MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
IN OCCASIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’ALFABETIZZAZIONE
A Sua Eccellenza Signor Javier Perez de Cuellar
Segretario generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite
In occasione dell’Anno Internazionale dell’Alfabetizzazione, deciso dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ed affidato all’Unesco per la sua realizzazione, desidero esprimere il grande interesse della Santa Sede per questa iniziativa e l’appoggio che essa intende offrire.
Bisogna purtroppo constatare che, nonostante gli sforzi delle nazioni e delle Organizzazioni internazionali, il numero degli analfabeti continua ad aumentare, giacché la scolarizzazione in numerose regioni non si sviluppa attualmente allo stesso ritmo della popolazione stessa. D’altronde, l’analfabetismo è anche presente, benché in modo meno evidente, nei Paesi industrializzati, non solo a causa dell’immigrazione di persone non scolarizzate, ma anche perché diversi giovani non hanno potuto raggiungere una reale padronanza della scrittura e della lettura durante i normali anni di formazione.
Chiunque sia privato della possibilità di apprendere a leggere, scrivere e far di conto, si trova leso nel suo diritto fondamentale all’educazione. Costui resta dunque in situazione di svantaggio nei suoi rapporti con la società. L’analfabetismo costituisce una grande povertà; è spesso sinonimo di emarginazione per uomini e donne che non possono beneficiare di una fetta notevole del patrimonio culturale dell’umanità, né sono in grado di sviluppare pienamente le loro capacità personali e la loro qualifica professionale.
Accolgo quindi con gratitudine gli sforzi di coloro, uomini e donne, che dedicano una parte della loro attività all’alfabetizzazione, sotto l’egida dell’Unesco o di altre organizzazioni pubbliche o private. Costoro, mettendo sempre più l’accento sulla qualità dell’alfabetizzazione e della post-alfabetizzazione, rendono all’uomo un servizio concreto.
Con la definizione e la realizzazione di un programma completo di educazione basato sulla conoscenza della lettura e della scrittura l’Unesco risponde in modo decisivo ai problemi del nostro tempo. Infatti tutti i popoli, anche quelli la cui cultura è stata finora tramandata oralmente, sono chiamati a vivere in una maggiore interdipendenza, caratterizzata dall’importanza dell’accesso alle conoscenze scientifiche e tecniche. Perché si renda davvero servizio al bene dell’uomo, l’introduzione alle conoscenze elementari deve essere affiancata da un’educazione generale di qualità, in modo da permettere ai meno fortunati di accogliere i progressi della scienza senza danni per il carattere specifico della loro cultura o per i valori positivi del loro retaggio.
Se l’alfabetizzazione è per l’umanità un dovere urgente, essa raggiungerà davvero i suoi obbiettivi solo inserendosi in un programma di sviluppo culturale completo, giacché rappresenta il punto di partenza di un’azione educativa che deve essere perseverante, coordinata e sufficientemente durevole.
Molti governi hanno progettato azioni di vasta portata, durante l’Anno Internazionale dell’Alfabetizzazione. Li incoraggio vivamente perché continuino ad operare in questa direzione, dato che solo una politica d’insieme e la generosa collaborazione di tutti possono generare una lotta efficace contro l’ignoranza.
Da parte sua, la Chiesa cattolica si è unita da molto tempo agli sforzi compiuti per l’alfabetizzazione, sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. Nelle sue scuole, università e centri culturali, essa vuole essere al servizio di tutti, senza distinzione di razza, colore o religione, in modo da condividere i tesori che ci sono stati donati. In quest’Anno Internazionale, invito tutti i cattolici a partecipare alle iniziative destinate a coloro che sono più sfavoriti nel campo dell’educazione.
Le garantisco, Signor Segretario Generale, tutto il mio appoggio per un’impresa la cui urgenza è stata opportunamente sottolineata dalle Nazioni Unite e a cui l’Unesco ha giustamente dato la priorità. Esprimo gli auguri più sinceri perché si conceda al maggior numero di uomini e donne di beneficiare di un migliore accesso alla cultura, così che essi possano arricchire senza sosta i loro scambi fraterni.
Dal Vaticano, 3 marzo 1990.
IOANNES PAULUS PP. II
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