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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SOCI DEL CENTRO LUNIGIANESE DI STUDI GIURIDICI
E AD UN GRUPPO DI MAGISTRATI

Sabato, 14 aprile 1984

 

Cari fratelli e sorelle.

1. Sono lieto di accogliere e di salutare tutti, soci del Centro lunigianese di studi giuridici, venuti a Roma dalla suggestiva e storica regione della Lunigiana, per prendere parte ad un vostro raduno e per il Giubileo della Redenzione.

Vi ringrazio per questa vostra visita e vi esprimo il mio apprezzamento per l’attività di ricerca, di studio e di scambi culturali, anche a livello internazionale, che voi svolgete al fine di promuovere i principi del diritto e della giustizia.

Saluto con intenso sentimento anche il gruppo di magistrati che si è associato a voi in questa udienza, nonché tutti i familiari che hanno voluto portarmi con la loro significativa presenza l’attestato della loro fede cristiana e del loro attaccamento al successore di Pietro. A tutti dico: “Grazie a voi e pace da Dio” (Ef 1, 1).

2. L’incontrarmi con distinti cultori di studi giuridici - magistrati, avvocati, notai - mi è occasione propizia per onorare nelle vostre persone l’attività specifica e benemerita, che voi svolgete, e insieme per riaffermare la stima e la considerazione, di cui gode davanti agli occhi della Chiesa la vostra professione, che vanta antiche e nobili tradizioni.

Voi ben sapete come la vostra attività abbia grande importanza nella vita della società, essendo destinata a salvaguardare i diritti dei cittadini e a garantire l’ordinato sviluppo di essa nella libertà e nella giustizia. La vostra responsabilità suppone rigore logico, cultura vasta e profonda, esperienza e capacità di penetrare nell’intimo del cuore umano, che è un mistero insondabile.

A ragione, la giustizia è stata definita dalla sapienza antica, “domina et regina virtutum” (cf. M. T. Cicerone, De Officiis, 3,6). Tale concetto, che eleva la giustizia alla dignità di virtù, esige un assiduo e vigile impegno morale, che deve ispirarsi a quei principi etici che hanno la loro consistenza nell’ordine della legge naturale e di quella positiva e che conferiscono alla norma giuridica stabilità e valore sociale.

3. Ma l’ispirazione cristiana che vi ha suggerito l’iniziativa del Giubileo esige che voi, oltre a mantenervi pienamente fedeli alle norme del diritto positivo, allarghiate lo sguardo oltre i confini della giustizia puramente umana, per ispirare la vostra vita e il vostro comportamento a Gesù redentore che ha compendiato le norme del retto agire nel comandamento dell’amore di Dio e del prossimo. Certamente ricorderete l’interrogazione rivolta a Gesù da un dottore della legge: “Maestro qual è il grande comandamento della legge?” Egli rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la legge” (Mt 22, 35-40). Di qui deriva che il vostro impegno nella ricerca della giustizia e dell’equità dovrà essere sempre più vivificato dalla legge suprema dell’amore verso ogni uomo creato a “immagine e somiglianza” di Dio.

Se la giustizia non è animata dall’amore rischia di andare incontro a deformazioni e interpretazioni incomplete. Come ho già detto nella lettera enciclica «Dives in Misericordia» (Ioannis Pauli PP. II, Dives in Misericordia, n. 12): “L’esperienza del passato e del nostro tempo dimostra che la giustizia da sola non basta e che, anzi, può condurre alla negazione e all’annientamento di se stessa, se non si consente a quella forza più profonda, che è l’amore, di plasmare la vita umana nelle sue varie dimensioni”. Di qui “la necessità di attingere alle forze dello spirito, ancor più profonde, che condizionano l’ordine stesso della giustizia”.

4. Cari fratelli e sorelle, se vi conformerete ai principi di questa giustizia superiore voi sarete non solo autentici servitori della verità e del diritto, ma anche uomini di buona volontà, di comprensione e di misericordia; il vostro servizio si eleverà sempre più e la vostra vita sarà una viva testimonianza della bontà e della giustizia stessa di Dio.

Il Signore vi conceda di celebrare con questi sentimenti e con questi propositi il Giubileo della Redenzione al termine di questo anno di perdono e di misericordia. Ve lo auguro con tutto il cuore, invocando sulle vostre persone e sulla vostra attività la divina assistenza di cui vuole essere pegno la Benedizione Apostolica.

 

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