DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'ASSEMBLEA GENERALE DEL CONSIGLIO SUPERIORE
DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE
Venerdì, 3 maggio 1985
Carissimi nel Signore!
1. In occasione dell’annuale assemblea generale del consiglio superiore delle Pontificie opere missionarie, avete voluto incontrarvi con me, come negli anni scorsi, al fine di infervorarvi nel vostro meritorio impegno a dilatare il regno di Dio in tutto il mondo e ad infondere nel cuore di tutti i seguaci di Cristo l’ardore e la consapevolezza del carattere “missionario” del loro Battesimo.
Porgo il mio saluto al nuovo pro-prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, Monsignor Jozef Tomko; a Monsignor Simon Lourdusamy, segretario del dicastero e presidente delle Opere pontificie; ai segretari generali, ai consiglieri, ai direttori nazionali giunti da tutti i continenti, e al personale dei segretariati generali.
Il mio fervido saluto, unito alla mia sincera ammirazione e viva gratitudine - che è quella di tutta la Chiesa - va anche e soprattutto agli innumerevoli, nascosti, silenziosi vostri collaboratori e collaboratrici nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti, e ai missionari e missionarie dei vari ordini, congregazioni e istituti religiosi e secolari, che, lontani dalla patria terrena e dai loro cari, in mezzo a grandi difficoltà ma in piena adesione al comando di Cristo, cooperano nell’opera dell’evangelizzazione, disposti sempre a donare tutto per tale altissima finalità spirituale, financo la loro stessa vita. Il mio commosso ricordo va in questo momento all’indimenticabile figura, del giovane missionario del PIME, il padre Tullio Favali, barbaramente trucidato nelle Filippine, l’11 aprile scorso, mentre svolgeva il suo ministero di riconciliazione e di pacificazione. Tali sanguinosi episodi ci richiamano alla memoria quanto Gesù disse agli apostoli nell’ultima cena: “Ricordatevi della parola che ho detto: un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15, 20).
2. Esprimo a voi, qui presenti, il mio compiacimento per quanto le Pontificie opere missionarie - della Propagazione della fede, di San Pietro apostolo, della Santa infanzia, dell’Unione missionaria - hanno realizzato e intendono continuare a realizzare per diffondere lo “spirito missionario” tra i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi, i laici, per renderli più aperti e lungimiranti nella visione dei problemi della Chiesa, a carattere universale, secondo la felice espressione del decreto conciliare sull’attività missionaria: le Opere missionarie sono lo strumento principale “per infondere nei cattolici, fin dalla più tenera età, uno spirito veramente universale e missionario” (Ad gentes, 38). Tale sensibilità missionaria si è accresciuta col Concilio Vaticano II, in particolare per merito della costituzione dogmatica Lumen gentium e del citato decreto Ad gentes. Auguro a tutti i fratelli e sorelle nella fede, che svolgono in qualsiasi modo opera di evangelizzazione, di mantenere e di accrescere il loro fervore dello spirito: “Conserviamo la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime. Sia questo per noi - come lo fu per Giovanni Battista, per Pietro e Paolo, per gli altri apostoli, per una moltitudine di straordinari evangelizzatori lungo il corso della storia della Chiesa - uno slancio interiore che nessuno, né alcuna cosa potrà spegnere. Sia questa la grande gioia delle nostre vite impegnate”: sono le vibranti parole del mio grande predecessore Paolo VI (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 80).
3. Durante i lavori dell’assemblea generale avete approfondito il tema dell’“animazione missionaria della gioventù”, in concomitanza con l’Anno internazionale della gioventù, proclamato per quest’anno dall’Organizzazione delle Nazioni Unite.
I giovani e le giovani sono aperti e disponibili ai grandi ideali; e quale ideale più alto che quello di collaborare, con tutta la donazione e dedizione possibili, all’avvento del regno di Dio sulla terra e nei cuori? Partecipare alle iniziative per aiutare spiritualmente ed economicamente le missioni, le giovani Chiese? Offrire il proprio tempo, le proprie energie e, nel caso di una specifica “vocazione”, tutta la propria esistenza?
