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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO
(12-15 MAGGIO 1982)

INCONTRO CON IL LAICATO CATTOLICO

DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Cattedrale di Lisbona
 Mercoledì, 12 maggio 1982

 

Sia lodato Gesù Cristo!

Molte grazie, fratelli e sorelle, dell’amicizia e della gioia di questo incontro, qui, nel cuore di Lisbona, antica e signorile, carica di storia e possente di vita.

Ringrazio Vostra Eminenza, signor Cardinale Patriarca, Dom António Ribeiro! Con parole grate ha voluto salutarmi ed interpretare i sentimenti, non solo dei presenti, della Chiesa di questo Patriarcato di Lisbona - qui rappresentata così distintamente - ma di quanti desiderarono prendere parte a questo incontro con il Papa, il primo a livello strettamente ecclesiale, nell’illustre “casa Lusitana”. È un momento di giubilo e gratitudine, diceva Vostra Eminenza; e desidero, di tutto cuore, che sia pure di felicità e pienezza per tutti, certi che il Signore è con noi, qui riuniti “nel suo nome” (cf. Mt 18, 20).

1. Vengo a voi spinto dall’amore di Cristo, in una visita che è, per sua natura, pastorale; e vengo soprattutto in pellegrinaggio a Fatima, per celebrare là, in adorazione e gratitudine, “le misericordie del Signore”, con Maria, la serva del Signore. Ogni luogo ed incontro - gratissimi, senza dubbio - hanno anche un carattere di tappa in questo mio pellegrinaggio in ringraziamento alla Madonna e, con lei e attraverso di lei, in ringraziamento all’Onnipotente che “mi fece grandi cose” (cf. Lc 1, 49).

Nel prepararmi a questo grande incontro, in questa bella Cattedrale antica, io pensavo a voi e pregavo per voi con grande affetto; e, informandomi di questa città, io tentavo di immaginare i protagonisti del passato e del presente, in questo scenario, dove a poco a poco venne affermandosi il Regno di Cristo, ricordato bene dall’imponente statua che ora domina la città, in gesto, non di potere, ma di offerta: per Cristo, regnare è servire e amare.

2. Nella mia lode a Dio per l’opera evangelizzatrice, qui compiuta o qui iniziata, io pensavo alla solidità di radici secolari dei cattolici del Portogallo, i cui antenati nel compiere la missione storica e religiosa inserita nella storia universale - che senza tali protagonisti forse sarebbe per lo meno differente - tramandarono loro un’eredità, ricca di gloria e di responsabilità; gloria a cui rendo omaggio di ammirazione, in quest’ora; e responsabilità che, per la sua dimensione ecclesiale, qui voglio mettere in rilievo. Mi sia permesso rivolgere queste riflessioni, in particolare, al Laicato cattolico.

Guardate, fratelli e sorelle che siete qui e rappresentate questo Laicato, io non dubito che siete coscienti di questo passato e che, alla sua luce, vi sentite onorati di vivere il presente, impegnati a costruire il futuro, ogni giorno di più secondo il disegno di Dio Creatore, Redentore e Signore della storia. In questa certezza, che si unisce alla certezza del potere del Maestro e Signore della Chiesa, che è sempre “il principio stabile ed il centro permanente della missione che lo stesso Dio ha affidato ad ogni uomo”, Cristo Gesù (Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 11), si fonda la grande speranza con cui vedo il Laicato cattolico del vostro Paese.

La Chiesa di Dio, tutta intera, e immediatamente quella che vive, prega, lotta e spera, in tutta la benedetta “Terra di santa Maria”, confida in voi, disposti a collaborare con Cristo, che non è venuto per essere servito, ma per servire (cf. Mt 20, 28), per fedeltà al Padre e fedeltà all’uomo.

3. Voi avete fatto una scelta: Cristo, nella Chiesa; scelta fatta una volta per sempre, con l’accettazione del dono inestimabile del Battesimo, diventata cosciente nel giorno della prima Comunione, ratificata con il sacramento della Confermazione e vivificata in seguito con tutta la vita sacramentale, il cui “centro e apice è sempre l’Eucaristia” (Lumen Gentium, 11).

