DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA PONTIFICIA COMMISSIONE
PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
Giovedì, 7 marzo 1985
Cari fratelli nell’Episcopato,
Fratelli e Sorelle in Cristo.
È una grande gioia per me essere qui con voi a questo incontro in cui, per la prima volta, vi riunite con il vostro nuovo Presidente, l’Arcivescovo John Foley. “Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” (Gal 1, 3).
Vent’anni fa, il Concilio Vaticano II dichiarava che tra le meraviglie della tecnologia che l’ingegno umano, con l’aiuto di Dio, ha tratto dal creato, quelle che hanno maggiore effetto sullo spirito dell’uomo sono quelle che interessano maggiormente la Chiesa (cf. Inter mirifica, 1).
Questa settimana siete venuti a Roma per dimostrare il vivo interesse della Chiesa per i mezzi di comunicazione sociale che hanno una così profonda influenza sulle menti, sulle aspirazioni e sul comportamento umano.
Innanzitutto, se i mezzi di comunicazione sociale vengono ben usati, essi sono un aiuto per arrivare a conoscere la verità e per liberarci dall’ignoranza, dal pregiudizio, dall’isolamento e dalla violazione della dignità umana che si verifica quando i mezzi della comunicazione vengono manipolati allo scopo di controllare e limitare il pensiero dell’uomo.
In questo momento voi siete sommamente consapevoli delle parole di Gesù: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 32). La verità ontologica consiste nella conformità di ogni cosa esistente all’idea esemplare nella mente del Creatore; in questo senso, ogni essere è vero e ogni essere razionale è libero. La verità logica consiste nella conformità dei concetti mentali alla realtà attuale, ed è qui che individui senza scrupoli hanno cercato di rappresentare, attraverso i mezzi di comunicazione, una realtà falsa, così che la mente umana potesse essere ingannata e quindi controllata, e il pensiero dell’uomo potesse anche non riflettere il mondo così com’è, ma una visione del mondo secondo quello che una minoranza potrebbe voler imporre.
La Chiesa deve quindi continuare a dichiarare il diritto della famiglia umana alla verità, una verità che non è limitata alla realtà materiale ma che riconosce anche la trascendenza divina. La fede è l’accettazione di una verità comunicata ma non direttamente sperimentata, una verità rivelata da Dio nel mondo che egli ha creato e nel Verbo che ha mandato.
L’inganno è privazione della dignità umana e distrazione dal destino umano; ha la sua origine nel padre della menzogna. Dio, d’altra parte, è autore della verità ed è diritto e responsabilità della Chiesa non solo comunicare ma anche difendere la verità. La Chiesa deve essere modello di verità se vuole essere fedele alla sua vocazione, e deve essere testimone della verità, della Buona Novella di Gesù Cristo, se vuole essere fedele alla sua missione. San Paolo ci ricorda: “Non abbiamo alcun potere contro la verità, ma per la verità” (2 Cor 13, 8).
Se la verità è liberatrice e se la Buona Novella di Gesù Cristo salva ed eleva, allora i mezzi di comunicazione possono veramente essere espressione dell’aspirazione umana e incentivo alla speranza cristiana.
La libertà che viene dalla verità può dare alla famiglia umana una visione di ciò che può essere, di ciò che dovrebbe essere e può dare ad ogni essere umano la consapevolezza del destino che Dio ci ha preparato in ragione della dignità che ci ha conferito. Ove i mezzi di comunicazione sociale non riflettono la verità, tolgono la speranza. E gli esseri umani subiscono l’oppressione, la schiavitù e la disperazione.
I mezzi di comunicazione sociale devono offrire speranza alla famiglia umana, la speranza di realizzare la propria dignità come figli e figlie di un Padre amorevole che li ha chiamati qui ad una vita di santità e li ha destinati ad una vita di felicità eterna nell’altro mondo.
I cosiddetti mezzi di svago offrono speciali possibilità di trasmettere la speranza con la narrazione di vicende che incoraggiano, attraverso modelli che ispirano ed esperienze comuni che danno consolazione e conforto. I mezzi di comunicazione sociale possono davvero consolare gli afflitti e ravvivare la speranza.
Forse, tuttavia, gli effetti della comunicazione sociale più visibili sono quelli che si esprimono nel comportamento umano. È noto che parole trasmesse per radio o scritte nei giornali possono incitare alla violenza; che le immagini proiettate nei film o in televisione possono scatenare le passioni. Questi sono certamente pericoli da evitare, tentazioni cui resistere.
Ciò che non è stato sufficientemente sottolineato, tuttavia, è che i mezzi di comunicazione - come dice il loro stesso nome - possono fungere da catalizzatore per l’unità ed essere un invito alla carità. I nuovi media di recente hanno focalizzato l’attenzione del mondo sulla tragica situazione delle vittime della fame in Africa e la generosità nell’aiuto da parte di coloro che sono stati toccati dal bisogno di tanti loro fratelli e sorelle ha avuto un effetto molto benefico.
I nuovi media hanno avuto in questo caso il ruolo di suscitare una sempre maggiore risposta di solidarietà in situazioni di emergenza, e hanno contribuito ad unire più strettamente la famiglia umana attraverso la carità fattiva. Che continuino a farlo, ove ve ne sia bisogno.
Tramite drammatiche sequenze cinematografiche e televisive è possibile inoltre approfondire la conoscenza della gamma completa dei bisogni umani e si può essere messi in grado di rispondere con amore e comprensione alle persone angosciate, sole, ammalate e bisognose. Uno dei segni dell’amore, tuttavia, è la presenza. Dio è presente in tutte le cose che ha fatto. Altrimenti non continuerebbero ad esistere: per amore egli ci ha chiamati all’esistenza e per amore ci sostiene nell’esistenza. Quello che ci unisce come membri della famiglia umana - quello che ci fa presenti gli uni agli altri - dovrebbe, dunque, ricordarci che siamo tutti figli di un solo Padre.
I moderni mezzi di comunicazione rendono possibile tale unità attraverso la comune esperienza di quanto viene diffuso o anche la presenza simultanea a un avvenimento mediante i collegamenti elettronici che circondano il globo, raggiungendo perfino lo spazio.
È possibile condividere insieme l’emozione di una tragedia; esaltarsi insieme nella comune esperienza di un trionfo umano. Si può, in breve, essere uniti tramite i moderni mezzi di comunicazione, uniti nella verità di un’esperienza comune, uniti nei diversi aspetti di una comune aspirazione, uniti in una risposta comune ai bisogni umani o nell’ammirazione comune dell’eroismo umano. Si può forse, come mai prima d’ora, essere uno nella fede, nella speranza e nella carità.
Sì, le vostre attività come membri della Pontificia commissione per le Comunicazioni Sociali sono estremamente importanti. Voi riflettete il vivo desiderio della Chiesa non solo di comunicare la Buona Novella di Gesù Cristo mediante i mezzi di comunicazione, ma anche di promuovere l’unità e la carità nel nostro mondo ancora diviso.
Per mezzo delle meraviglie che l’uomo ha scoperto nel mondo creato da Dio, voi state cercando di comunicare la luce della verità liberatrice di Cristo e il calore del suo amore che salva.
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