DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELL’ASSOCIAZIONE «NECCHI»
Sabato, 30 maggio 1987
Cari fratelli e sorelle.
1. Ringrazio di cuore il professor Brioschi per il cordiale indirizzo di saluto e per le parole con le quali ha voluto presentarmi la vostra associazione nelle sue finalità e nei suoi recenti sviluppi.
Nel salutarvi tutti con affetto, desidero esprimere il mio vivo compiacimento per la vostra attività di laici cattolici impegnati nel mondo della cultura e delle professioni, allo scopo “d’informare dello spirito cristiano la mentalità ed i costumi, le leggi e le strutture della comunità” (Apostolicam Actuositatem, 13).
2. Il modo specifico col quale la vostra associazione intende realizzare questi fini, fu chiaramente delineato da padre Gemelli nel 1932: “Conservare e accrescere in sé e negli altri il dono della fede; sentire l’importanza dei problemi intellettuali vissuti cristianamente, come ha loro insegnato l’università, mirando ad una costruzione interna ed organica, in perfetta armonia di anima e di corpo. Nella professione che esercitano, ciò che ciascuno ha imparato deve servire a sé ed agli altri. In essa bisogna portare la virtù per contribuire attivamente allo sviluppo sociale; e quando speciali difficoltà insorgessero, l’unità di vita e d’ideali, esistente fra laureati, sia pegno di reciproco aiuto”.
Questi ideali furono realizzati in una forma esemplare da colui dal quale prende nome il vostro sodalizio: il servo di Dio Ludovico Necchi. Nella sua figura poliedrica e straordinaria troviamo come una sintesi vivente degli ideali dell’impegno del laico cattolico: egli fu un professionista, padre di famiglia, studioso, amministratore pubblico, sensibilissimo ai problemi umani del suo tempo, alla cui soluzione, nella luce della fede, egli si dedicò con instancabile generosità e profonda competenza.
3. Vico Necchi è stata una figura rappresentativa della cultura cattolica italiana dell’inizio del secolo. In quegli anni non facili, egli temprò le sue forze di intellettuale cattolico, raggiungendo un’idea di cultura cristiana chiara e profonda, che a tutt’oggi conserva la sua validità. Dice egli infatti: “La cultura preserverà noi e le popolazioni alle quali noi parliamo dagli errori di valutazione delle illusioni, frutto di passioni momentanee, e dal semplicismo; darà ampia ed esatta concezione delle cose, rafforzerà la fedeltà alla Chiesa, dimostrando l’inanità del preteso conflitto tra scienza e fede e la vanità di ogni movimento di riforma religiosa e morale fuori della Chiesa”.
4. Com’è importante anche oggi, cari fratelli, questo problema della cultura cattolica! Per questo, l’esempio e le parole che ho citato di Vico Necchi restano di grande attualità. Con la sua vita egli costituisce, anche per gli uomini d’oggi, un convincente richiamo a ricordarsi che la rettitudine dell’azione suppone necessariamente la rettitudine di una concezione di fondo della realtà e dell’esistenza umana. In questa visuale, nell’ultimo articolo che egli scrisse per la rivista di filosofia neoscolastica, egli notava giustamente come il carattere fondamentale della filosofia cristiana fosse quello di porre e risolvere “il problema dell’essere e del conoscere in modo non contrastante con la soluzione che il cristianesimo dà del problema della vita”.
Per questo, davanti al disastro immane della Prima Guerra Mondiale, egli comprese lucidamente che una simile catastrofe non poteva non avere alle sue radici un profondo oscuramento dell’intelligenza umana circa i valori metafisici e le ragioni ultime dell’agire morale. Scriveva egli infatti nel dicembre del 1914 nella rivista “Vita e Pensiero”: “Noi guardiamo con suprema tristezza a questo miserando spettacolo. E pensiamo che la felicità dei popoli, come quella degli individui, poggia su basi che non si possono impunemente scuotere o minare. L’individuo umano e l’aggregato sociale hanno anzi tutto e soprattutto bisogno di principi: hanno bisogno di sapere con certezza chi sono, perché sono, donde vengono, dove vanno; hanno bisogno, sia nel campo intellettuale che morale, dell’Assoluto!”.
Queste riflessioni, queste esortazioni oggi valgono più che mai, e per questo dobbiamo farle nostre ed operare nel senso da esse indicato. E ciò spetta in modo speciale a voi, cari fratelli, che avete Vico Necchi come patrono della vostra associazione.
5. In ciò deve consistere, in modo speciale, l’impegno intellettuale, morale e professionale di testimonianza cristiana per coloro che hanno studiato all’Università Cattolica del Sacro Cuore, alla luce dell’insegnamento ricevuto da padre Gemelli e dai suoi successori. Il ruolo dell’Associazione “Necchi” sta precisamente nel promuovere e nell’approfondire - in unione con l’Università Cattolica - tale impegno nei molteplici settori professionali della tecnica, delle comunicazioni, della medicina, della magistratura, del commercio, dell’arte, della politica, della cultura e, insomma, di tutti i valori che promuovono la dignità dell’uomo e la crescita sociale.
Il fervido voto, che pertanto io intendo qui formulare, è che il vostro cammino di crescita e di responsabilità abbia a continuare e a portare sempre maggiori frutti, per il bene del laicato cattolico italiano, per lo sviluppo della società civile, per l’espansione della Chiesa e l’avvento del regno di Dio.
Naturalmente, è opportuno che tale cammino venga da voi compiuto in stretta collaborazione con l’Università Cattolica, a cui i laureati e diplomati possono costantemente attingere per offrire una testimonianza sempre più matura ed incisiva.
Esprimo inoltre l’auspicio che la vostra attività voglia anche mettersi in ascolto delle necessità delle Chiese locali, ed offrire una valida collaborazione per la promozione, al loro interno, della maturazione del laicato cattolico.
Con tali sentimenti, desidero manifestarvi tutta la mia gioia per questo incontro, mentre imparto a tutti voi, alle vostre famiglie, ai vostri colleghi ed alle persone care, la mia benedizione.
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