DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL NUOVO AMBASCIATORE DEL MADAGASCAR PRESSO
LA SANTA SEDE S.E. IL SIGNOR JEAN ERNEST BEZAZA
Lunedì, 5 gennaio 1987
Signor Ambasciatore,
1. È per me una grande gioia accogliere qui Vostra Eccellenza come ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Democratica del Madagascar, e di constatare così che la grande isola è nuovamente rappresentata presso la Santa Sede in modo costante nel quadro delle relazioni diplomatiche stabilite ormai da 20 anni.
Apprezzo i sentimenti e gli auguri che mi esprimete da parte di Sua Eccellenza il Presidente Didier Ratsiraka, e nello stesso tempo a nome vostro: in essi voglio leggere l’impegno e la volontà di ricercare con la Santa Sede tutto quello che può favorire sia il bene della vostra nazione come pure il bene della Chiesa nel Madagascar, nel rispetto di tutti i cittadini. Vi affido il compito di essere interprete presso il vostro Presidente della mia gratitudine e dei miei cordiali auguri, che formulo per l’adempimento della sua alta carica e per la felicità di tutti i vostri compatrioti.
2. Sono stato egualmente molto sensibile alla bella testimonianza che avete espresso per quanto riguarda la storia religiosa del vostro paese. Effettivamente la religione ancestrale ha permesso a innumerevoli generazioni, che non potevano conoscere la rivelazione portata dal Cristo, di adorare il Creatore di tutta la natura e di considerarlo come giudice della condotta degli uomini. In questo senso si sono sviluppati un certo numero di valori morali e spirituali, che è importante guidare verso la perfezione. Il cristianesimo ha preso avvio in questo contesto, rivelando la paternità e l’amore di Dio, che ci invita senza posa all’amore fraterno secondo l’esempio di Gesù Cristo e con l’aiuto dello Spirito Santo. Giustamente voi indicate il problema dell’inculturazione della fede cristiana, già iniziata nel vostro paese, affinché porti tutto il suo frutto in corrispondenza ai valori che segnano in profondità l’anima malgascia e in riferimento al patrimonio essenziale della Chiesa universale. La tolleranza, o meglio il rispetto verso gli altri credenti e il progresso dell’ecumenismo vanno di pari passo con la sollecitudine per l’evangelizzazione della Chiesa, manifestando così a tutti la Buona Novella del Cristo in un clima di libertà religiosa. Ma non si può forse dire anche che i cristiani malgasci, che formano una parte notevole della popolazione ed esercitano a diversi livelli grandi responsabilità, devono essere nello stesso tempo fieri della fede del loro battesimo e coscienti dell’obbligo di far onore a tale fede, traendone tutte le conseguenze sia nella loro testimonianza religiosa sia nella loro vita familiare, professionale e civica, attingendo dal Vangelo un dinamismo sempre nuovo di verità, di giustizia e di fraternità, di cui appunto la società ha bisogno? È desiderabile che i cristiani non separino mai la fede che li onora dai comportamenti della fede vissuta.
3. La partecipazione della Chiesa cattolica al servizio degli uomini si concretizza nel vostro, come in molti altri paesi, nelle opere di cui Vostra Eccellenza ha sottolineato l’irradiamento, sia per quanto riguarda l’insegnamento, l’educazione, la formazione professionale oppure le cure mediche, le istituzioni sociali o le iniziative di soccorso e di aiuto reciproco. Abbiamo preso parte recentemente alle calamità provocate dai tifoni e dalle inondazioni. Sì, la Chiesa assicura volentieri questi servizi, nella misura in cui le sue possibilità glielo permettono e secondo il modo in cui essa concepisce il sostegno; la Chiesa cerca di far questo a vantaggio di tutti, senza distinzione alcuna, soprattutto a vantaggio dei più poveri. Lo specifico della sua attività, cui essa tiene in modo particolare, concerne precisamente lo spirito di disponibilità e di carità, che essa attinge nel Vangelo.
