DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI SUORE ORSOLINE
DEL SACRO CUORE DI GESÙ
Sala Clementina - Martedì, 29 maggio 1984
Carissime sorelle.
1. Nel rivolgervi il mio saluto cordiale, vi ringrazio di cuore per la vostra venuta qui, nella casa del Papa, in rappresentanza dell’intera congregazione delle Suore Orsoline del Cuore di Gesù agonizzante. Saluto la madre generale e il governo della Congregazione, da poco rinnovato, insieme con le sorelle venute da diversi Paesi. Sono grato alla Congregazione anche per la collaborazione che presta alla Santa Sede.
Saluto poi i giovani, i bambini, i collaboratori e gli amici, che con la loro presenza recano una testimonianza del vasto e multiforme lavoro svolto in vari campi dall’Istituto.
Vi trovate qui allo scopo di celebrare per la prima volta, oggi 29 maggio, la festa della fondatrice Orsola Ledochowska, che io stesso ho avuto la gioia di proclamare beata lo scorso anno, in occasione del mio pellegrinaggio apostolico in Polonia. Siete convenuti a Roma, dove si trovano le spoglie mortali della beata Orsola, per sentire dalle labbra del successore di Pietro una parola d’incoraggiamento e di guida.
Ebbene, io voglio dirvi subito che l’orientamento e la spinta ad andare avanti per la vostra strada scaturiscono dalla considerazione della vita della stessa beata fondatrice e dagli indirizzi più recenti della Chiesa in tema di vita consacrata.
2. La vita della beata Orsola è così ricca di vicende, di insegnamenti e di opere da costituire di per sé un modello stimolante per chiunque voglia soffermarsi a considerarne l’uno o l’altro aspetto. Come non restare colpiti, in particolare, dal modo in cui seppe vedere in ogni circostanza un segno dei tempi per servire Dio e i fratelli? Per chi crede, ogni piccolo episodio diventa occasione di realizzare i disegni divini.
La nostra beata venne alla luce in una famiglia che ha dato alla Chiesa figure di grande rilievo. Lo zio paterno fu cardinale e primate di Polonia; il fratello Vladimiro, preposito generale della Compagnia di Gesù; la sorella Teresa, fondatrice a sua volta di un’altra congregazione religiosa, è stata beatificata dieci anni or sono. Ma la beata Orsola si distinse subito non tanto per privilegio di famiglia quanto per il vigore della sua spiccata personalità.
Le vicende storiche del suo tempo, straordinariamente varie e drammatiche, la misero in condizione di visitare vari Paesi d’Europa; ed essa, senza mai perdersi d’animo, seppe profittare di tutto per lasciare dovunque l’impronta del suo stile e della sua incondizionata dedizione a Dio e ai fratelli.
Dall’Austria, dove era nata, passò, giovanissima, nel convento delle Orsoline di Polonia, e a Cracovia, dove aprì il primo pensionato universitario, diede subito un saggio del suo dinamismo apostolico.
A Pietroburgo sviluppò talmente le attività della casa della sua Congregazione da trasformarla in convento autonomo, annettendovi altresì un pensionato per giovani polacche, e costituendovi un luogo d’incontro ecumenico fra cattolici di vari riti, ortodossi e protestanti.
Il suo amore per tutti le faceva anticipare i tempi.
A seguito dello scoppio della Prima guerra mondiale, la beata Orsola fu costretta a girovagare per il Nord d’Europa, in Svezia e in Danimarca, dove diede vita a nuove iniziative: opere a servizio delle vittime di guerra, degli orfani ed emigrati, con ambulatori gratuiti, scuole, congregazioni mariane, stampa periodica e conferenze. Imparava a parlare la lingua del luogo per poter meglio comunicare con tutti.
Queste peregrinazioni furono per lei la scuola della Provvidenza, che la spinsero, finita la guerra e rientrata in Polonia, a fondare la nuova Congregazione delle Orsoline del Cuore di Gesù agonizzante, per la quale ottenne l’approvazione definitiva da parte della Santa Sede a Roma, dove chiuse la sua esistenza ricca di anni e di meriti.
