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VISITA PASTORALE A PALESTRINA

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON LE SUORE NELLA CATTEDRALE DI SANT'AGAPITO

Giovedì, 18 agosto 1983

 

Care sorelle in Cristo!

1. Sono sinceramente lieto perché in questo mio pellegrinaggio pastorale a Palestrina, in occasione delle festività in onore del patrono sant’Agapito, posso incontrarmi, pur per brevi momenti, con voi, religiose della diocesi. Vi trovo qui nella Cattedrale, accanto e di fronte a Gesù, a Colui che è tutta la ragion d’essere della vostra vita: infatti, chiamate da Dio alla fedele e costante pratica dei consigli evangelici, vi siete consacrate in maniera peculiare a seguire Cristo, che redense e santificò gli uomini con la sua obbedienza spinta fino alla morte di Croce (cf. Fil 2, 8).

Qui, vicino a Cristo Eucaristia, desidero dirvi la mia stima, e quella di tutta la Chiesa, per la vostra scelta di vita religiosa, che sta alla base e a fondamento di tutte le molteplici e varie attività che, secondo il carisma tipico di ciascun vostro Istituto, voi svolgete, giorno dopo giorno, per la gloria di Dio e per il bene dei fratelli.

La Chiesa guarda con ammirazione alla vostra presenza, perché voi siete una forza importantissima e insostituibile nell’articolazione della sua vita e per lo stesso benessere e promozione della società civile. La carità di Cristo, che vi spinge (2 Cor 5, 14), ha veramente dilatato le vostre menti e i vostri cuori in una dedizione continua per gli altri, che trova in tutte le vostre iniziative - ispirate alle indicazioni dei vostri Fondatori e delle vostre Fondatrici - l’espressione più valida e più pura di quell’atteggiamento di totale disponibilità per i fratelli e le sorelle, amati e serviti in Cristo e per Cristo. Chi potrà soppesare e valutare, in termini di pura statistica umana, il bene immenso che voi operate nelle scuole, nei collegi, nelle chiese, negli ospedali, nel campo caritativo e assistenziale, nelle opere parrocchiali, nella catechesi, nei gruppi di apostolato? E come non ricordare, in questo momento, anche le sorelle religiose di clausura, le quali, nel silenzio, nel distacco, nella preghiera e nella penitenza danno, insieme con voi, una luminosa testimonianza della vitalità e della fecondità misteriosa della consacrazione totale e incondizionata a Dio nella vita religiosa?

2. Siate sempre serenamente e lietamente fedeli a questa vostra scelta, la quale è per la Chiesa tutta e per il mondo un continuo e pressante appello al primato dello spirituale. In tale prospettiva assumono un significato emblematico i “consigli evangelici” per mezzo dei quali voi non soltanto siete morte al peccato (cf. Rm 6, 11), ma vivete per Dio solo. Tutta la vostra vita è posta al servizio di Dio, e ciò costituisce una speciale consacrazione, che ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale e ne è un’espressione più perfetta (cf. Perfectae Caritatis, 5).

Consacrate al servizio di Dio, siete anche al servizio della Chiesa. Tale vostro atteggiamento di “ministero” deve essere sorretto e animato dalla costante preghiera, dallo studio e meditazione continua della Parola di Dio, e dalla vicendevole carità.

Questo mio incontro con voi avviene nel corso dell’Anno Giubilare della Redenzione, che ho auspicato come un tempo di grazia e di salvezza per tutta la Chiesa; un tempo in cui ogni fedele deve sapersi soprattutto chiamato da un impegno singolare di penitenza e di rinnovamento. Rivolgo a voi in modo speciale l’invito a vivere e a far vivere intensamente questo anno di grazia e di conversione.

Affido voi, i vostri ideali e i vostri propositi a Maria santissima, Madre del Redentore e Madre della Chiesa, perché vi assista sempre e vi ottenga il dono di saper rispondere alla volontà di Dio con l’assoluta disponibilità del suo “fiat!”.

La mia benedizione apostolica vi accompagni sempre! Così sia!


Insieme con le religiose sono raccolti nella cattedrale di S. Agapito alcuni malati ai quali il Santo Padre si rivolge con queste parole.  

Mi rivolgo ora, in particolare, agli ammalati, che sono qui presenti e a quelli rimasti a casa o degenti negli ospedali. Carissimi, in questa circostanza che tanto mi avvicina a voi, desidero esprimervi non solo il mio affettuoso saluto ma anche l’assicurazione della mia personale partecipazione alla vostra sofferenza, della mia totale comprensione e della mia preghiera. Sì, prego con voi e per voi, affinché Gesù, che volontariamente ha subito nel suo corpo e nel suo spirito ogni dolore, facendo di essi uno strumento di redenzione, vi dia il coraggio e la fortezza cristiana non solo di dire “Signore, se vuoi tu puoi guarirmi”, ma anche: “Padre, non la mia ma la tua volontà sia fatta!”. Con voi e per voi prego la Vergine Santa, madre dei dolori e salute degli infermi, che vi consoli e vi dia di comprendere, come ella comprese, il valore della sofferenza, come partecipazione alla redenzione compiuta da Cristo, come purificazione personale, come merito davanti a Dio.

A questo fine, vi benedico con speciale effusione, unitamente ai vostri familiari e a quanti vi assistono.

 

© Copyright 1983 - Libreria Editrice Vaticana

 



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