DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN PELLEGRINAGGIO DI FEDELI UNGHERESI
Giovedì, 6 ottobre 1988
1. Sono lieto di accogliere e di salutare voi tutti, pellegrini ungheresi, venuti a Roma in occasione del 950° anniversario della morte di santo Stefano e per ricordare l’invio della corona reale al medesimo santo da parte di Papa Silvestro II.
Saluto in particolare il Cardinale Laszlo Paskai, Arcivescovo di Esztergom, il quale, unitamente agli altri presuli, ha voluto guidare ed introdurre questo familiare incontro.
In questo anno giubilare avete voluto fare memoria di un uomo grande che fu il fondatore della nobile nazione ungherese; e nello stesso tempo avete voluto ricordare l’uomo santo, che, col dono del Battesimo, condusse il suo popolo nella comunità ecclesiale e in quella delle nazioni cristiane d’Europa. Ricordare quest’uomo significa tornare all’inizio della storia della vostra nazione ed incoraggiare gli uomini di oggi a rimanere fedeli a quelle decisioni storiche prese allora da santo Stefano, che cioè l’Ungheria sia sempre fedele alla fede cattolica ed alla Tradizione cristiana europea.
Santo Stefano aprì la nazione ai valori universali della religione e della cultura cristiana, sapendo che nessuna comunità può essere viva per lungo tempo nella storia, se è chiusa in se stessa. La nazione in quel tempo doveva imparare da altri la cultura, la struttura dello stato, l’arte europea. Stefano era capo lungimirante e santo da poter convincere i suoi sudditi sulla necessità di questa apertura ai valori universali. Saper imparare il buono da altri, da altre nazioni, da altre culture, è sempre il segreto della vitalità di una nazione.
2. È privilegio dei santi che la data della morte assuma un’importanza particolare, perché è la loro seconda e vera nascita per il Regno di Dio. Stefano ha aperto la sua nazione alla visione cristiana della storia umana, che ha come scopo finale la vita eterna. Così la sua morte rievoca sempre la memoria di quella scelta storica che lui propose alla nazione. Oggi, quando la umanità si dibatte nelle incertezze di coscienza e di convinzione, nei dubbi o negazioni di fede, questa testimonianza è ancor più importante. La vocazione dei cristiani è vivere in modo tale che la loro vita terrena sia preparazione alla vita eterna, ed essi siano veri testimoni della fede nel Regno di Dio.
Le festività in Ungheria si sono concentrate attorno alla reliquia della mano destra del santo re. Questa mano, reliquia tanto cara alla nazione e alla Chiesa ungherese, è il segno prezioso di quella autorità forte, di quella volontà decisa che ha tracciato la strada per la vostra nazione nella storia. Nello stesso tempo, la reliquia della mano destra ci richiama alla mente la mano onnipotente di Dio, che con la scelta di uomini eletti dirige la storia dell’umanità verso un destino eterno. Preghiamo che l’Ungheria abbia sempre uomini dalla mano sicura e giusta che garantiscano il futuro dell’Ungheria.
3. Questo vostro pellegrinaggio ci è molto caro anche per la presenza di numerosi giovani venuti dalla patria e da tutto il mondo. Le loro persone, la loro pietà nelle cerimonie, il loro canto disciplinato ci danno fiducia che la nazione ungherese sarà sempre viva ed attiva nella storia. Auguriamo che questa gioventù abbia sempre maestri buoni quali li ebbe sant’Emerico nelle persone del suo padre Stefano e del martire Gerardo.
La festa della “Magna Domina Hungarorum” ha le sue radici nel pensiero di santo Stefano, che affidò il popolo alla protezione della Madre di Dio. Onorando questa “Magna Domina” si rinnova la volontà di Stefano che la nazione magiara sia veramente il “Regnum Marianum”.
È noto a voi tutti che, alla chiusura dell’anno Giubileo di santo Stefano, un invito mi è stato cordialmente rivolto a visitare la vostra terra. Affido alla Madonna questo invito e preghiamo tutti che la visita - quando sarà possibile effettuarla - ridondi a gloria di Dio ed a bene del caro popolo magiaro.
Con questi pensieri e con questi voti imparto di cuore a tutti voi qui presenti e all’intera nazione ungherese la mia speciale benedizione apostolica, in pegno di copiosi favori celesti.
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