VISITA PASTORALE IN EMILIA
INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON LE AUTORITÀ E LA CITTADINANZA IN PIAZZA GRANDE
Modena - Venerdì, 3 giugno 1988
1. Le sono molto grato, signor sindaco, per le parole di benvenuto, che ella mi ha rivolto anche a nome della popolazione modenese, con la quale sono lieto di incontrarvi in questa piazza, che unisce ed esprime così bene i valori religiosi ed i valori civici, presenti da sempre nella cultura e nella storia della città. A lei ed a quanti gremiscono questa piazza il mio cordiale saluto. Rivolgo il mio pensiero deferente al rappresentante del governo, il cui nobile indirizzo ha ascoltato con grata attenzione, e alle autorità religiose e civili, che con la loro partecipazione rendono più significativo questo incontro.
Saluto da questo luogo anche la vicina città di Nonantola, esprimendo il mio rammarico per non poter visitare in questa circostanza la sua famosa Abbazia, tanto illustre ed importante per la storia civile e religiosa della regione.
2. Guardo i vostri volti, cari modenesi, vedo questa stupenda assemblea riunita, ma ho davanti a me l’intera popolazione della zona. A tutti intendo rivolgermi: a voi che siete qui presenti, ma anche a quanti sono rimasti a casa nei vari rioni della città e nelle numerose comunità della pianura, della collina, della montagna. Un saluto affettuoso a tutti, particolarmente ai piccoli, agli anziani, agli ammalati, con l’augurio che il senso di solidarietà e di fraterna partecipazione offra a ciascuno ciò di cui abbisogna per vivere una esistenza pienamente umana.
La testimonianza poc’anzi ricordata dei modenesi insigni, che con la loro vita e con le loro opere hanno onorato la città, è motivo di incoraggiamento e di sprone per tutti nel proseguire, con la chiarezza e la decisione dei padri, sulla via della promozione dell’autentico progresso. Criterio decisivo per tale cammino di crescita umana è la valorizzazione della dignità della persona in ogni stadio della sua esistenza.
Tale valorizzazione parte necessariamente dalla responsabile accoglienza della vita nascente; si sviluppa nell’impegno educativo ad opera della famiglia, della scuola, della comunità ecclesiale; si prolunga nel sostegno offerto ad ogni svolta critica dell’esistenza; si corona nella cura premurosa e partecipe al momento del commiato dalla vita nel tempo e dell’ingresso in quella che non avrà fine. Quando tutti, liberamente e responsabilmente, si ritrovano a collaborare per il raggiungimento di questo nobilissimo obiettivo, adoperandosi per la promozione della persona in ogni sua dimensione, c’è da sperare nel progressivo affermarsi di una società sempre più ancorata ai valori della giustizia, della solidarietà, della pace.
3. È un impegno, questo, particolarmente urgente oggi, quando la ricerca del benessere materiale rischia di trasformarsi in un incontrollato impulso verso un consumismo sordo ai richiami della trascendenza. È inevitabile che una simile concezione del progresso umano, - una concezione riduttiva e unidimensionale, non sostenuta da un superiore intendimento morale - si ritorca contro l’uomo e finisca per opprimerlo. È così che si spiegano le piaghe della droga e della pornografia, dello sfruttamento nel lavoro e nel divertimento, della violenza contro gli altri e contro se stessi. Tali fenomeni mettono in grave pericolo tutto l’equilibrio sociale e specialmente il contesto educativo degli adolescenti e dei giovani.
È necessario dunque che le istituzioni civili e quelle religiose, le persone singole con i gruppi e le associazioni, intensifichino e coordinino i loro sforzi nell’intento di far fronte, da una parte alle minacce incombenti, e di favorire, dall’altra, i molteplici fermenti positivi che vengono manifestandosi anche in questo nostro tempo.
