DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA VISITA ALL’AMBASCIATA D’ITALIA
PRESSO LA SANTA SEDE
Domenica, 2 marzo 1986
Signor ministro, signor ambasciatore, cari fratelli e sorelle!
Vi sono riconoscente per la cordialità, con la quale avete accolto il mio arrivo in questo luogo. E in particolare ringrazio lei, signor ministro, per le cortesi parole, che mi hanno manifestato da quale sensibilità e da quale spirito di collaborazione siano animate le persone di questa Ambasciata nel curare i rapporti tra lo Stato italiano e la Santa Sede.
Tali amichevoli e soddisfacenti relazioni contribuiscono - nel rispetto del proprio compito e in reciproca fiducia - al bene comune di questa Nazione e all’opera che la Chiesa svolge per portare al mondo la pace e la verità di Cristo. Il messaggio di giustizia e di carità del Redentore rende l’uomo capace di edificare una civiltà, dove l’impegno operoso dei singoli può condurre ad una convivenza sociale autentica e rispettosa della dignità della persona.
L’accoglimento dell’invito a sostare in questa Rappresentanza diplomatica ha come occasione immediata la visita pastorale alla vicina basilica di Sant’Eugenio. Tuttavia il motivo profondo per cui volentieri ho accettato di venire qui è il particolare affetto, e anche la stima vivissima, per l’Italia, la cui storia e il cui patrimonio culturale, morale e religioso è singolarmente intrecciato con il cristianesimo. È dunque con sentimenti di simpatia che rivolgo il mio saluto a lei, signor ministro, e a lei, signor ambasciatore, a cui mi è gradito manifestare sincero apprezzamento per l’accoglienza.
Il mio saluto va poi agli alti funzionari e a tutto il personale di questa Ambasciata. A tutti giunga il mio augurio di un sempre proficuo buon lavoro.
Saluto i parenti di ciascuno di voi. Carissimi, la vostra presenza dà a questo incontro un tono di lieta familiarità, favorisce un clima di fraterno colloquio. Il mio auspicio per voi è che la vostra vita sia sempre una testimonianza dell’amore di Dio e dei fratelli, attenti alla verità, fermi nella speranza, pazienti nelle fatiche e tenaci nelle difficoltà. In ciò vi sia di esempio e di sostegno san Carlo Borromeo, come benevolmente indicò Papa Paolo VI, quando, nell’ottobre del 1964, venne in questo edificio - che appartenne alla Famiglia Borromeo - per benedirne la cappella dedicata a tale santo, portando in dono una sua preziosa reliquia.
Di tutto cuore auspico serena prosperità per voi e costante progresso per l’intero popolo italiano, così degnamente rappresentato dal signor presidente della Repubblica, al quale intendo far giungere questi voti. Per quanto mi è suggerito dall’amore di pastore offrirò sempre il mio spirituale sostegno e non cesserò mai di pregare perché il Signore onnipotente faccia scendere su di esso l’abbondanza dei doni celesti.
A tutti voi imparto l’apostolica benedizione.
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