DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI GIOVANI STUDENTI DEL BELGIO
Venerdì, 8 aprile 1988
L’incontro annuale con i giovani che partecipano al pellegrinaggio di Pasqua, organizzato dal Collegio sant’Uberto di Neerpelt, è diventato un momento caratteristico e tradizionale nel susseguirsi delle celebrazioni pasquali; è pertanto una vera gioia per me poter ricevere, anche quest’anno, tanti professori e studenti provenienti da diversi istituti scolastici del Belgio fiammingo.
Voi siete venuti a Roma anche per incontrare il successore di Pietro, di colui che ha detto a Gesù: “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6, 68). Gesù non ha soltanto pronunciato parole di vita eterna. Egli stesso è la Parola di vita eterna, la Parola che Dio Padre pronuncia sin dalla eternità, e che si è incarnata, si è fatta uomo nella pienezza del tempo. Così come Parola di vita eterna, Cristo rivela Dio; allo stesso tempo egli rivela l’uomo, come ha indicato il Concilio Vaticano II nella costituzione pastorale Gaudium et Spes (n. 22). Cristo Gesù “pur essendo di natura divina . . . apparso in forma umana . . . umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato” (Fil 2, 6-9). Ecco quindi come il Cristo ha svelato l’uomo all’uomo: attraverso la passione e la croce, per giungere all’esaltazione.
Voi siete giovani, siete la primavera della società e della Chiesa. Con lo studio, ed in altre maniere, voi vi state preparando ai vostri futuri compiti nella società. Verso questo obiettivo tendono le vostre speranze e le vostre aspettative. Con la sua incarnazione Gesù ha fatto capire che ciò è cosa buona e preziosa. Ma, proprio attraverso la sua passione e morte, egli ha anche messo in evidenza che ciò è relativo. La speranza e le attese umane non possono rimanere rinchiuse dentro la vita terrestre, ma devono superarne i limiti ed essere indirizzate alla vita eterna ed è sempre Gesù che ha indicato in quale modo l’uomo deve prepararsi a questa vita, quando ha detto: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate anche voi gli uni gli altri” (Gv 13, 34). Ed egli l’ha indicato ancor più con la sua vita, la sua passione e la sua morte: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13).
Carissimi giovani, la vostra preparazione alla vita, che avrete come adulti nella società, possa essere non soltanto uno sforzo teso ad una posizione la più confortevole possibile, ma sia soprattutto un impegno a servire meglio il prossimo, specialmente i fratelli bisognosi, sofferenti, malati. Così facendo seguirete l’esempio di Gesù, che ha dato la vita per i propri amici; seguirete l’esempio di Maria, che “avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio, sino alla croce” (Lumen Gentium, 58).
Proprio per questo Dio l’ha esaltata, assumendola in corpo ed anima nella gloria celeste. Vi guidi nella vostra vita ciò che ella ha detto alle nozze di Cana: “Fate quello che Gesù vi dirà” (cf. Gv 2, 5).
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