DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL PELLEGRINAGGIO DELLA BASILICATA
Lunedì, 2 aprile 1984
Fratelli e sorelle carissimi!
1. Con sincera letizia e non senza emozione incontro oggi i vescovi e tutte le componenti ecclesiali delle diocesi della Basilicata, convenuti a Roma per il Giubileo della Redenzione! La vostra presenza mi riporta alla memoria un altro incontro, che ho avuto con voi nella vostra terra, nel novembre del 1980, quando un grave sisma, abbattutosi nelle zone meridionali d’Italia, provocò morte e distruzione. Fu quella una visita breve, ma molto intensa: volevo incoraggiare, confortare personalmente con la mia parola e con la mia presenza fisica le buone popolazioni così duramente colpite dal terremoto e private dei loro beni.
Quel tragico evento del 23 novembre 1980 aggravava, per certi aspetti, la situazione socio-economica della vostra regione, già tanto provata. Furono danneggiate anche cattedrali, chiese, luoghi di ministero, conventi, edifici per scuole materne e case per anziani; mentre si acuiva contemporaneamente purtroppo il triste fenomeno migratorio: molti giovani, non avendo alcuna prospettiva di lavoro, sono stati costretti a cercarlo altrove, anche all’estero.
Auguro oggi che mediante i tempestivi ed efficaci interventi legislativi e la tenace volontà di rinascita, tipica del vostro forte temperamento, quella giornata di lutto con le sue distruzioni rimanga soltanto come un ricordo, anche se doloroso, nella lunga e complessa storia della vostra regione, che si vuole ora proiettare, carica di speranza, verso un futuro di serenità e di benessere, anche civile e sociale.
2. Questo vostro pellegrinaggio regionale, così numeroso e festante, è un’ulteriore testimonianza di quella grande ricchezza interiore che voi tutti conservate e custodite gelosamente nei vostri cuori: la fede cristiana, trasmessavi dai vostri avi, per illuminare, animare, fecondare e orientare tutta la vostra vita. È questa fede cristiana - che voi oggi, insieme con i vostri pastori, avete pubblicamente e solennemente proclamato presso la tomba di san Pietro - a dar forza e coerenza alle vostre scelte morali, a farvi vivere la realtà sacrale della famiglia, della vita, dell’amicizia, del lavoro.
In questa singolare circostanza, qual è il vostro pellegrinaggio per il Giubileo straordinario della Redenzione, vorrei rivolgermi a tutti e a ciascuno di voi, per dirvi la mia gioia, il mio compiacimento, il mio incoraggiamento.
Anzitutto ai vostri pastori, i vescovi, che vi guidano per il cammino della fede: ad essi va il mio saluto e la mia fraterna solidarietà per l’instancabile opera pastorale che essi compiono in mezzo a ben note difficoltà.
Analoghi sentimenti rivolgo ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, impegnati tutti - a diversi livelli - nelle varie attività pastorali, educative, assistenziali, caritative; uno speciale ricordo va agli alunni del seminario regionale di Potenza, il quale rappresenta come il cuore delle vocazioni sacerdotali della vostra regione.
Penso in questo momento, con particolare affetto, ai giovani, che nello spirito del Concilio Vaticano II, con grande entusiasmo offrono il loro tempo, la loro intelligenza, il loro contributo per una partecipazione sempre più vivace e responsabile alla vita della Chiesa; ricordo i giovani e le giovani esemplarmente impegnati come catechisti e catechiste nelle varie parrocchie.
Il mio cordiale saluto va a tutti i padri, alle madri, ai bambini, agli anziani, agli ammalati, a tutti coloro che sono spiritualmente presenti a questa udienza.
Saluto inoltre tutti coloro che hanno responsabilità pubbliche e politiche: l’onorevole Emilio Colombo e tutti i suoi collegi qui presenti.
3. L’Anno Giubilare della Redenzione è un tempo di grazia e di salvezza, in cui la Chiesa tutta è invitata alla penitenza, alla conversione, alla riconciliazione. Occorre rispondere generosamente all’appello pressante di Dio, che spinge a pentirci dei nostri peccati (cf. Ger 4, 8; Gl 1, 13; Lc 15, 21); a ritornare a lui, che è il nostro creatore, il nostro padre, il nostro giudice (cf. Mt 3, 2; Mc 1, 4), a riconciliarci con lui, anzi a lasciarci riconciliare da lui (cf. 2 Cor 5, 18s.).
L’Anno Giubilare - scrivevo nella Bolla di indizione - “raggiungerà il suo scopo soltanto se esso sfocerà in un nuovo impegno di ciascuno e di tutti al servizio della riconciliazione non solo fra i discepoli di Cristo, ma anche fra tutti gli uomini, e al servizio della pace fra tutti i popoli. Una fede e una vita autenticamente cristiane debbono necessariamente sbocciare in una carità che fa la verità e promuove la giustizia” (Ioannis Pauli PP. II, Aperite Portas Redemptori, 3).
Fratelli e sorelle della Basilicata!
Siate sempre al “servizio della riconciliazione”, cioè della pace interiore e di quella sociale! La vostra fede, prezioso tesoro tramandatovi dai padri, sia coerentemente manifestata e professata, di modo che diventi “segno” di speranza e anche di certezza per quanti si possano trovare nel dubbio o nell’incertezza spirituale.
Questa fede deve trovare la sua concreta espressione nella vita sacramentale: la Chiesa vive dei sacramenti; i cristiani vivono dei sacramenti, in particolare della Penitenza e dell’Eucaristia. Abbiamo continuo bisogno del perdono di Dio Padre; abbiamo continuo bisogno, per il nostro lungo e periglioso cammino umano, del cibo che Cristo ci dona nell’Eucaristia.
Possa quest’Anno Giubilare portare tutti i cristiani ad una più profonda unione con Cristo redentore!
È questo l’auspicio che vi rivolgo oggi, in questa circostanza del vostro pellegrinaggio di fede al centro della cristianità!
Affido questi miei voti al Cuore materno e immacolato di Maria santissima, che voi venerate con intensa devozione in particolare nei santuari di Viggiano e di Picciano; li affido all’intercessione dei vostri santi e beati, specialmente di san Gerardo Maiella e di san Giustino de Jacobis.
Vi accompagni sempre la mia Benedizione Apostolica!
Ai giovani alunni dell’Istituto Magistrale “Giustino Fortunato”
Rivolgo, ora, un particolare augurio ai giovani alunni dell’Istituto Magistrale “Giustino Fortunato” di Rionero in Vulture che ricorda in questi giorni il 25° anno di vita e che ha trasmesso a tanti giovani i valori della cultura e della fede.
La scuola, cari giovani, è una palestra di vita. Formatevi bene. Amate i valori umani e cristiani che i professori ogni giorno consegnano alle vostre intelligenze e ai vostri cuori.
Benedico voi, la vostra scuola, i vostri familiari, gli ammalati che sono nelle vostre case e tutte le persone che vi amano e lavorano per voi.
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