DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA SCOZIA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»
Martedì, 30 novembre 1982
Cari fratelli in Cristo.
1. Non c’è occasione più appropriata per radunarci a celebrare la nostra unità che la festa di sant’Andrea, apostolo di Gesù Cristo, fratello di Simon Pietro e patrono di Scozia. E mentre celebriamo l’unità che noi viviamo in Cristo e nella Chiesa, vengono alla mente tanti ricordi di incontri e avvenimenti che ebbero luogo durante la mia visita pastorale nel vostro paese; nello stesso tempo guardiamo a sant’Andrea stesso per ricevere da lui una fresca ispirazione per il nostro ministero episcopale.
Al centro della vostra visita “ad limina” di oggi vi è Gesù Cristo, che Giovanni il Battista indica quale Agnello di Dio (cf. Gv 1, 29. 36), e al quale Andrea rende testimonianza con quel meraviglioso annuncio fatto a suo fratello: “Abbiamo trovato il Messia” (Gv 1, 41). L’incontro che ebbe luogo tra Andrea e Pietro prefigura e riassume gli stadi vitali del nostro ministero: Andrea trova Gesù, conduce Pietro da Gesù e poi Gesù conduce Pietro - e con lui tutti noi - al Padre. Andrea proclama così al mondo Colui che era stato aspettato per secoli: “Abbiamo trovato il Messia”.
2. Il nostro ministero episcopale consiste anche nella proclamazione di Gesù Cristo il Messia nella pienezza della sua identità di Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo e di Figlio dell’Eterno Padre. Siamo chiamati a proclamarlo a tanti che ancora aspettano la sua venuta nel loro cuore e nella loro vita. Come Andrea, noi abbiamo, per grazia di Dio, scoperto il Messia e il significato del suo messaggio, un messaggio di speranza da trasmettere al nostro popolo.
3. È mia speranza che la mia visita pastorale dimostri davvero di aver posto un nuovo inizio nella vita ecclesiale di Scozia - un nuovo inizio soprattutto nel senso dell’evangelizzazione e dell’ecumenismo. Il Signore stesso ci invita costantemente ad una novità di vita nell’attesa di quel momento finale in cui egli proclamerà definitivamente: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21, 5).
Dopo essere stata condotta a Cristo ed averlo trovato, la Chiesa in Scozia è chiamata a condurre altri a Cristo. Questo compito appartiene in modo particolare ai Vescovi: proclamare Gesù Cristo, condurre ogni categoria di persone a Gesù Cristo: giovani e anziani, malati e handicappati, famiglie, studenti, religiose e religiosi e gli stessi sacerdoti che collaborano con loro nel ministero evangelico. Ad ogni gruppo il Vescovo deve offrire Gesù Cristo in tutta la rilevanza del suo Vangelo, che è “la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Rm 1, 16).
4. Nel renderci conto anche del fatto che il messaggio di Cristo è un “messaggio di riconciliazione” (2 Cor 5, 20), e che ci è stato affidato “un ministero di riconciliazione” (2 Cor 5, 18), siamo spinti a chiedere a Dio di mantenere per la Scozia questo suo nuovo inizio nelle relazioni ecumeniche. Gesù è venuto ed ha spezzato, mediante il suo sangue, le barriere dell’inimicizia (cf. Ef 2, 14). Così, anche il nostro ministero di riconciliazione deve continuare a indirizzarsi a tutti i fratelli cristiani. Per parte mia, ricordo ancora una volta il mio incontro con i vari rappresentanti delle Chiese nel vostro paese, e in particolare col Moderatore dell’Assemblea Generale della Chiesa di Scozia, al quale rivolgo ancora una volta i miei saluti esprimenti il mio rispetto ed affetto in Cristo Gesù. Come ho sottolineato ad Edimburgo, nonostante la necessità di risolvere ancora importanti problemi dottrinali, il nostro mutuo amore e il nostro desiderio comune dell’unità può davvero essere un segno di speranza per un mondo diviso.
Come ho affermato in quella stessa occasione, il nostro è un desiderio sincero “di seguire le vie per le quali Dio ci conduce a quella piena unità che solo lui può dare”. Credo che gli elevati sentimenti cristiani espressi dal Moderatore dell’Assemblea Generale testimoniano lo stesso desiderio sincero di promuovere lo spirito di riconciliazione e di proseguire il dialogo, come egli stesso ha dichiarato, “non solo sugli argomenti su cui siamo in disaccordo, ma anche sui temi su cui ci troviamo in armonia”.
Chiediamo a Dio di farci capire sempre più che l’unità cristiana è suo dono. Deve essere cercato nella preghiera, con la stessa serietà con cui Cristo l’ha chiesto al Padre suo celeste. Nello stesso tempo, Dio è il solo dispensatore dei suoi doni, non però secondo gli schemi umani. Perciò il dono dell’unità perfetta dev’essere implorato nell’amore e nella penitenza, ma lo si deve aspettare con pazienza. La necessità della pazienza non implica che noi non dobbiamo lavorare e pregare insieme; né implica che la Parola di Dio non è esigente nella richiesta di un impegno concreto. Piuttosto, sappiamo che nessuno sforzo umano è commensurato a quegli effetti che possono essere realizzati dall’azione sovrana dello Spirito Santo.
5. In questa festa di sant’Andrea, mentre ripenso al calore e all’amore cristiano col quale sono stato accolto in tutta la Scozia, desidero rinnovare l’appello che ho rivolto a tutti i cristiani della vostra terra, chiedendo ancora di poter percorrere insieme il nostro pellegrinaggio terreno, mano nella mano, compiendo sforzi unitari e armonici per applicare il messaggio evangelico alle nostre vite, camminando nella carità cristiana, pregando e lavorando per quella unità nella fede che ci darà la possibilità di celebrare insieme la Cena Eucaristica del Signore.
6. Cari fratelli Vescovi, mentre mi accingo, mediante voi, ad esprimere i miei pensieri all’amato popolo di Scozia, desidero anche proclamare che il nostro comune desiderio dell’unità cristiana corrisponde alla volontà di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Non è né irrealistico né impossibile perché lo Spirito Santo abita nei cuori dei fedeli e la potenza divina “opera in noi e può fare molto più di quanto noi possiamo chiedere e pensare” (Ef 3, 20).
7. Il messaggio, perciò, che proclamo oggi è un messaggio di fresca speranza nell’infinita potenza del Mistero Pasquale di Cristo, nel quale egli infonde il suo Santo Spirito nei nostri cuori. Ai giovani di Scozia, che mi hanno colmato di gioia col loro entusiasmo per il Vangelo e a tutti i fedeli di ogni generazione io offro il grande tesoro della Chiesa: Gesù Cristo e la sua parola, Gesù Cristo e le sue promesse, Gesù Cristo e la comunione col Padre suo nell’unità dello Spirito Santo.
Questa è la grazia e il traguardo al quale è chiamata la Scozia, è chiamata nuovamente: “affinché per la potenza dello Spirito Santo voi possiate abbondare nella speranza” (Rm 15, 13).
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