VISITA PASTORALE A VERONA
INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON LA POPOLAZIONE IN PIAZZA BRA
Sabato, 16 aprile 1988
Cari fratelli e sorelle.
1. Sono particolarmente lieto di essere qui, con voi, oggi, in quest’anno mariano, alla vigilia della glorificazione di due grandi figli della vostra terra, a noi tanto più vicini perché nostri contemporanei.
Ringrazio sentitamente il signor ministro, venuto di persona a portarmi i saluti del governo. Ringrazio il signor presidente della regione e il signor sindaco per la cordialità delle parole a me indirizzate anche a nome della cittadinanza e della regione. Ringrazio di cuore voi tutti, accorsi numerosi dai vari quartieri della città e dai dintorni per dar vita a una così fervida e gradita accoglienza.
Desidero rivolgere il mio rispettoso saluto alla vostra città con le celebri parole dello anonimo iconografo: “Magna Verona, vale!”. È con profondo e sincero senso di partecipazione che faccio mio questo espressivo saluto, risonato la prima volta più di mille anni fa, quando Verona era centro politico di primaria importanza, fondato sui più alti valori civili e religiosi. Nel ripetere quel saluto a distanza di dieci secoli, intendo riconoscere la continuità degli ideali che hanno ispirato la vostra città, ed esortarvi con tutta la forza del mio animo a proiettarvi con coraggio verso il futuro, perché sia degno di un così illustre passato.
So di essere venuto in una città d’eccezione, antica per la sua origine, grande per la sua storia, salda per l’adesione alla fede cristiana, forte per le sue nuove energie, e perciò ricca di speranze per l’avvenire.
2. Verona è prima di tutto un luogo privilegiato per le sue bellezze di natura e di arte.
Distesa ai piedi dei colli, tagliata dal corso sinuoso dell’Adige, presenta all’ammirazione del mondo famose opere di epoche che furono come segni di una vitalità che persiste.
Chi ha definito Verona una “piccola Roma” intendeva esprimere con tale qualifica le glorie di una città antica e sempre viva, che ha saputo acquistare crescente rilevanza politica, economica, culturale, dando origine nel volgere dei secoli a uomini insigni, entrati a far parte del patrimonio della cultura universale. Non per nulla uno di essi, il grande pittore, è universalmente conosciuto con l’epiteto del luogo di nascita.
Sotto il profilo, poi, umano e religioso Verona è stata sempre un centro di unità e di irradiazione. Già nel periodo romano, quando in essa la via Augusta s’incontrava con la Gallica e la Postumia, era alla confluenza dei collegamenti europei. E, nel Medio Evo, come attraverso un crocevia di popoli, di qui passavano le carovane dei pellegrini diretti a Roma, a Gerusalemme, a san Giacomo di Compostella. La vostra città è stata la naturale intermediaria tra culture diverse, dotata di efficienti strutture assistenziali e nota per la sua ospitalità. Qui il grande poeta cristiano esule trovò, come lui stesso informa nella cantica del paradiso, il primo rifugio e il primo ostello (Dante Alighieri, La Divina Commedia, “Paradiso”, XVII, v. 70). Qui venne anche il Petrarca a consultare i codici miniati della Biblioteca Capitolare, che conserva tanti antichi manoscritti della cultura classica europea.
Sicché Verona è stata e continua a essere una fucina, esempio felice della fusione di vari elementi necessari all’equilibrio e alle sintesi feconde: città e campagna, natura e arte, antichità e modernità, tradizione e originalità, privato e pubblico, persona umana e istanze sociali, autonomia cittadina e inserimento nel contesto regionale-nazionale-internazionale. “Capitale verde dell’Europa”, il suo spirito di iniziativa spazia nei vari campi dell’attività, commercio e turismo, terziario e cultura, arte e spettacolo, civiltà e avanzato progresso tecnologico.