4. Sono stati indicati alcuni campi importanti, nei quali l’impegno collettivo è messo quotidianamente alla prova. Ogni persona pensosa del futuro della città non può che augurarsi un grande senso di responsabilità in coloro a cui spettano le decisioni sulle scelte di comune interesse. In particolare, è giusto da essi attendersi un forte impegno in quei settori nei quali sono posti in questione i massimi beni dell’uomo, soprattutto quando le persone coinvolte non sono in grado di provvedere a se stesse sulla base delle sole loro forze.
La via della solidarietà, come ho sottolineato nella recente enciclica Sollicitudo Rei Socialis, oggi interpella con urgenza il nostro mondo: su tale via, infatti, cammina il futuro dello sviluppo e della pace. L’uomo si rende conto sempre più chiaramente della molteplice interdipendenza che lo lega agli altri uomini, anche al di là dei confini nazionali. Egli comprende perciò che solo nella solidarietà gli è possibile avanzare sulla strada di un vero progresso, rispettoso di ogni aspetto del suo essere, che sboccia nel tempo ma è destinato a proiettarsi nell’eternità.
A tale convinzione la fede arreca un ulteriore e decisivo apporto di luce: il cristiano sa infatti che l’umanità intera è chiamata a formare, in Cristo, un’unica famiglia. Invito pertanto i credenti a camminare decisamente sulla strada della solidarietà, offrendo all’impegno comune il sostegno di quei valori spirituali che danno pieno significato all’esistenza. Di tali valori non sono mancati i testimoni in questa vostra città. Basti qui ricordare il nome della dottoressa Luisa Guidotti, che ha esercitato, fino al sacrificio supremo, il servizio medico volontario nello Zimbabwe.
5. Sul lato sud del vostro Duomo è scolpita una lapide, che ricorda la visita fatta alla vostra città dal Papa Lucio III nel 1184. Egli, lasciando Modena nelle prime ore di un mattino di luglio attraverso la porta di Cittanova, pronunciò su di essa una benedizione che la lapide riporta: “Sia benedetta questa città da Dio Padre onnipotente, dal Figlio e dallo Spirito Santo, dalla beata sempre Vergine Maria, dal beato Pietro apostolo e dal beato Geminiano. Iddio la renda prospera e la faccia crescere e moltiplicare”. Ed ai numerosissimi fedeli, che lo accompagnavano con i ceri accesi, disse: “Benedetta sia la terra in cui abitate e benedetti siate voi e i vostri figli, in perpetuo”.
Questa benedizione, carissimi modenesi, io ripeto oggi per voi. La beata Vergine Maria, che dalla sede del municipio veglia sulla città, vi protegga sempre; Gesù Cristo, nel cui nome innumerevoli schiere di fedeli in queste vostre contrade hanno lottato, sofferto e amato, sono vissute e sono morte, accompagni i vostri passi sulla strada della fede autentica, della concordia operosa, della giustizia e della pace.
A conclusione del discorso rivolto alle autorità e alla cittadinanza di Modena, il Santo Padre vuole brevemente ricordare “la grande opera per la Chiesa e per il mondo” compiuta da Papa Giovanni XXIII di cui ricorre oggi il 25° della morte.
Queste le parole improvvisate dal Papa.
Volevo approfittare di questa ora serotina per ricordare che oggi, 3 giugno 1988, sono 25 anni dalla morte del Papa Giovanni XXIII. È una data che appartiene già alla storia della Chiesa, alla storia della vostra terra, appartiene anche un po’ alla nostra vita perché tanti fra noi ancora ricordano bene Papa Giovanni, ricordano la sua bontà, il suo genio umano e cristiano e la sua grande opera per la Chiesa e per il mondo.
Volevo che questa giornata non passasse senza un altro ricordo della sua persona; già stamane lo avevo ricordato celebrando la Messa presso la sua tomba nella Basilica Vaticana.
A tutti i presenti come anche a tutti i modenesi voglio offrire una benedizione, nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.
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