VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA
DI SAN MELCHIADE PAPA AL LABARO
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 8 novembre 1987
Ai bambini della parrocchia
Saluto i bambini della scuola materna, quelli delle elementari, e mi domando chi vi conduce dalla materna alle elementari: sono i vostri genitori prima, poi le vostre suore, i maestri e i sacerdoti. Ma oltre a loro è Gesù Cristo che vi conduce per mano. È lui che ci conduce al Battesimo per farci simili a lui perché con il Battesimo diventiamo figli di Dio. Lui Figlio di Dio, generato non creato, noi figli adottivi. Gesù ci conduce anche attraverso i nostri genitori e i nostri educatori dal Battesimo alla prima Comunione. Perché non basta che siamo chiamati figli di Dio, ma bisogna che ricevendo il suo corpo e il suo sangue diventiamo cristiani.
Voi vi preparate adesso alla prima Comunione, a partecipare all’Eucaristia, e questo vuol dire essere pienamente cristiani. Io mi congratulo con voi e attendo il momento che potrete accostarvi alla comunione eucaristica la prima volta. Mi congratulo, insieme con voi, con i vostri genitori, con i vostri educatori, con le suore, con i sacerdoti che vi preparano ad avvicinarvi sempre di più a Cristo, perché il sacramento dell’Eucaristia ci dà la vita di Gesù. Con la comunione diventiamo portatori della vita di Gesù: questo è un grande mistero della fede. Io mi auguro che la prima comunione affini i vostri cuori e i vostri pensieri e poi diventiate partecipi di questo grande mistero della fede.
Così camminano i cristiani da duemila anni e così camminano sempre nuove generazioni di cristiani: è la famiglia che per prima ha la responsabilità di questo cammino, ma poi c’è la parrocchia.
Vedendo voi, guardando i più piccoli, e accanto a voi i vostri genitori incontro la vostra parrocchia, la vostra comunità cristiana.
Il saluto alla popolazione del quartiere
Vi saluto di cuore e ringrazio il vostro parroco per le sue parole introduttive. Qui è davanti a me un gruppo di parrocchiani maturi, anzi la generazione non solamente dei genitori, ma anche dei nonni e delle nonne. Vorrei salutare cordialmente questa generazione che certamente ha contribuito molto alla costituzione e alla costruzione di questa comunità, di questa comunità parrocchiale e cristiana. Vi ringrazio e mi congratulo con voi per questo risultato, per questa chiesa moderna, che esprime la presenza della vostra comunità cristiana qui al Labaro, in questo luogo che ha anche la sua eloquenza storica. Si parla di tempi lontani. Avete scelto come patrono della vostra parrocchia san Melchiade Papa, che era un Papa di una grande transizione, quella tra i tempi pagani e i tempi cristiani, tra i tempi della persecuzione della Chiesa e i tempi della libertà che la Chiesa cristiana cattolica ha acquistato all’inizio del quarto secolo. Questo Papa lontano ci parla, attraverso i secoli, della continuità del Vangelo, dell’Eucaristia, della Chiesa di Cristo che cammina di secolo in secolo, di generazione in generazione con il popolo di Dio in Roma come anche in tutta la terra.
Vorrei salutarvi nel nome di tutte le parrocchie romane, ma vorrei anche salutarvi nel nome di tante altre Chiese in Europa e nel mondo che mi è dato di visitare. Tutti siamo legati, tutti siamo uniti, tutti siamo la stessa Chiesa di Cristo. Tutti siamo lo stesso corpo di Cristo. Ecco, questo voglio vivere insieme con voi, questa realtà della Chiesa, questo mistero della Chiesa e a questa esperienza vissuta deve servire la mia visita nella vostra parrocchia.
Vi saluto di cuore e vi invito a partecipare all’odierna visita del Papa e poi a continuare con lo stesso coraggio, con lo stesso impegno nella costruzione spirituale della casa di Dio, della Chiesa, della parrocchia, del corpo mistico di Cristo.
Voglio offrire adesso una benedizione insieme con il cardinale vicario a tutti i presenti, come anche a tutti i membri di questa comunità cristiana parrocchiale di San Melchiade Papa.
