VISITA PASTORALE IN EMILIA
SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI INFERMI DALLA PIAZZA SANT’AGOSTINO
Modena - Sabato, 4 giugno 1988
1. S’affaccia su questa piazza uno degli ospedali di Modena, intitolato a sant’Agostino. Con noi sono collegati televisivamente anche gli altri complessi ospedalieri della città. Sentiamo, così, unita con noi, in questo momento, tutta la grande famiglia dei nostri fratelli e sorelle ammalati.
Carissimi, desidero rivolgervi un cordiale saluto, col quale intendo raggiungere anche gli infermi assistiti nelle famiglie, le persone anziane e sole, come pure quanti si prodigano per non farvi mancare la necessaria assistenza. Voi sapete quanto il Papa vi ami e quanto apprezzi il sostegno che gli viene dalle vostre preghiere e dall’offerta delle vostre sofferenze. Da quando il Redentore stesso ha preso su di sé l’umana sofferenza, il dolore è diventato, per chi sa vederlo nella luce della fede, mezzo di redenzione e di santificazione. Nella sua azione evangelizzatrice la Chiesa trae impareggiabile vigore dalle vostre sofferenze, accettate ed offerte in unione con quelle di Cristo, anzi, per usare la forte espressione dell’apostolo Paolo, a “completamento di ciò che manca ai patimenti di Cristo” (cf. Col 1, 24).
Vi auguro, cari fratelli e sorelle, di non cedere mai allo scoramento, ma di saper vincere ogni impressione di nonsenso o di inutilità guardando al Crocifisso e meditando sugli immensi tesori scaturiti dalla sua passione. Vi sia accanto la Vergine santa, alla quale guardiamo, soprattutto in questo anno a lei dedicato, come a perfetto modello di obbedienza della fede. A fianco di Cristo fin sul Calvario, ai piedi della croce, Maria è con l’intera sua vita la grande testimone del Vangelo della sofferenza (cf. Salvifici Doloris, 25). Ella vi assista e vi conforti.
2. Una parola di compiacimento e di esortazione sento il dovere di rivolgere anche al personale medico e paramedico, che ha la missione di lottare contro la malattia e di alleviare la sofferenza umana. È missione nobilissima. Di fronte a chi è toccato dalla sofferenza non si può passar oltre con indifferenza per superficialità, per disattenzione, per egoismo. Occorre fermarsi con animo partecipe e prestare il proprio aiuto concreto. Cristo ha insegnato non solo a soffrire, ma anche ad aiutare chi soffre e per incoraggiare la nostra generosità ha identificato se stesso con ogni persona sofferente (cf. Mt 25, 31-46).
Esorto pertanto quanti prestano la loro assistenza ai malati a riscoprire ogni giorno le ragioni profonde del loro servizio e a moltiplicare le loro premure, perché nulla manchi a chi di tutto ha bisogno.
Nell’invocare su tutti voi l’intercessione della beata Vergine della Salute, che si venera nella chiesa del Policlinico, vi imparto di cuore, quale pegno dell’assistenza divina, la mia affettuosa benedizione.
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