DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI UNIVERSITARI DELL’UNIV ’88
Pasqua di Risurrezione
Domenica, 3 aprile 1988
Non voglio farvi un discorso. Ma voglio soltanto dirvi che questo vostro tema, “Progresso e dignità” così come voi l’avete ideato e realizzato è molto ben indovinato perché, forse, non volendo, si è indirettamente collegato col punto nodale della mia ultima enciclica: Sollicitudo Rei Socialis. Questa enciclica non solo cerca di descrivere le situazioni del mondo sotto l’angolazione del progresso così come viene concepito generalmente soprattutto con i criteri economici, ma in essa si trova soprattutto una analisi di fondo di ciò che significa la parola progresso; di quel che dovrebbe essere il progresso, il progresso veramente umano. Ed è proprio qui che incontriamo la categoria, la dimensione della dignità. Il vero progresso umano è progresso della dignità. Tutti i fattori esterni del progresso, del progresso dell’umanità in tutte le dimensioni e in tutti gli aspetti, devono servire questo aspetto principale e prioritario. Se non c’è progresso della dignità dell’uomo non c’è progresso.
Vi lascio questo primo pensiero per una vostra ulteriore riflessione. Voi siete studenti, e dovete fare quindi le ricerche. Vi lascio così un tema per la vostra ricerca. Progresso e dignità sono temi ancora aperti.
Un secondo pensiero voglio affidarvi ed è la circostanza in cui questa enciclica sociale è stata pubblicata: l’anno mariano. Vi rivolgo di nuovo una domanda, invitandovi a riflettere. È stata soltanto una casuale circostanza o qualcosa di più? Vi lascio questa domanda per la vostra riflessione. Ma, per anticipare un po’ questa riflessione vorrei dirvi che la Madonna appartiene organicamente ed essenzialmente a quel progresso umano, che si chiama la storia della salvezza. Dal punto di vista della nostra fede non c’è progresso umano se non è un progresso nella salvezza. Se abbiamo questa visione della nostra storia, allora possiamo anche affermare che non c’è progresso senza Maria.
Su queste verità forse pensiamo poco. Ma voi siete giovani, e potete ancora pensare molto. Vi lascio allora questi temi di riflessione, che non sono semplicemente temi di riflessione. Sono temi per la vostra prassi, per la vostra vita, per la vostra esistenza, per la visione del progresso.
Vi auguro una buona continuazione e, a Dio piacendo, anche un buon ritorno a Roma.
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