E qual è la vostra vocazione, responsabilità e missione di Laici? Voi ben lo sapete: il laico è integrato nel Popolo di Dio, che cammina in questo mondo in direzione alla patria celeste. Siete stati conquistati e santificati da Cristo, che vi ha riscattato a gran prezzo: non fu con oro o argento, ma col suo prezioso sangue (cf. 1 Pt 1, 18). E siete stati chiamati alla santità, avendo per modello lo stesso Cristo, nella sua donazione integrale al Padre e ai fratelli: “Come Colui che vi ha chiamati alla santità, così voi siate santi in tutte le vostre azioni” (1 Pt 1, 15). Ma guardate che la santità, più che una conquista, è un dono che vi è concesso: l’amore di Dio fu diffuso nei vostri cuori dallo Spirito Santo che vi fu dato (cf. Rm 5, 5).

Fin dall’inizio i cristiani si riconobbero come i grandi favoriti dal Signore. Si riunivano per ringraziare, celebrando il dono per eccellenza - l’Eucaristia - in assemblea. Questa riunione è così importante che, a poco a poco i cristiani erano chiamati come essa: essi stessi sono Chiesa. E come simbolo diedero anche al locale della riunione il nome di Chiesa. Siete stati chiamati da Dio alla vita di comunità, di Chiesa. E di nuovo, si tratta di una grazia: fu il Signore che vi riunì in Chiesa, che vi fece Chiesa, uniti a tutto il Corpo ecclesiale sparso nel mondo intero.

Il dono di Dio che vi fu dato costituisce il segno che siete amati da lui. Così, essere cristiano non è, prima di tutto, assumere un’infinità di impegni e obblighi, ma è lasciarsi amare da Dio, come lo stesso Cristo che è l’amato e si sente l’amato dal Padre, conforme attestò con tutta la sua vita e dice espressamente: “Il Padre mi ama” (Gv 10, 17).

La nostra professione di fede comincia con queste parole: “Credo in Dio Padre”. In esse si riassume tutto l’atteggiamento cristiano: lasciarsi amare da Dio come Padre. Ciascuno di noi è amato da Dio e conosciuto col proprio nome come figlio. Ecco perché è sempre possibile dirigersi fiduciosi a lui. Fu Cristo, come “fratello” più vecchio, ad insegnarcelo.

4. Amati da Dio, perciò, certamente domanderete: “Cos’è che ci tocca fare, in qualità di Laici?”. Il cristiano non può mai limitarsi ad un atteggiamento puramente passivo, solo a ricevere. A ciascuno è dato un “dono” differente, di accordo con l’effusione dello Spirito, ma per il vantaggio comune.

Di qui, dalla stessa natura di battezzati, deriva l’esigenza dell’apostolato nella Chiesa, la quale è sacramento costituito da Cristo per arrivare a tutti gli uomini, e per questo è continuamente vivificata dallo Spirito Santo.

La vostra missione di Laici, pertanto, è fondamentalmente la santificazione del mondo, attraverso la vostra santificazione personale, per la restaurazione del mondo. Il Concilio Vaticano II, che tanto si occupò dei Laici e del loro ruolo nella Chiesa, accentuò bene la loro indole secolare. È il cristiano che vive nel mondo, responsabile dell’edificazione cristiana dell’ordine temporale, nei suoi diversi settori: nella politica, nella cultura, nelle arti, nell’industria, nel commercio, nell’agricoltura . . .

La Chiesa deve essere presente in tutti i settori dell’attività umana e nulla di ciò che è umano le può rimanere estraneo. E siete voi, principalmente, cari Laici, che dovete farla presente. Quando si accusasse la Chiesa di essere assente da qualche settore o di non preoccuparsi di qualche problema umano, equivarrebbe ad addolorarsi dell’assenza di laici saggi o della non attuazione di cristiani in quel determinato settore della vita umana. Per questo vi dirigo un appello caloroso: non lasciate che la Chiesa rimanga assente in nessun ambiente della vita della vostra cara Nazione. Tutto deve essere permeato dal fermento del Vangelo di Cristo ed illuminato dalla sua luce. È vostro compito il farlo!