Agglomerato urbano medio, per il non elevato numero di abitanti, è centro prospero, moderno, vivibile, non chiuso nel cerchio del campanilismo egoistico: una città, quale oggi è nelle aspirazioni di tutti, a misura d’uomo.
3. Ma Verona è stata ed è anche una città di fede. E quella che è soprattutto per la consistenza della sua vita religiosa, per un cristianesimo concepito come fondamento del vivere personale, familiare e civile. La fede nel Dio vero del Vangelo, che Verona fu tra le primissime città del nord-Italia e dell’Europa ad accogliere, come testimoniano ancora i resti archeologici della vostra Basilica paleocristiana, divenne subito ed è rimasta, attraverso le vicissitudini travagliate della storia, il segreto della sua continua e inesausta vitalità.
Ne diede esempio fulgido il vostro patrono, il Vescovo san Zeno, un uomo venuto da lontano, che qui ebbe modo di approfondire e poi strenuamente difendere la fede cristiana contro i tentativi di un risorgente paganesimo. Fu per questo che i cittadini di Verona innalzarono sulla sua tomba quel capolavoro di pietra, considerato uno dei monumenti più splendidi di un’epoca pur così ricca di arte. San Zeno Maggiore, una delle bellissime chiese elevate nella vasta area di Verona, è la testimonianza visibile della solidità della fede di tutto un popolo, che non viene mai meno a se stesso.
Fede che, oltre a esprimersi in mirabili opere di arte sacra, si è manifestata lungo i secoli nell’eroismo cristiano e nello spirito missionario dei suoi uomini, che molto hanno operato per il genuino rinnovamento della Chiesa. La straordinarietà della vita dei santi, come quella delle due nuove figure che avrò domani la gioia di presentare alla venerazione di tutta la Chiesa, mentre da una parte è l’espressione della fecondità dell’“humus” familiare e sociale, dall’altra lo alimenta e lo arricchisce.
Dalla fertilità di questo sostrato, profondamente imbevuto di Vangelo, è scaturito il flusso benefico delle tante e tante istituzioni che, nate qui, in città o in diocesi, anche nell’ultimo secolo, si sono riversate fuori, come per impeto di sovrabbondanza, sino a irrorare i lontani continenti.
4. Cari fratelli e sorelle, nell’associarmi alla vostra gioia per così numerosi antecedenti civili e cristiani, desidero invitarvi a non rimanere nel ricordo delle grandezze passate, ma a proiettarvi verso l’avvenire perché esso, pur con i necessari adattamenti, continui a ricevere linfa dalle stesse inesauribili sorgenti ed a produrre altri frutti di uomini e d’istituzioni.
Non è facile essere autenticamente cristiani nel contesto della società moderna, attraversata da forme di rinascente paganesimo. Ma non lo era neppure ieri, in contesti diversi.
Più difficile ancora è creare un ambiente sociale più ampio, ispirato ai grandi valori del Vangelo. Occorre, però, sforzarsi di farlo, nutrendo fiducia nella capacità creativa proveniente dalla grazia del Cristo risorto. Non esistono modelli di società, che possano dirsi esenti da elementi negativi. Pure le rose hanno le spine. Anche a Verona è arrivata, per esempio, la droga, con tutte le conseguenze che trascina e con tutte le cause che le danno origine. Anche a Verona si fa strada la mentalità diffusa di concentrare nel benessere materiale l’aspirazione massima dell’esistenza, di sottovalutare la forza che i valori dello spirito assicurano per realizzare nuovi modelli sociali, degni della persona umana.
Ebbene, nel rinnovarvi i miei saluti, mi dico sicuro del vostro impegno personale e comunitario nel far fronte a questi e agli altri mali della società contemporanea, sicuro della vostra intraprendenza di popolo abituato alle grandi imprese, per le quali si richiedono nobiltà di mente e generosità di cuore.
“Magna Verona vale, valeas per saecula semper!” Salve, grande Verona, che tu sia grande per sempre nei secoli.
E che Dio ti accompagni nel tuo cammino!
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