Ma l’azione dei cristiani non consiste anzitutto in queste opere o istituzioni specifiche. Nel rispetto delle competenze dello Stato, che ha il compito di creare o di garantire le condizioni del bene comune, la Chiesa desidera contribuire per parte sua alla formazione della coscienza dei cittadini, specialmente dei suoi fedeli battezzati, adulti o giovani che frequentano le scuole pubbliche. Essi potranno così, pur professando la loro fede nel culto e nella preghiera, dare il proprio contributo per rispondere agli ingenti bisogni materiali e spirituali dei loro compatrioti, secondo le responsabilità sociali che incombono su di loro. Essi infatti non possono non desiderare che il problema della fame e in particolare quello dell’approvvigionamento del riso trovino soluzione in una migliore produzione e in una migliore distribuzione; così pure desiderano che la sicurezza delle persone sia assicurata sempre più, che la vita umana sia rispettata fin dal suo inizio e la famiglia sia sostenuta, che la cultura malgascia si approfondisca in una apertura verso l’universale, che le cariche pubbliche siano esercitate in spirito di servizio disinteressato, con equità e verità, lungi da ogni corruzione o ricerca di profitto personale; che sia sviluppato il senso di responsabilità, della partecipazione attiva e della solidarietà; che l’urgenza di far convergere gli sforzi verso gli obiettivi prioritari si articoli con il dinamismo delle iniziative private e dei ceti intermedi, che la dignità della persona umana sia sempre rispettata e promossa. I responsabili del bene comune della nazione, il cui compito è pesante e richiede il sostegno di tutti, non ignorano che tali valori permettono di costruire la società giusta e fraterna, cui tutti aspirano. Non hanno dunque nulla da temere dagli sforzi rivolti a questo fine, con mezzi che rispettano la loro autorità e fanno appello alla coscienza. È in questo senso che i vescovi del Madagascar, mediante la loro commissione permanente, hanno pubblicato la lettera dell’otto febbraio 1986, e la Santa Sede non può che approvarli e incoraggiarli. Hanno fatto ciò evidentemente come figli della nazione, con la chiarezza e la fermezza inerenti alla loro responsabilità morale, spirituale, e ispirati dall’amore per la loro patria e per tutti i propri concittadini.
4. Sul piano internazionale, la Repubblica democratica del Madagascar ha occupato felicemente il suo posto nel concerto delle nazioni e a questo riguardo, signor Ambasciatore, avete sottolineato alcuni princìpi che sono cari alla Santa Sede. Infatti si deve dare la priorità alla lotta contro la miseria e la fame, alla protezione dei diritti degli individui e dei popoli, senza dimenticare i loro doveri, allo sviluppo del terzo mondo, all’equità nelle relazioni e alla solidarietà, senza di cui la pace sarebbe illusoria e precaria. La pace è tanto più apprezzabile quanto più si situa nel quadro della libertà dei popoli; quest’ultima poi è compatibile con un aiuto reciproco sempre necessario, ma equo, rispettoso della loro dignità e responsabilità. Il governo del Madagascar ha espresso la sua preferenza per una diplomazia multilaterale, che permette di diversificare le sue relazioni in una politica di non–allineamento. La Santa Sede desidera che il paese ne tragga beneficio e possa sviluppare tutte le sue potenzialità, in modo realistico, pur continuando a recare agli altri paesi dell’Oceano Indiano, dell’Africa o del mondo, l’apporto della sapienza malgascia che aiuta a superare gli ostacoli della pace e della giustizia con mezzi conformi alla ragione e al bene degli altri, scevri da ogni ideologia.
Da parte mia, formulo fervidi auguri per il progresso umano e spirituale del vostro paese e prego Dio di ispirare i vostri compatrioti e i loro governanti nella ricerca sincera di questo progresso. Che tutti gli abitanti del Madagascar siano sicuri della stima e dell’affetto del Papa, che segue con simpatia i loro sforzi! E voi pure, signor Ambasciatore, troverete sempre presso la Santa Sede l’accoglienza, la comprensione e il sostegno necessari affinché la vostra alta funzione contribuisca a servire il destino del vostro popolo.
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