DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A GIOVANI FRANCESI
Castel Gandolfo, 13 luglio 1983
Per me queste vostre testimonianze sono molto preziose perché da esse posso intuire come voi vivete la vostra fede cristiana, come la vivete in Francia e come la vivete al di fuori della Francia.
Da quanto voi avete raccontato io posso constatare due cose: vi trovate al centro di un mondo secolarizzato, indifferente e dunque vi ponete una domanda seria sulla vostra fede: perché sono credente, che cosa vuol dire essere credente? Constato che questa situazione di contrasto conferisce acutezza e profondità non solo alle vostre interrogazioni personali ma anche alle vostre risposte, alle vostre argomentazioni, alle vostre ragioni. Ancora: è stato detto qui, questa sera, che siamo fortemente provocati dalla situazione di indifferenza che ci circonda. A questo proposito io penso che non siamo interpellati soltanto nella dimensione interiore della nostra fede, ma credo che siamo interpellati in quella dimensione che direi apostolica. Ciò vuol dire che quando Cristo ha inviato i primi suoi seguaci, i primi Apostoli, egli li ha posti in una situazione un po’ simile. Certamente il loro mondo non era un mondo di indifferenza, secolarizzato come quello d’oggi, ma non era neppure un mondo cristiano. Essi dovevano entrare in questo mondo; essi erano interpellati da questo mondo a causa della loro fede in Cristo. Voi siete interpellati da questo mondo d’oggi, nella vostra fede in Cristo; interpellati non solo nel senso intellettuale ma soprattutto nel senso esistenziale. Perché sei credente, perché sei cristiano, quando intorno a te ci sono tanti non cristiani e tanti indifferenti in questo mondo secolarizzato?
Voi siete interpellati in un modo diverso così come sono stati interpellati gli Apostoli. Questo spiega cosa dobbiamo fare della nostra speranza; come fare di questa speranza un tesoro, un legame con gli altri; come far radicare questa fede. Credo che questa definizione della fede segua gli insegnamenti conciliari e significa che essere credenti vuol dire scoprire una missione. Si tratta dunque di una concezione non statica della fede ma di riaffermare le verità rivelate: ciò significa sentirsi inviati perché la nostra fede è nata da una missione: Dio ha inviato suo Figlio attraverso lo Spirito Santo, che è stato il precursore di suo Figlio, il quale a sua volta è stato il precursore dello Spirito Santo. Egli ha inviato il suo Spirito. La fede cristiana è una missione, per questo è difficile. Noi siamo interpellati dal mondo nel senso missionario e apostolico della nostra fede. Questo è il senso della mia risposta alle vostre domande. E ancora, io chiedo a voi: che cosa devo dire ai giovani di Lourdes? Spero che mi aiuterete un po’ in questo compito che mi attende tra qualche settimana”.
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