DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI DELEGATI DEL MOVIMENTO
STUDENTI DI AZIONE CATTOLICA
Sabato, 25 febbraio 1984
Carissimi giovani!
1. Questo incontro con voi è per me motivo di gioia particolarmente viva e profonda. Voi siete giovani che hanno deciso di testimoniare la loro scelta per Cristo in mezzo ai coetanei, nell’ambiente della scuola. Una scelta dunque, la vostra, che ha il coraggio di uscire allo scoperto, nel desiderio di far partecipi anche altri della gioia che l’amicizia con Cristo vi mette nel cuore. Come non dirvi la mia stima per questa vostra coerenza? Come non esprimervi il mio incoraggiamento a perseverare in un impegno tanto generoso e meritevole?
A voi, dunque, il mio saluto cordiale, che estendo ai vostri assistenti ecclesiastici e in particolare all’assistente generale, monsignor Fiorino Tagliaferri. Ho preso visione con interesse degli argomenti sottoposti alla vostra riflessione durante il presente convegno. Voi vi interrogate su come attuare in modo incisivo una presenza di evangelizzazione e di promozione umana nella scuola, così da recare nel mondo studentesco “un annuncio di speranza”. Tema molto stimolante, tema che riflette un’urgenza oggi particolarmente sentita.
2. Il mondo - quello dei giovani soprattutto - ha bisogno di poter guardare al futuro con l’animo aperto a motivata speranza. La vostra società è pervasa dai veleni della sfiducia, del sospetto, della paura: situazioni interiori non certo adatte ad alimentare, in chi ne è affetto, prospettive rasserenanti sul futuro.
Chi riuscirà a far nuovamente germogliare nel cuore umano la tenera pianticella della speranza? Chi, se non il cristiano? La Sacra Scrittura, che gli è posta nelle mani, non è forse dal principio alla fine un messaggio di speranza? Fin dai primi capitoli della Genesi è annunciata la speranza di un Salvatore, la cui attesa, mantenuta viva fra il popolo eletto dalle voci dei profeti, si affina col passare dei secoli e giunge al suo vertice in una fanciulla di nome Maria. Ella seppe sperare così ardentemente che Dio dette corpo alla sua speranza: e il Verbo si fece carne.
In Cristo la speranza ha già attinto il suo compimento. Ora non resta che aspettarne la manifestazione esterna, quando lui ritornerà nella gloria. Allora sarà il tempo del trionfo, di cui a nostro conforto ci è data un’anticipazione nell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse.
Questa è la motivata speranza, che il cristiano vive nella fede; del suo annuncio egli è debitore di fronte al mondo.
3. Succede a volte di incontrare situazioni paradossali: uomini di fede, che non hanno speranza: uomini di speranza, che non hanno la fede. Sono situazioni viziate da un’intrinseca contraddizione: senza la fede non è, infatti, possibile coltivare una speranza capace di resistere alle delusioni dell’esperienza, e soprattutto, allo scacco finale della morte. San Paolo non qualificava forse i pagani semplicemente come “coloro che non hanno speranza” (1 Ts 4, 13)? Ma occorre dire con uguale chiarezza che non è possibile credere veramente in Cristo, senza che questa fede fiorisca in una speranza così luminosa da poter rischiarare e orientare ogni vicenda umana.
Giovani, se la vostra fede sarà così salda da farvi incontrare il Cristo risorto nella concretezza del vivere quotidiano, voi saprete portare ai vostri amici un annuncio di speranza capace di far rivivere anche un cuore minacciato e soffocato dalla delusione, dallo scetticismo, dalla disperazione.
Se avrete fede, carissimi giovani, voi saprete convincere chi vi sta accanto che sperare non è indulgere all’illusione di un sogno; ma che al contrario è il mezzo per trasformare un sogno in realtà. Il sogno è un mondo affratellato in lieta e operosa concordia. La realtà è la famiglia che Cristo ogni giorno costruisce intorno alla mensa eucaristica, sulla quale rinnova il suo sacrificio redentore. Di questa realtà siate i testimoni in ogni ambiente, e specialmente in quello della scuola; sarete uomini e donne di speranza per il futuro di questo mondo, che Cristo ha amato fino a versare per esso il suo sangue.
Vi sono vicino con la mia preghiera e con la mia benedizione.
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