DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL IV CONGRESSO
MONDIALE DI BRONCOLOGIA
Lunedì, 11 giugno 1984
Signor Presidente,
Signore e Signori.
Sono molto lieto di darvi oggi il benvenuto in Vaticano e di avere questa opportunità di incontrarvi durante il quarto Congresso mondiale di broncologia.
La vostra visita al Papa nell’ambito del vostro congresso manifesta da parte vostra un’acuta consapevolezza della dimensione spirituale e religiosa della persona umana che è la beneficiaria della vostra conoscenza scientifica. Per me è un’opportunità per riaffermare quanto ho scritto nella mia recente lettera apostolica sulla sofferenza umana, che cioè “buon samaritano è colui che si ferma accanto alla sofferenza di un altro uomo qualunque essa sia” (Ioannis Pauli PP. II, Salvifici Doloris, 28).
Qui sta la ragione della profonda gratitudine della Chiesa per tutto ciò che state facendo nella lotta per alleviare e guarire la malattia. Oggi ho l’opportunità di incoraggiarvi nella vostra ricerca scientifica nell’ambito della broncologia. Il vostro attuale congresso è il quarto di una serie che è iniziata a Tokyo nel 1978 sotto la guida del vostro presidente onorario, il professor Ikeda. Dopo un secondo congresso a Düsseldorf e un terzo a San Diego, vi siete nuovamente radunati qui a Roma per discutere i più recenti sviluppi nel vostro campo. E lo farete con la più alta competenza e abilità tecnica.
Lasciate che io mi soffermi su un altro e più generale aspetto della vostra attività professionale che vi dà talvolta una comprensione privilegiata del mondo della sofferenza umana. Quanto spesso, quando vi avvicinate ai sofferenti, voi siete colpiti dalla presenza di una dimensione più profonda, pervasiva, che non è solamente “psicologica”, ma una risposta veramente “spirituale” al dolore, un riflesso della natura trascendente di ogni essere umano.
È speranza della Chiesa, e oggetto dei suoi sforzi in vari campi, che il progetto della conoscenza scientifica e tecnologica sia sempre accompagnato da un parallelo avanzamento nel rispetto per l’inestimabile dignità e dimensione spirituale di ogni individuo. Ognuno di noi, nel suo cuore e nella sua attività, è chiamato ad essere un “buon samaritano”. Siamo chiamati ad assomigliare a quel personaggio descritto da Gesù che provvedeva ai bisogni del suo prossimo. Siamo chiamati in altre parole a impegnarci attivamente e personalmente per alleviare i bisogni dei nostri fratelli e delle nostre sorelle.
Che i doni di Dio siano con ciascuno di voi nel vostro sollecito servizio alla salute e al bene della famiglia umana. Nelle mie preghiere io raccomando volentieri a Dio il successo del vostro congresso e invoco su di voi e le vostre famiglie le sue benedizioni di gioia e di pace.
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