MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
A SUA BEATITUDINE RAPHAËL I BIDAWID,
PATRIARCA DI BABILONIA DEI CALDEI, E AI VESCOVI DELL’IRAQ
A Sua Beatitudine
Raphaël Bidawid
Patriarca di Babilonia dei Caldei
e ai Vescovi cattolici dell’Iraq
“Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!” (Fil 4, 1).
Con queste parole dell’apostolo Paolo, rivolgo a voi, Vescovi e fedeli della Chiesa Cattolica in Iraq, i miei più cari saluti nel Signore. La visita che il cardinale Achille Silvestrini, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, sta svolgendo in vece mia mi offre l’opportunità di inviarvi queste parole di incoraggiamento. Spero vivamente che la sua missione sortisca i risultati auspicati. Egli vi assicurerà il mio affetto, l’affetto di un padre che non può dimenticare i suoi figli che soffrono. Infatti, questo padre considera voi come prescelti, sempre presenti nel suo cuore e nelle sue preghiere. Esprimo i miei sentiti ringraziamenti anche al Nunzio apostolico per l’opera autenticamente evangelica di fede e di coraggio che egli ha svolto fra voi. Gli sono grato per aver dato voce e forma alla mia preoccupazione personale, e per la dedizione con cui continua a lottare per il bene della Chiesa. Con tutti voi, Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici delle Chiese Cattoliche di Rito Orientale e della Chiesa latina, scambio il bacio di pace nel Signore, consapevole dell’impegno particolare che le circostanze esigono da voi tutti. In particolare i Pastori sono chiamati al dono di sé come il Buon Pastore. Voi siete chiamati a fare tutto il possibile, cosicché le pecorelle affidatevi, in particolare i poveri e gli emarginati, possano trovare una fonte di consolazione e di speranza nell’amore di Dio e della Chiesa. La Chiesa tutta, vicina a coloro che sono in difficoltà, vi è grata ed è orgogliosa di voi per la fede con cui state testimoniando il nome di Cristo. Il vostro Paese conserva memorie cristiane di immenso valore, che condividete con i vostri fratelli e le vostre sorelle appartenenti ad altre Chiese. Esse testimoniano un’antica cristianità fiorente che è stata generosa nel suo zelo apostolico e che è nota per la profondità della sua dottrina e del suo impegno missionario verso Paesi lontani. Oggi di nuovo, i vostri fedeli che stanno emigrando per vivere altrove stanno formando altri cristiani per mezzo della loro fedeltà alla preghiera, alla meditazione sulle Sacre Scritture, alla Liturgia e della testimonianza della loro vita. Condivido con voi il desiderio che essi possano rimanere in questo vostro Paese per perpetuare l’eredità dei loro predecessori, supportati dalle loro tradizioni e sostenuti dai loro sacerdoti. Insieme, affidiamo questa intenzione alla bontà di Dio, sperando che condizioni migliori, di benessere in primo luogo in Iraq, permettano loro di rimanere e di continuare a essere riconosciuti come cittadini onesti e lavoratori instancabili, così come figli e figlie della gloriosa Chiesa di Sant’Efrem. In tal modo potranno essere risparmiati loro sia il trauma dello sradicamento, sia la minaccia di perdere la propria identità. La Chiesa compirà ogni sforzo per il vostro bene e per il bene degli altri discepoli di Cristo. Oggi più che mai siete chiamati a perseguire l’unità per testimoniare con chiarezza Gesù Cristo di fronte alle attuali difficoltà. Tramite voi rivolgo un saluto fraterno nel Signore ai capi delle Chiese Cristiane che non sono ancora in piena comunione con noi. Assicuro loro che li ricorderò costantemente nelle mie preghiere rivolte al nostro Padre comune. Sono consapevole delle difficili condizioni in cui i cittadini dell’Iraq devono vivere: per loro ho levato la mia voce più volte e in modi diversi affinché la loro sofferenza potesse finire. L’amorevole sollecitudine di tutti i cristiani e di così tante persone di buona volontà è rivolta in particolar modo ai bambini e agli anziani che sono costretti a subire molte privazioni. I deboli e gli innocenti non dovrebbero pagare per crimini di cui non sono responsabili. Prego affinché l’Iraq possa presto essere in grado di ristabilire fecondi rapporti reciproci con altri popoli, in uno spirito di riconciliazione e di pace, nell’ambito della solidarietà internazionale e nel rispetto del bene comune.
Esprimo il desiderio che il vostro Paese possa fiorire di nuovo nella pace e che tutti i figli di Dio possano ritrovare la speranza. Rivolgo questa speranza ai membri di tutte le religioni.
Su tutti voi, Vescovi, sacerdoti, diaconi, donne e uomini religiosi, famiglie della Chiesa Cattolica e su tutto il popolo iracheno, invoco la benedizione e il conforto di Dio.
Dal Vaticano, 28 aprile 1993.
IOANNES PAULUS PP. II
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