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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE
DELLA SOCIETÀ DIVINE VOCAZIONI

Sabato, 9 luglio 1983

 

Cari fratelli.

1. Voglio esprimere innanzitutto la mia gioia per questo incontro con voi, in occasione della seconda sessione del vostro Capitolo generale, avvenuta di recente qui a Roma.

Motivo importante di tale mio compiacimento è la considerazione dell’attualità e della grande utilità del vostro carisma nella Chiesa: la ricerca e la cultura delle vocazioni al sacerdozio in particolare, e allo stato religioso in generale, di preferenza tra le classi umili del popolo, non solo e non tanto per il vostro Istituto, quanto per le diocesi e per ogni altro Istituto religioso, col generoso intento, altresì, di ottenere da Dio, in spirito di amore e riparazione, la riabilitazione e il ritorno di coloro che, dopo aver posto mano all’aratro, si fossero volti indietro.

Non occorre che io spenda molte parole per sottolineare quanta consolazione e quanta speranza dona al mio cuore di Pastore universale della Chiesa questo vostro santo proposito. Non mi sento altro che di esortarvi a continuare in esso con l’impegno di tutte le vostre forze, nella certezza del pieno appoggio da parte della Chiesa e della potente assistenza dello Spirito Santo, il quale, durante il corso della storia, sa sempre suscitare, per chi lo vuol ascoltare, le iniziative necessarie per venire incontro ai bisogni spirituali del momento.

2. Punto centrale della vostra forza spirituale dovrà essere sempre, come per ogni altra Famiglia religiosa, l’ispirazione originaria del vostro Fondatore: l’anima, il cuore, gli intenti di Don Giustino Russolillo: il suo grande e fervidissimo amore per il mistero principale del cristianesimo, il mistero trinitario, alla contemplazione del quale veniva tratto da un’esperienza mistica che, per la sua autenticità e intensità, era sorgente in lui dell’azione caritativa più fervente e feconda, che lo portava a consumarsi totalmente nel santo ideale della promozione ed educazione delle sacre vocazioni.

Don Giustino Russolillo aveva in qualche modo fatto suo il grande progetto divino della Genesi: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” (Gen 1, 26), e si era proposto come ideale di vita quello di fare tutto il possibile per innalzare la dignità dell’uomo, soprattutto dei miseri, degli umili e degli oppressi, a quella meravigliosa e quasi infinita grandezza che corrisponde ai piani della misericordia di Dio Padre. E quale maggior grandezza per l’uomo, che divenire, nella vocazione sacerdotale e religiosa sinceramente vissuta, un segno e un veicolo speciali, per il mondo, del torrente infinito delle divine grazie e benedizioni?

Don Giustino però aveva capito molto bene che, per essere in tal modo strumenti del progetti del Padre nei riguardi dell’uomo, occorre per primi rendersi il più possibile simili a lui in una ricerca fervorosa della santità e di tutto e soltanto ciò che ci parla di Dio, ci mette in relazione con lui.

3. Stiamo vivendo, in questi mesi, un anno di grazia, che deve essere di riconciliazione, di riabilitazione, di perdono: l’Anno Giubilare della Redenzione. Voglia il cielo che la grazia di questo Anno Santo possa toccare molti cuori: possa dare a molti figli della Chiesa la generosità e l’amore sufficienti per saper richiamare gli erranti e tutti coloro che se ne fossero allontanati; e a questi ultimi, il pentimento e il desiderio di tornare tra le braccia di quella madre, la Chiesa, che, se a volte può sembrare severa, è in realtà amorosissima ed è la via della vera salvezza.

Voglia lo Spirito del Signore aiutare voi in modo speciale in questa nobile prospettiva; infatti, in modo eminente, voi siete chiamati alla sua realizzazione, senza che per questo ovviamente venga meno l’obbligo grave da parte di tutti. Ma voi dovete essere in ciò di esempio e di stimolo per gli altri.

4. Con questi sentimenti, il mio augurio è che il vostro Istituto possa sempre più espandersi e consolidarsi, intervenendo soprattutto in quei luoghi e in quelle zone dove maggiormente la Chiesa ha sofferto per la crisi delle vocazioni: è là che voi potete e dovete portare luce, conforto, speranza, forti della protezione del vostro Fondatore e della Vergine Santissima, Madre dei sacerdoti e delle anime consacrate. Nella ricerca e nell’applicazione coscienziosa di tutti quelli che possono essere i metodi pastorali più avanzati, non dimenticate mai di confidare soprattutto nella potenza che vi è stata data dall’alto.

Con la mia affettuosa benedizione.

 

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