3. Oggi la Congregazione, diffusa in vari Paesi d’Europa e d’America, con la sua larga fascia di attività, riflette la grandezza dello spirito della fondatrice. Sotto la gamma apparentemente variegata di opere s’intravede un’unità di fondo e d’ispirazione, consistente nel criterio di lavorare là dove maggiore è il pericolo e il bisogno. È un criterio eminentemente evangelico, che la Chiesa raccomanda oggi alle sue figlie e ai collaboratori della congregazione come impegno di lavoro per restare in sintonia con il carisma ispirato dall’alto.
La beata considerava le sue figlie come le operaie attive di Cristo, che fanno scaturire l’azione esterna dalla profondità della fede vissuta. Non può esservi attività evangelicamente feconda senza il continuo ed intimo rapporto con colui che è amore e vita. La linea di comportamento è lucida e semplice: “La missione specifica della Congregazione delle Orsoline del Sacro Cuore di Gesù agonizzante - ella affermava - è annunciare Cristo, l’amore del suo Cuore, attraverso tutte le forme di attività che abbiano lo scopo di diffondere e approfondire la fede, specialmente attraverso l’insegnamento e l’educazione dei bambini e della gioventù e il servizio ai nostri fratelli più bisognosi e oppressi”.
Attenta ai bisogni del tempo, nel quale la Provvidenza la chiamò a vivere, la beata Orsola intese rispondere alle esigenze di un mondo in profonda trasformazione con la tranquillità interiore che le veniva dalla comprensione che Dio è nostro Padre, con la gioia della riscoperta assidua della verità sempre nuova del Vangelo, con l’umiltà di un infaticabile servizio ai fratelli, sentiti come il sacramento della presenza sempre attuale di Cristo.
4. Care sorelle, la Chiesa guarda con particolare attenzione agli istituti di vita consacrata per il rinnovamento dell’intero popolo di Dio. A quanti ne fanno parte ho rivolto con singolare fiducia una speciale esortazione apostolica nel corso dell’Anno Giubilare per spronarli a dare la loro testimonianza di amore. Voi la darete se, consapevoli di un così grande dono, resterete nello spirito della vostra fondatrice, con la disponibilità al sacrificio che vi ispira il cuore del Redentore agonizzante.
Cari fratelli, che collaborate con le figlie della beata Orsola o ne siete alla scuola, anche voi, se siete animati da spirito di amore e di servizio, potrete offrire al mondo di oggi la vostra incisiva testimonianza.
Se è vero che alla Chiesa nel suo insieme incombe la missione di portare l’annuncio evangelico ad ogni creatura, a voi laici spetta il compito specifico di animare cristianamente le realtà temporali. Voi dovete contribuire a costruire un mondo più umano, nel quale abbiano un’attenzione sempre più piena i valori della giustizia, della libertà, della pace. Su voi incombe la responsabilità di denunciare tutte quelle situazioni, in cui sono conculcati i diritti fondamentali della persona, offrendo nella vostra vita l’esempio concreto della novità che Cristo ha portato nel mondo: una vita non di semplici uomini, ma di figli di Dio, che hanno nel comandamento “nuovo” dell’amore la loro legge fondamentale. È un ideale altissimo, che richiede un’energia straordinaria per essere attuato. Dove potrete attingere quest’energia preziosa, in assenza della quale ogni sforzo risulterebbe vano? È la stessa beata Orsola a darvi la risposta desiderata. Riserva inesauribile di ogni spirituale energia è il Cuore di Cristo. A lui dovete quindi rivolgervi con la preghiera assidua, con la riflessione personale sulla sua eterna parola, con la partecipazione fervorosa ai sacramenti. Ecco, carissimi: in Cristo incontrato, amato, imitato, lasciato vivere in voi mediante il suo Spirito, voi troverete la sorgente inesauribile di un dinamismo spirituale, che trasformerà la vostra vita e ne farà quel “pugno di lievito” capace di fermentare l’intera massa.
Con questo auspicio imparto a tutti di cuore la benedizione apostolica.
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