DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI UFFICIALI DELL'AERONAUTICA MILITARE ITALIANA,
AI CARABINIERI, AGLI AGENTI DI POLIZIA, AI VIGILI URBANI
E AL PERSONALE DELLA FLORERIA APOSTOLICA
Sabato, 22 dicembre 1984
Carissimi!
Sono sinceramente lieto di potermi incontrare oggi con voi, che, insieme ai vostri familiari, avete voluto porgermi gli auguri per il santo Natale e il Nuovo Anno.
Desidero anzitutto esprimervi il mio ringraziamento per il vostro gesto di cortesia, e anche per le continue attestazioni di ossequio, che ricevo dai benemeriti componenti del XXXI Stormo durante i miei viaggi pastorali nelle regioni e città d’Italia.
In questo odierno incontro ho la gioia di poter salutare tutti gli ufficiali dello Stato maggiore dell’Aeronautica militare italiana, con le mogli, i figli e le figlie: è quasi una singolare riunione di famiglia, che assume un tono tutto particolare in questo clima di preparazione al santo Natale, così carico di significato umano e soprannaturale per il nostro cuore di credenti. In questi giorni noi meditiamo, nella preghiera e nel raccoglimento, l’evento centrale della storia della salvezza, anzi della storia stessa dell’umanità: l’incarnazione del Verbo. Il Figlio eterno di Dio, mediante la potenza dello Spirito Santo, ha assunto la natura umana nel grembo verginale di Maria santissima, per salvare il suo popolo, cioè tutti gli uomini, dai loro peccati (cf. Mt 1, 21). L’evento del Natale, con i particolari riferiti dagli evangelisti san Matteo e san Luca, parla al nostro cuore, alla nostra volontà, alla nostra intelligenza, e ci presenta un Bimbo, piccolo e fragile, che vagisce in una mangiatoia, circondato dall’affetto immenso della sua Madre immacolata, Maria, e dal padre putativo, Giuseppe, l’uomo “giusto”, che con piena disponibilità e fede ha aderito al misterioso progetto di Dio.
Il Natale è pertanto un pressante invito alla riconciliazione e alla pace: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2, 14): è questo in sintesi il grande messaggio del gioioso canto degli angeli sulla regione di Betlemme, simbolo e segno di tutta la vasta terra, bisognosa di serenità, di concordia, di comprensione vicendevole fra tutti i suoi abitanti. È l’invito, che qualche giorno fa io ho rivolto a tutti gli uomini di buona volontà nel messaggio per la XVIII Giornata mondiale per la pace; pace che è una realtà di interesse primario, una sfida ineludibile, una speranza immensa. Parlando in special modo ai giovani, ho ricordato che per costruire la storia è necessario che sia liberata dai falsi sentieri che sta percorrendo. Per far questo, occorre essere “persone con una profonda fiducia nell’uomo e una profonda fiducia nella grandezza della vocazione umana, una vocazione da perseguire nel rispetto per la verità, per la dignità e per gli inviolabili diritti della persona umana” (Ioannis Pauli PP. II, Nuntius scripto datus ob diem ad pacem fovendam toto orbe terrarum Calendis Ianuariis a. 1985 celebrandum, 3, die 8 dec. 1984: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII/2 [1984] 1554).
L’impegno personale e comunitario per la pace - secondo le proprie possibilità e capacità - è una risposta positiva al canto intonato dagli angeli nella notte della Natività di colui che proclamò beati “gli operatori di pace” (Mt 5, 9).
È questo l’augurio che rivolgo a voi, ufficiali dello Stato maggiore dell’Aeronautica militare italiana, alle vostre mogli e, in modo speciale, ai vostri figli e alle vostre figlie, qui presenti, che fra pochissimi anni - con i loro coetanei - avranno nelle loro mani la responsabilità della vita delle famiglie e della vita delle nazioni, del bene comune di tutti e della pace nel mondo!
Con questi miei voti, invoco su di voi l’abbondanza delle grazie e dei favori celesti e vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica.
Ai Carabinieri, agli Agenti di Polizia e ai Vigili urbani della zona “Borgo”
Carissimi fratelli.
1. Sono particolarmente lieto di trovarmi in mezzo a voi, Vigili urbani, Carabinieri e appartenenti al commissariato di Pubblica sicurezza della circoscrizione “Borgo” e di potere così esprimere la mia riconoscenza per le funzioni che voi svolgete nelle zone circostanti alla Città del Vaticano.
Questo incontro desta nel mio animo anche un profondo sentimento di stima e di ammirazione per il senso di dovere e per l’intelligente dedizione, con cui prestate il vostro servizio, ciascuno nel proprio settore di competenza, a favore dell’ordine pubblico.
Soprattutto nel corso dell’Anno Santo della redenzione, che ha richiamato innumerevoli pellegrini da ogni parte del mondo sulla tomba di san Pietro, la vostra presenza è stata di grande importanza per prevenire ogni inconveniente, contribuendo così a promuovere il senso della fraterna convivenza e ad educare al rispetto reciproco e all’osservanza della norma comune.
2. Ho notato con sincero apprezzamento come la vostra vigilanza intorno alla Sede di Pietro, che è il centro vivo e operante della fede cattolica, sia stata, nell’accennata circostanza, e sia tuttora improntata a un alto senso di consapevolezza e di impegno, che suppone in voi non solo una rettitudine di onesti funzionari di Stato, ma anche amore per la Chiesa e per il Papa. E mi ha fatto perciò tanto piacere apprendere con quale interiore disposizione voi cerchiate di adempiere i vostri faticosi doveri.