Nella mia recente Lettera ai giovani e alle giovani del mondo, rivolgendomi a ciascuno di loro, dicevo: “Se una tale chiamata giunge al tuo cuore, non farla tacere! Lascia che si sviluppi fino alla maturità di una vocazione! Collabora con essa mediante la preghiera e la fedeltà ai comandamenti . . . C’è un enorme bisogno di molti che siano raggiunti dalla chiamata di Cristo: “seguimi”” (Giovanni Paolo II, Epistula ad iuvenes, Internationali vertente Anno Iuventuti dicato, 8, 31 marzo 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 776). Auspico di gran cuore che tanti giovani e tante giovani sappiano ascoltare e accogliere la parola e l’invito di Cristo!
4. In questa udienza ricordo con grande gioia le mie visite pastorali in Asia, in Africa e in America Latina; ripenso in particolare all’incontro con i sacerdoti novelli ordinati in Corea e con i numerosi studenti di teologia nei seminari, che sono talmente sovraccarichi da non aver posto per tutti i candidati.
È proprio uno dei grandi doni, offerto dallo Spirito Santo alla Chiesa del nostro tempo, il fatto che sia giunto a maturità, durante gli ultimi decenni, un clero locale nelle giovani Chiese, con un’ampiezza ancora sconosciuta precedentemente. Sì, noi possiamo fare un grande passo in avanti; una nuova tappa si annuncia. Già missionari delle giovani Chiese, che erano fino a poco tempo fa Paesi di missione, si slanciano verso altre contrade del mondo per rispondere anch’esse alla missione di evangelizzazione del Cristo!
Tale sviluppo, così benvenuto, non rende certamente superfluo il servizio realizzato finora dai missionari. È nell’amalgama tra missionari e clero locale, che appare chiaramente il carattere cattolico, universale della Chiesa.
Con speciale compiacimento ho sentito parlare della vostra decisione, in quanto direttori nazionali dell’Opera di San Pietro apostolo, di sviluppare per il centenario dell’Opera, nel 1989, una particolare iniziativa: quella di vivificare da qui ad allora l’Opera di San Pietro apostolo per le missioni in tutta la Chiesa. Chiedo fin d’ora ai vescovi e a tutti i fedeli cattolici di sostenere questo impegno: nessuna vocazione deve essere perduta per mancanza di mezzi disponibili!
Al presente, in alcuni Paesi dell’Asia e dell’Africa, ci sono più candidati allo studio della teologia di quanti se ne possano accettare. Molti vescovi del Terzo mondo hanno inoltre grandi difficoltà a raccogliere i mezzi necessari per le necessità della vita corrente e degli studi, in quanto molte vocazioni provengono da famiglie povere. Essi hanno bisogno di un forte aiuto finanziario! Quanti frutti porterebbero la condivisione e l’aiuto dei fedeli! Si faciliterebbe il comando del Signore: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15; cf. Mt 28, 19-20).
5. Ho appreso anche con sincera soddisfazione che, nell’ambito di tale iniziativa, si pensa di rendere più intensa la preghiera per le vocazioni, in particolare quella comune, perché mediante la preghiera si ottengono le vocazioni (cf. Mt 9, 37-38), ad esempio per mezzo della preghiera dell’Angelus, recitato per ottenere vocazioni in tutte le parti del mondo. Maria santissima è infatti la prima creatura vissuta totalmente per Gesù Cristo, e la cui esistenza non ha avuto altro scopo che lui, suo Figlio e suo Dio! Ella ebbe la vocazione di appartenere a Gesù e di vivere nella sua vicinanza e nel suo amore. Ella precorse, nella sua vocazione e nel suo dono di sé, tutte le vocazioni, in particolare quella di quanti sono chiamati a seguire più da vicino il Signore.
Vi incoraggio in questa decisione, perché pregare con Maria e come Maria significa chiedere in maniera eccellente vocazioni allo Spirito Santo. L’Angelus è particolarmente appropriato come preghiera le vocazioni.
Per le vocazioni. Ed è a Maria santissima, Regina delle missioni, “Stella dell’evangelizzazione” (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 8) che, agli inizi del mese a lei particolarmente dedicato, affido le Pontificie opere missionarie, il loro ulteriore e crescente sviluppo perché il messaggio del suo figlio Gesù, Redentore dell’uomo e del mondo, si diffonda, si dilati sempre più in tutti i continenti, penetri e trasformi i cuori degli uomini tutti.
Ottenga ella la grazia che tutti i battezzati, consapevoli della loro altissima dignità di figli di Dio, siano sempre animati da un intenso spirito missionario.
Con questi voti ben volentieri imparto la benedizione apostolica a voi, ai vostri collaboratori, a tutti i missionari e a tutte le missionarie, sparsi nel mondo.
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