DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI PARTECIPANTI AL RADUNO EUROPEO
PROMOSSO DALLA COMUNITÀ DI TAIZÉ
Mercoledì, 30 dicembre 1987
1. Grazie, caro fratel Roger, per le sue parole piene di fiducia e di speranza in Dio e nei giovani. Sapete che è perché condivido questa fiducia e questa speranza che ho voluto fermarmi a Taizé nel corso della mia visita pastorale in Francia l’anno scorso.
In questi giorni, cari giovani, siete voi che vi fermate a Roma nel corso del vostro “pellegrinaggio di fiducia sulla terra”. Avete scelto di fare tappa, di incontrare il Papa e i fedeli della sua diocesi e di pregare con loro in questi luoghi in cui gli apostoli Pietro e Paolo e molti altri martiri hanno versato il loro sangue con fedeltà a Cristo. È una gioia e un incoraggiamento per noi ricevervi, così numerosi, e di beneficiare dell’entusiasmo della vostra giovinezza e della vostra fede, in questo periodo in cui proponiamo un sinodo diocesano per approfondire il senso della comunione e della missione che abbiamo ricevuto da Gesù Cristo.
2. Cari giovani, cari pellegrini della fiducia, siate i benvenuti nel nome del Signore!
Il Papa si sente profondamente impegnato con voi in questo “pellegrinaggio della fiducia sulla terra”. Anch’io, come voi, sono costantemente angustiato vedendo che i cristiani non sono tutti uniti nella piena comunione della fede e della carità; sapendo che migliaia di esseri umani soffrono e muoiono a causa della carestia o di orribili conflitti armati tra le nazioni, constatando che i diritti dell’uomo, e in particolare la libertà religiosa, sono ancora sovente scherniti in molti luoghi della terra; ascoltando la voce di tanti giovani angosciati per il loro avvenire personale e per quello dell’umanità.
So che tutte queste preoccupazioni sono anche le vostre, ma nello stesso tempo so che voi possedete una certezza che procura un’indefettibile speranza: noi crediamo che Cristo ci accompagna nel cammino dell’intera nostra vita e che la sua misteriosa presenza è come un fuoco che non si spegne mai.
Egli è presente nell’intimo di ogni uomo e di ogni donna, anche se, troppo spesso, la cenere della paura e dell’egoismo impedisce alla fiamma di salire e al fuoco di irradiare il suo calore.
3. Per essere un pellegrino fidato di Cristo è indispensabile realizzare ogni giorno una peregrinazione interiore in noi stessi, cercando la luce di Cristo, camminando per incontrare la persona di Gesù che, nella pace della preghiera, si fa pellegrino insieme e noi. Meditando la sua parola diventiamo capaci di comprendere fino a che punto egli ci ama. Nello stesso tempo prendiamo coscienza del fatto che egli non è solo, del fatto che possiamo e dobbiamo amarlo nel corpo del quale egli stesso è la testa, come afferma san Paolo (cf. Col 1, 18).
Tale corpo è la Chiesa della quale diventiamo membri con il Battesimo, nella quale l’amore di Cristo ci unisce e ci incoraggia attraverso la parola di Dio e dei sacramenti. Arriviamo a capire anche che Cristo ci invia per annunciare la buona novella agli altri, cioè a tutti, poiché è l’amico e il Signore di tutti gli uomini e di tutte le donne e, di conseguenza, vuole la loro salvezza.
4. Per accogliere Cristo che ci ama, amare Cristo nella comunione d’amore che è la Chiesa, renderci disponibili a Cristo che ci manda ai nostri fratelli e sorelle; questi sono tre atteggiamenti base per poter intraprendere un pellegrinaggio di verità su questa terra, illuminata da colui che i profeti hanno chiamato “sole della giustizia” (Ml 3, 20). Per questo motivo alcuni di voi viaggiano da un continente all’altro e coprono grandi distanze. Ma ognuno di voi può essere pellegrino della fiducia nei luoghi dove vive, dove lavora o studia, nelle vostre famiglie e nelle vostre parrocchie. Ricordate le parole di Gesù: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace; non come ve la dà il mondo io ve la do. Non sia turbato il vostro cuore e non abbiate paura” (Gv 14, 27). In comunione con la Chiesa è vostro compito agire nei luoghi dove siete, per cercare la riconciliazione e la condivisione, costruire la pace per alleviare le sofferenze.
È così che posso servire la fede e l’unità tra i cristiani ed essere messaggero di pace nel mondo, anch’io sono chiamato ad essere pellegrino della fiducia in nome di Cristo. Vi chiedo di pregare per me, per i miei ministri della diocesi di Roma e dell’intera Chiesa, specialmente durante i miei viaggi pastorali. Siate certi che pregherò per voi perché siate pellegrini fedeli e coraggiosi nel nome di Cristo.
5. W tym świątecznym okresie Bożego Narodzenia i Epifanii Chrystusa, w ślad za pasterzami i mędrcami, pielgrzymujemy duchowo razem ze wszystkimi chrześcijanami świata do Betlejem, aby kontemplować i rozważać tajemnicę narodzenia Syna Bożego w ubóstwie żłobu. Wobec słabości Bożego Dziecięcia, stajemy się zdolni przyjąć naszą słabość, zrozumieć, że Chrystus do niej przychodzi, daje duchowy wzrost, objawia swoją moc, która wedle słów Apostoła “w słabości się doskonali”. I nasza radość staje się “radością niewymowną”; nasza ufność doznaje umocnienia. Podobnie jak Matka Boza pragniemy nieść światu Dobrą Nowinę tego, który nas przyjmuje, i którego my przyjmujemy. Pragniemy pielgrzymować z ufnością po tej ziemi.
Drodzy młodzi przyjaciele, nasz świat tak bardzo potrzebuje nadziei i zawierzenia, pojednania, jedności i pokoju!
Życzę Wam z całego serca, by świat ten–patrząc na Wasze życie–nie przestawał słyszeć i coraz lepiej rozumieć anielską pieśń, jaka rozległa się w noc Bożego Narodzenia:
“Chwała Bogu na wysokościach, a na ziemi pokój ludziom Jego upodobania”.
Il discorso del Santo Padre si conclude con una invocazione finale, letta in francese e nelle altre lingue dei giovani europei partecipanti all’incontro.
Signore Gesù donaci la fiducia e la tua Parola!
Donaci la forza del tuo amore!
Donaci la gioia di essere per tutti gli uomini dei fratelli.
Seigneur Jésus, donne-nous confiance en ta Parole!
Donne-nous la force de ton amour!
Donne-nous la joie d’être pour tous les hommes des frères!
Mein Herr Jesus, schenke uns Vertrauen und Dein Wort.
Schenke uns die Kraft Deiner Liebe.
Schenke uns die Freude, daß wir für alle Menschen, Brüder sein.
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