo compreso che solo l’amore a Cristo crocifisso e alla sua Madre addolorata può riscattare l’uomo dalle sue tristezze e infelicità terrene.
Queste giovani esistenze, generosamente votate a Cristo, costituiscono luminosi esempi non solo per la Famiglia religiosa alla quale, in vario modo, essi furono legati, ma anche per tutti coloro che si ispirano alla spiritualità della passione del Signore e per ogni cristiano. Confido, dunque, che i padri Passionisti vogliano cogliere questa provvidenziale occasione per proporre alla gioventù dei nostri giorni così attuali modelli di santità, additando loro le inalterate esigenze della sequela di Cristo.
3. È dalla passione, mistero di salvezza, che si sprigiona l’energia dell’amore. La passione invita i credenti a donare se stessi, come Gesù, in modo totale ed esclusivo al Padre, perché si compia il suo disegno di misericordia per l’intera umanità. Dalla passione scaturisce la proposta di un diverso stile di vita, che non può non interessare i ragazzi e le ragazze di oggi, così assetati di verità e di comunione, così desiderosi di significati veri e duraturi da interiorizzare nella propria esistenza. Anche quando essi rifiutano il messaggio cristiano o restano indifferenti di fronte ad esso, i giovani non riescono a dissimulare la loro aspirazione al Trascendente e la loro ricerca di Assoluto. Ad essi va proposto con chiarezza l’annuncio della salvezza, accompagnato sempre da una testimonianza di vita coerente e gioiosa; occorre che gli educatori siano ben disposti ad ascoltarli e pazienti, sia pure con la dovuta fermezza, nel guidarli lungo un itinerario spirituale adeguato all’età. Fra le priorità della nuova evangelizzazione vanno sottolineate l’attenzione al mondo giovanile e una rinnovata pastorale che li coinvolga direttamente. È necessario che tutti siano profondamente consapevoli dell’urgenza di questo compito. “L’uomo senza Dio non può comprendere se stesso e non può neanche realizzarsi senza Dio. Gesù Cristo è venuto nel mondo prima di tutto per rendere ognuno di noi consapevole di questo. Senza di lui questa dimensione fondamentale della verità sull’uomo sprofonderebbe facilmente nel buio” (Lettera per l’Anno internazionale della gioventù, 31 marzo 1985, n. 4).
Gemma Galgani, Pio Campidelli, Maria Goretti e Gabriele dell’Addolorata mostrano in forma concreta che Dio è il sommo Bene capace di colmare totalmente il cuore dell’uomo. Testimoniano che accanto al Sacramento del matrimonio, prezioso cammino di santificazione coniugale, ci sono altri percorsi vocazionali, come il ministero sacerdotale e le varie forme di vita consacrata, che esigono un affidamento di sé al Signore definitivo e senza compromessi. Richiamano, in particolare, il valore del celibato e della verginità per il regno dei cieli. Opportuna appare, in questa luce, un’appropriata catechesi che miri a evidenziare l’importanza della virtù della purezza nella formazione cristiana e soprattutto nell’educazione degli adolescenti e dei giovani. Soprattutto grazie a una maturità affettiva, nutrita di preghiera, spirito di sacrificio e apertura agli altri, è possibile pervenire alla vera libertà interiore e alla piena capacità di amare. Non si scoraggino quanti hanno responsabilità formative e non cessino di insistere su questi valori, proponendo sempre ai giovani, anche se arduo, l’ideale della totale fedeltà a Cristo, il quale ci “ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne, per presentarci santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto” (cf. Col 1, 22).
4. Molti oggi considerano come assoluti e definitivi i beni materiali quali, ad esempio, la ricchezza, i piaceri, il successo, con la conseguenza che, quando questi vengono meno, restano disorientati, delusi e scoraggiati. Alcuni giovani si rifugiano allora nel paradiso artificiale della droga, o si lasciano prendere dalla disperazione, talora cedendo persino alla tentazione del suicidio.
Ancora una volta Gemma Galgani, Maria Goretti, Pio Campidelli e Gabriele dell’Addolorata, con la loro vita, offrono un esempio di come resistere a così insidiose tentazioni. Mostrano che la gioia e la pace sono frutto della fedele, quotidiana sequela di Cristo fin sul Calvario, pur a costo di sacrifici anche notevoli. A chi, ogni giorno, abbraccia con fiducioso abbandono la croce, non vengono mai meno il coraggio e la fortezza; anche quando fosse richiesto il supremo sacrificio della vita, come avvenne per la dodicenne Maria Goretti.
Dal Crocifisso sgorga la capacità di far dono della propria vita ai fratelli; da lì scaturiscono la gioia e la pace interiore. La croce è scuola concreta di carità e di solidarietà; spinge all’impegno per la promozione dei fratelli più deboli, alla riconciliazione e al perdono.
5. Con tutto il cuore ringrazio il Signore, insieme all’intera Famiglia passionista, per i prodigi che ha compiuto in questi giovani apostoli della croce di Cristo e invito quanti ne hanno fatto e ne fanno memoria lungo tutto il 1990 ad approfondire ulteriormente la loro personalità e il loro messaggio.
Elevo fervide preghiere all’Onnipotente affinché a questi modelli si ispirino tanti altri giovani. La Vergine Addolorata resti al fianco di quanti sono decisi a seguire Cristo; li sostenga e illumini nelle scelte impegnative della vita; li incoraggi a saper portare la propria croce ogni giorno. Sarà così possibile assistere a rinnovati prodigi nella Chiesa e anche la Famiglia spirituale dei Passionisti conoscerà, come in passato, una ricca fioritura vocazionale.
In pegno di questi voti imparto infine a lei, ai religiosi e alle religiose di codesta Congregazione e a quanti si ispirano a tale spiritualità una speciale benedizione apostolica.
Dal Vaticano, 16 Ottobre dell’anno 1990.
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