Il voto pertanto che desidero esprimere a tutti voi è che il contatto con popoli diversi per cultura, lingua e nazione, uniti nell’unica fede cristiana, sia per voi fonte di riflessione e di stimolo; la luce che si irradia dal centro della cristianità apra il vostro cuore a orizzonti sempre più vasti e dia ali alla vostra speranza cristiana, vi confermi nel vostro impegno civile e vi dia forza per superare le difficoltà inerenti al vostro dovere.
3. Desidero terminare queste mie parole, esprimendovi i miei più affettuosi auguri per le imminenti festività natalizie. Il mistero del Natale, così carico di suggestione e di care tradizioni, ci ricorda la venuta del Verbo di Dio in mezzo agli uomini per recare la buona novella della salvezza. Esso è il punto di arrivo di una lunga attesa messianica, ravvivata attraverso i secoli dalle espressioni religiose di invocazione, di desiderio e di speranza dei profeti. La Chiesa, nel tempo di Avvento, invita i fedeli a ripercorrere questo itinerario spirituale e storico e a rinnovare nelle anime la tensione verso il Messia, che è l’Emmanuele, cioè Dio con noi.
Anche voi, pur impegnati in tanti servizi di ordine pubblico e in attività talora assorbenti, sappiate trovare il modo per riflettere e interiorizzare questo evento così centrale per la fecondità della vita cristiana. Tale impegno è tanto più importante in quanto oggi il desiderio di Dio non sempre ha il primo posto nel cuore umano, quando cioè il desiderio di sé prevale sul desiderio di Dio; e allora l’attività dell’uomo verrebbe a mancare del suo sostegno principale.
Per questo occorre prepararsi bene al Natale; occorre riaccendere nei cuori il desiderio, la sete e l’ansia di Dio. Solo così avrete la certezza di incontrare nel Neonato di Betlemme il Dio fatto uomo.
Con questi fervidi sentimenti, mentre rinnovo il mio auspicio di buon Natale e di felice Anno Nuovo per voi e per le vostre amate famiglie, vi imparto di cuore la benedizione apostolica, che estendo volentieri ai vostri cari e a tutti i colleghi da voi qui rappresentati.
Al personale della Floreria Apostolica
Carissimi impiegati della Floreria apostolica!
Sono molto lieto di accogliere voi e i vostri familiari in questa udienza particolare. Avete desiderato incontrarvi oggi con me per porgermi i vostri auguri di buon Natale e di felice anno nuovo e io vi ringrazio di cuore per questo vostro gesto di devozione e di affetto, che so accompagnato anche dalla preghiera e dalla sincera volontà di un impegno sempre diligente e accurato nel vostro lavoro silenzioso, ma tanto importante e necessario.
Infatti la Floreria apostolica si occupa principalmente della preparazione e dell’allestimento degli arredi necessari per il dignitoso svolgimento delle attività ufficiali del Santo Padre, delle solenni celebrazioni liturgiche, delle udienze generali e particolari. L’origine del vostro servizio è molto antica e la definizione di Floreria apostolica si trova già in una cronaca del XV secolo, riportata dal Gregorovius. In ogni tempo però la preoccupazione è sempre stata la medesima; quella cioè di far trovare tutto in ordine e ben disposto, con gusto e con perizia, secondo il tipo di cerimonia da svolgersi e secondo l’ambiente designato.
Vi sono molto riconoscente per tale vostro lavoro, che compite con diligenza e sensibilità: anche voi partecipate al culto divino; anche voi contribuite a rendere solenni e accoglienti gli incontri del Papa con i pellegrini e gli ospiti di riguardo.
La gioiosa circostanza della prossimità del santo Natale ci fa riflettere come Gesù, il Verbo divino incarnatosi per la nostra salvezza, volle nascere nella povertà e nell’umiltà di una misera capanna a Betlemme e volle morire spogliato e insanguinato sul duro legno di una croce, mentre per l’istituzione dell’Eucaristia volle il Cenacolo, e cioè una sala ben adorna e preparata. Questo fatto così sintomatico, riportato dagli evangelisti, ci fa comprendere ciò che la Chiesa ha sempre insegnato: la maestà di Dio presente realmente e personalmente nel santissimo Sacramento dell’altare deve essere trattata maestosamente e tutto ciò che concerne l’altare, il tempio, il culto, la liturgia deve risplendere per ordine e per bellezza, come riflesso della bellezza infinita dell’Altissimo. Certamente, come indicano la nascita e la morte del Verbo divino, ognuno deve seguire e imitare Gesù povero, umile, sofferente e crocifisso, per amarlo e testimoniarlo in modo veramente autentico e sincero. Ma, come insegnano anche i mistici e i santi, non si deve temere di onorare nel modo più splendido possibile colui che con la sua potenza ha creato l’universo e con la sua bontà ha salvato l’uomo e lo attende per l’eterna felicità.
Continuate pertanto anche voi con grande amore e convinzione il vostro lavoro a servizio del Signore e del Papa.
Sono lieto di ricambiare a voi, addetti della Floreria, e ai vostri familiari i miei auguri più cordiali di buon Natale e di sereno anno nuovo. Nel mondo moderno, così ricco di scoperte e di esperienze, ci convinciamo sempre di più che c’è bisogno soprattutto di bontà.
Inginocchiati davanti al presepio chiederemo insieme a Gesù bambino la grazia della bontà con tutti e sempre, in ogni circostanza della vita. Egli porti a tutti voi, piccoli e adulti, un grande dono di bontà: questo è il mio auspicio, che formulo di cuore, mentre volentieri vi imparto la propiziatrice benedizione apostolica, che estendo a tutte le persone care.
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