DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELL’ASSOCIAZIONE AMERICANA «FADICA»
Venerdì, 23 maggio 1986
Cari amici, è un piacere per me darvi il benvenuto oggi in Vaticano. Allo stesso modo sono contento di essere informato della vostra attività, dei vostri scopi e dello spirito che vi unisce nell’associazione FADICA (Fondazioni e donatori interessati alle attività cattoliche).
Fate bene a considerare la vostra eredità come strettamente legata ai principi a lungo espressi nella tradizione della Chiesa. Molti di questi principi furono enfatizzati dal Concilio Vaticano II e sono ora una fonte di ispirazione per voi nelle vostre iniziative comuni. Tra questi ci sono i principi di condivisa responsabilità per il Vangelo, l’incarico del laicato, l’ordinare tutte le attività temporali alla gloria di Dio, la promozione del bene comune, l’importanza del servizio alla Chiesa e del servizio nella Chiesa nel mondo e la necessità di portare il sollevante messaggio del Vangelo in ogni sfera della vita umana.
Era conveniente che questa visione conciliare condivisa da un numero di individui potesse cominciare a far sorgere un’organizzazione permanente nel 1975, durante l’Anno santo della redenzione e della riconciliazione. Conseguentemente la vostra associazione vi ha messo in grado di abbracciare una vasta gamma di impegni comprendente l’assistenza fraterna, sforzi caritatevoli e varie iniziative in favore dei poveri e dei bisognosi. Nel vostro impegno vi siete sforzati di condividere vedute ed esperienze, e di collaborare in un modo sistematico e organizzato per raggiungere il vostro fine.
La Chiesa nota con grande soddisfazione il vostro interesse per le sue attività, sia che esse siano a livello di parrocchia, diocesi, Nazione o Chiesa universale. La Santa Sede è molto grata per l’impegno della vostra associazione per rendere la filantropia più effettiva nel sostegno alla missione della Chiesa cattolica, e oggi esprimo volentieri questa gratitudine. Allo stesso tempo vi voglio incoraggiare non solo nelle vostre imprese individuali, e so che la lista è lunga, ma anche a mantenere quello spirito di unità e collaborazione che vi dà maggiori possibilità di generoso servizio.
Tutte le vostre attività e programmi umanitari sono immensamente nobilitati dalla vostra fede in Gesù Cristo e dalla virtù della carità soprannaturale che lo Spirito Santo ha infuso nei vostri cuori. La vostra fede e la vostra carità sono incentivi costanti non solo per perseverare nel rendere servizio all’umanità, ma anche a scoprire con una sempre più nuova creatività ciò che voi potete fare per la Chiesa e per il mondo.
Come laici nella Chiesa siete impegnati nel retto ordinamento e nella giusta amministrazione degli affari temporali. Ma questa vocazione è proprio al cuore del mistero di Cristo, che salva e risolleva l’umanità e che è vivo in voi e desidera amare e servire tramite voi.
Cari amici: in questa occasione che siete riuniti a Roma per riflettere sulle vostre attività e sulle vostre possibilità di servizio e anche sulla vostra vocazione siate coscienti della grande sfida di san Paolo: “Tutto quello che fate in parole e opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre” (Col 3, 17).
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