5. All’apostolato laico individuale, fatto di attività personali e, soprattutto, della testimonianza cristiana, devono unirsi le forme associate di apostolato, in cui i Laici si uniscono per realizzare insieme taluni obiettivi. Invece di escludersi, le due forme si completano. Nessuna forma associata di apostolato è efficace senza la testimonianza personale di ogni componente. D’altra parte, davanti alle esigenze moderne, che superano di molto le capacità individuali, si esige uno sforzo unito per portare il messaggio evangelico al cuore della civilizzazione.

Esistono molti movimenti e forme di organizzazione dell’apostolato laico; tutti sono importanti e utili se impregnati di vero spirito di servizio ecclesiale e cristiano. Ciascuno ha i suoi obiettivi, con metodi propri nel suo settore e nel suo ambiente; ma è imprescindibile aver coscienza della complementarietà e stabilire legami di stima fra essi, così che il dialogo stabilisca una certa unione di sforzi e anche una reale collaborazione. Apparteniamo ad una stessa Chiesa. Dobbiamo stimolarci l’un l’altro nel bene. Tutti dobbiamo lavorare insieme per la stessa causa. Cristo è uno solo. Anche se sono molti i ministeri e le attività, tutti concorriamo allo stesso fine: che Cristo sia annunciato, che gli uomini incontrino la salvezza, che il bene comune sia servito e, infine, che Dio sia glorificato in ogni cosa.

6. Il sentire generoso e la testimonianza coraggiosa della vostra identità, lo sappiamo, trascende le mere qualificazioni sociologiche; esige qualcosa di profondamente personale, che inserisce nella comunità “ontologica” dei discepoli di Cristo, nella “vita” che è lo stesso Cristo, per formare una “sola cosa” con lui e con i fratelli, e ordinare unione di forze e intenti, per il fruttificare umano-divino della propria vita da condividere e dell’attività da sviluppare.

Già si lasciano intravedere, come imperativi indeclinabili: la coltivazione della fede e della vita divina, la frequenza dei sacramenti e il dovere della preghiera costante; e la necessità, più che il semplice vantaggio, della fedeltà alla Cattedra di Pietro, della comunione profonda con la Gerarchia, ben inseriti nelle prospettive della Chiesa locale, aderendo ai vostri Vescovi e in sintonia con le Commissioni Episcopali nazionali, in unione col clero e con i religiosi; l’esigenza di associazioni realisticamente organizzate e modellate dall’amore: “In questo riconosceranno tutti che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 13, 34s).

Il dialogo, la presenza e l’inserimento nel mondo, di cui tanto si occupò il recente Concilio, può impaurire o sedurre. Ma voi, fratelli e sorelle, sapete che il Signore pensava anche nell’oggi che viviamo, quando, con amore, raccomandava: “Non si turbino i vostri cuori!” (Gv 14, 27). E rivolgendosi al Padre, sempre nello stesso contesto, pregò per ciascuno di noi con queste parole: “Padre, santificali nella verità, la tua parola è verità” (Gv 17, 17).

Fedeli alla Verità, fratelli e sorelle, continuiamo a partecipare alla regalità di Cristo, servendo, come lui, Signore e Maestro, fece e insegnò. Questo è il cammino: cristiani nel calore dell’intimità personale; cristiani nell’interno del focolare, come sposi, padri e madri e figli di famiglia, nella “chiesa domestica”; cristiani nella strada, come uomini e donne situati; cristiani nella vita di comunità, nel lavoro, negli incontri professionali ed imprenditoriali, nel gruppo, nel sindacato, nel divertimento, nel tempo libero, ecc.; cristiani nella società, sia che si occupino cariche elevate o sia che si prestino umili servizi; cristiani nella condivisione della sorte dei fratelli meno favoriti; cristiani nella partecipazione sociale e politica; infine, cristiani sempre, nella presenza e glorificazione di Dio, Signore della vita e della storia.

E così, con il cuore pieno di fiducia e amore, desidero, fratelli e sorelle, che “tutto ciò che è onesto, tutto ciò che è giusto e tutto ciò che è puro . . . sia oggetto dei vostri pensieri . . . E il Dio della pace sarà con voi!” (cf. Fil 4, 8s).

Ritornando alle vostre case, portate la benedizione del Papa per le vostre famiglie.

Coraggio! Con affetto in Cristo, vi do la benedizione apostolica.



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