Alla comunità degli adulti
C’è un impegno che ci aspetta tutti, perché siamo tutti la stessa Chiesa, una, santa, apostolica, è la costruzione spirituale. Questo è il tema molto profondo, che ha spiegato più completamente il primo vescovo di Roma san Pietro, nella lettera che si legge nella liturgia di domani: domani infatti si celebra la memoria della Basilica di San Giovanni in Laterano, e questa memoria si celebra in tutta la Chiesa universale cattolica. Si celebra perché questa Basilica viene chiamata madre di tutte le Chiese. Ed è, in un certo senso, anche madre di questa Chiesa di San Melchiade, la vostra parrocchia. Con questa Chiesa è arrivato anche l’impegno, invisibile e spirituale, che siete voi o che piuttosto si trova in voi. Mi rallegro profondamente con questa assemblea per la catechesi che avete incominciato: catechesi per gli adulti e per i giovani, cammino di chiesa che nei secoli e nelle generazioni si è sempre fatto attraverso la catechesi. Fare catechesi è un po’ come andare a scuola, ma qui si tratta di entrare nella dimensione dei misteri divini, di assimilare questi misteri, viverli profondamente, perché la fede ci apre una realtà che non è di questo mondo, non è empirica né naturale, è soltanto divina. Se dobbiamo avvicinarci a Dio, dobbiamo accettare il mistero. Se vogliamo imparare e se vogliamo anche insegnare agli altri, dobbiamo entrare nella dimensione dei misteri. Vi auguro che questo cammino sia efficace. Vi incoraggio a intraprendere questo cammino, a farlo con gli altri in gruppi sempre più numerosi, perché tutti abbiamo bisogno di essere una Chiesa catechizzata e catechizzante insieme.
Ai giovani
La parrocchia attraverso i giovani guarda al futuro, e il vostro futuro è il futuro di questa comunità, della Città, del Paese, della stessa Chiesa e dell’umanità.
Una settimana fa è terminato il Sinodo dei vescovi. Il Sinodo è la riunione dei vescovi che rappresentano tutte le comunità, tutto il mondo. Tema di questa assise sinodale erano i laici. I problemi di cui si è discusso riguardano anche voi: c’era un capitolo speciale anche sui giovani.
Quale è la parola d’ordine della vostra età? Credo che questa parola sia: ricerca. I giovani sono ricercatori e la loro è una ricerca nel senso della scoperta della vita.
Ho avuto la fortuna, negli anni passati come sacerdote e poi come vescovo, di avere molti contatti con i giovani, di vivere molto con loro, di conoscere i giovani. E questo mi è rimasto. Ho capito che la giovinezza è ricerca dell’identità umana e cristiana. Gli altri periodi della vita non sono marcati dalla stessa caratteristica. La vostra età è quella dell’inquietudine, dell’interrogativo sull’“io” come uomo, come destino. Da qui la ricerca come risposta all’interrogativo e la scoperta, perché i giovani cercano e trovano dentro di loro negli slanci come nelle debolezze la verità. Allora si apre un campo interessante: chi è Gesù Cristo? È colui che conosce l’uomo. È colui che sa entrare con una competenza superiore in questo campo che si apre a ciascuno di noi. Noi siamo ricercatori. Lui è conoscitore. E chiama ognuno di noi. Vi auguro di fare questa ricerca nella vostra età giovanile, intensamente.
Vi auguro di incontrare colui che vi ha amato prima e vi ama sempre ed è pronto a incontrarvi e a camminare con voi per aiutarvi a essere più persona, più cristiani. Cristo è colui che vi chiama, ha chiamato molti. Voi dovete domandarvi cosa Cristo vuole da voi, dalla vostra vita. Io vi auguro di trovare anche la risposta a quella domanda. Sapete bene che le vocazioni sono diverse; la vita dei laici, la vita degli sposi, la vita delle famiglie sono la grande vocazione cristiana. Ma ci sono vocazioni ancora più orientate verso il regno del cieli, tale è la vita religiosa: una vocazione, più speciale, che viene da Cristo. Io vi auguro di trovare la vostra vocazione.
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