DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI FEDELI DELLA CITTÀ DI MODENA
Sabato, 15 ottobre 1983
Con viva gioia vi rivolgo il mio cordiale saluto, carissimi fratelli e sorelle della città di Modena, venuti a Roma in pellegrinaggio in occasione dell’Anno Santo. Voi avete avuto la gioia di partecipare stamani all’Eucaristia nella Basilica di San Pietro, presso il Sepolcro del primo Papa, che testimoniò col sangue la sua fedeltà a Cristo e l’amore verso le pecorelle del gregge. Ed ora siete qui per fare visita al suo successore e per ascoltare da lui una parola che vi sia di stimolo e di orientamento nel vostro impegno cristiano.
Ebbene, carissimi, la parola che vorrei lasciarvi in consegna mi piace trarla proprio dalla prima lettera di Pietro, affinché sia egli medesimo a illuminarvi. Eccola: “Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio” (1 Pt 2, 16).
Liberi . . . servitori. Avete notato il singolare accostamento? Per essere uomini liberi occorre essere fedeli servitori di Dio. L’adesione alla legge di Dio ci sottrae alla schiavitù delle passioni e ci introduce all’esperienza della vera libertà interiore. È opportuno ribadirlo in un tempo nel quale molto si parla di libertà, mentre d’altro canto si assiste a uno stile di vita sempre più soggetto ai condizionamenti dell’opinione, del costume, della moda dominanti.
L’impegno fondamentale del cristiano di oggi è proprio questo: con la parola e soprattutto col comportamento dimostrare di fronte al mondo quanto sia vera la parola dell’altro apostolo che versò qui a Roma il suo sangue, l’apostolo Paolo: “Dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà” (2 Cor 3, 17).
Nell’affidare voi e le vostre famiglie alla protezione sempre vigile della Vergine santissima - oggi, sabato, è il giorno a lei dedicato -, imparto di cuore a tutti la mia benedizione apostolica.
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