DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINAGGI GIUBILARI DI MALATI PROVENIENTI
DALLA GRAN BRETAGNA E DALLA POLONIA
Aula Paolo VI - Giovedì, 5 aprile 1984
Sono molto lieto di dare il benvenuto ai partecipanti al pellegrinaggio dei malati ed handicappati organizzato dalla fondazione “Captain Cheshire e Lady Ryder”.
Miei cari amici, so che la vostra visita a Roma è un momento importante per tutti voi. Qui, accanto alla tomba dell’apostolo Pietro, voi non siete soltanto dei visitatori casuali venuti ad ammirare i monumenti artistici e storici di questa città. Voi siete veramente dei pellegrini, desiderosi di rinnovare la vostra fede e di mostrare agli altri le risorse spirituali che aiutano ad accettare ogni giorno la croce della sofferenza alla quale il Signore vi ha chiamati.
Sono sicuro che voi avete spesso pensato al significato e all’importanza della vostra sofferenza. Pensando a voi, ho di recente scritto una lettera apostolica sul significato cristiano della sofferenza umana. Ho voluto affermare davanti al mondo che “nella sofferenza si nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l’uomo a Cristo, una particolare grazia” (Ioannis Pauli PP. II, Salvifici Doloris, 26).
È questa vicinanza a Cristo sofferente che vi pone nel cuore stesso della Chiesa pellegrinante verso il regno di Dio. E poiché voi siete nel cuore della Chiesa siete anche nel mio cuore. Vi chiedo di pregare per la Chiesa e di intercedere per tutta la famiglia umana in questi tempi di grande necessità.
Vi assicuro che vi ricordo nelle mie preghiere quotidiane e chiedo alla Vergine madre del nostro Redentore di essere sempre con voi.
Con profondo affetto vi imparto la mia apostolica benedizione. Benedico anche gli organizzatori e i benefattori del vostro pellegrinaggio, le vostre famiglie e amici e coloro che hanno cura di voi nell’amore di Gesù Cristo nostro Signore.
Cari fratelli e sorelle, miei connazionali, vi saluto e vi do il benvenuto di cuore come pellegrini dell’Anno Santo della Redenzione, venuti nella città eterna per pregare presso le tombe degli apostoli insieme al Papa e ottenere l’indulgenza giubilare.
Ho desiderato molto questo incontro con voi - sofferenti e bisognosi di aiuto - perché proprio voi siete i più vicini alla croce su cui Cristo, il redentore dell’uomo, per amore ha preso su di sé i dolori fisici e morali di tutti gli uomini di ogni tempo. Il mistero della redenzione del mondo è sorprendentemente radicato nella sofferenza. La sofferenza di ogni uomo, e quindi la vostra sofferenza, trova in questo mistero anche il punto più alto di esaltazione.
Nel giorno della memoria liturgica della Madonna di Lourdes, l’11 febbraio, ho indirizzato a tutta la Chiesa e particolarmente a voi, amati fratelli e sorelle, la Lettera Apostolica intitolata Salvifici Doloris, in cui ho espresso la mia solidarietà con voi mostrando contemporaneamente il grande valore e il senso cristiano della sofferenza umana, e quindi la particolarità della vostra vocazione e missione nella storia della liberazione. Completate quindi con i vostri dolori - come dice l’apostolo san Paolo - “ciò che manca ai patimenti del Cristo” (Col 1, 24); in qualche modo prendete parte all’azione liberatrice del redentore dell’uomo.
In questa lettera mi sono rivolto a voi anche con un appello che oggi voglio ripetere: “Prego voi tutti, sofferenti, di aiutarci. Prego proprio voi, che siete deboli, affinché diventiate fonte e forza per la Chiesa e l’umanità. Che la vostra sofferenza in unione con la croce di Cristo prevalga nella terribile lotta fra le forza del bene e del male di cui il mondo contemporaneo costituisce il palcoscenico (Ioannis Pauli PP. II, Salvifici Doloris, 31).
Carissimi, che partecipate alle sofferenze di Cristo!
Accogliete questa parola insieme alla benedizione del Papa, che ogni giorno prega per voi. Portatela nelle vostre case e nei vostri ambienti, in ogni luogo in cui si trovi una persona sofferente, e condividete questa parola e questa benedizione come un pezzo di pane anche con coloro che vi circondano dell’amore e dell’aiuto del Samaritano.
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