DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL PANAMA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»
Lunedì, 30 gennaio 1989
Amatissimi fratelli nell’episcopato.
1. Mentre ricevo con grande gioia voi, Vescovi del Panama, il mio pensiero va a tutte ed a ciascuna delle diocesi che rappresentate. Con le vostre persone saluto affettuosamente anche i vostri sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e tutti i fedeli, sempre presenti nelle mie preghiere al Signore e nel ricordo della indimenticabile visita pastorale che ebbi la fortuna di fare nel vostro Paese quasi sei anni fa.
Siete venuti fino a Roma, centro della cattolicità, per compiere la visita “ad limina Apostolorum”, facendovi portavoce dei problemi e delle difficoltà, dei desideri e delle speranze delle vostre Chiese particolari. Vi spinge a far ciò il desiderio di confermare il vostro senso di comunione con la sede di Pietro, “perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità” (Lumen Gentium, 23), e anche di aumentare e rendere manifeste la solidarietà e l’unione ecclesiale con gli altri fratelli del Collegio episcopale.
Ringrazio di cuore per le gentili parole che, a nome di tutti, mi ha indirizzato Monsignor José Dimas Cedeño, Presidente della Conferenza Episcopale, facendosi portavoce anche dei vostri collaboratori diocesani e dei vostri fedeli. So bene che l’annuncio del Vangelo esige numerosi sacrifici e una grande generosità. Perciò desidero già da ora manifestare a voi ed ai vostri collaboratori, nel compito di rendere realtà il Regno di Dio nel mondo, il mio cordiale apprezzamento e ringraziamento in nome di Cristo, perché nonostante le non lievi difficoltà del vostro ministero, date testimonianza di dedizione sollecita e abnegazione. Con le parole dell’apostolo Pietro auguro “grazia e pace a voi in abbondanza” (1 Pt 1, 2).
2. Attraverso le vostre relazioni quinquennali e nei colloqui privati che abbiamo avuto, ho potuto apprezzare la realtà ecclesiale e umana in cui svolgere la vostra missione di pastori. E per me motivo di soddisfazione, comprovare la volontà decisa che mostrate per mantenere e consolidare lo spirito collegiale e l’unità nel seno della vostra Conferenza Episcopale e con tutta la Chiesa. Siete coscienti dell’importanza di questa testimonianza, e non solo date così maggior vigore al vostro ministero, ma rendete ancora più efficace la vostra azione pastorale. Infatti la collaborazione reciproca fra Vescovi all’interno della stessa Conferenza Episcopale è di grande aiuto nell’esercizio della propria missione, oltre ad essere uno stimolo affinché, anche a livello sociale, fioriscano iniziative capaci di rafforzare la solidarietà e di favorire il bene comune.
Senza dubbio sono molte le sfide che dovete affrontare per riuscire a far sì che il messaggio salvatore di Gesù Cristo risuoni con più forza e si renda presente in tutti gli ambienti della vostra patria. Nel vostro documento collettivo “La nueva evangelización en Panamá” proponete criteri e direttrici pastorali per dare un nuovo e vigoroso impulso al compito primordiale di annunciare la buona novella. Vi incoraggio a portare avanti gli sforzi che a questo proposito state realizzando, come la Missione nazionale da voi promossa che ha visto la sua continuazione nelle assemblee pastorali che raggiungeranno il culmine nel giorno del primo Sinodo a livello nazionale. Con viva speranza confidiamo nel fatto che da tutto ciò sorga, sotto l’azione dello Spirito, un crescente rinnovamento della Chiesa nelle strutture, carismi e ministeri, che la renda più viva, presente e operante come sacramento di salvezza fra gli uomini.
3. E necessario che la forza di trasformazione che ha in sé il messaggio cristiano, penetri in tutti i cuori affinché si rinnovi la vita interiore della Chiesa; rinnovamento questo che dovrà avere sempre il suo punto di partenza nell’incontro personale di ogni credente con il Dio vivo e vero. Siate pur sicuri che nella misura in cui il cristiano vivrà intensamente la sua vocazione, aperto alla Parola di Dio e ricevendo i sacramenti, sarà capace di trasformare anche le strutture sociali, rendendole maggiormente conformi ai disegni divini. La Chiesa, da una posizione di povertà e libertà rispetto ai poteri di questo mondo, deve annunciare con coraggio la legge dell’amore fraterno, la necessità di comunione e solidarietà fra gli uomini, le imprescindibili esigenze della giustizia, la luminosa speranza nella vita eterna. Dio, centro della vita e della storia, continua a chiamare tutti, uomini e donne, bambini ed anziani, colti e illetterati, poveri e ricchi per offrire loro a piene mani le insondabili ricchezze del suo amore.
Oggi come ieri è vostro compito principale, pastori del Panama, “predicare il Vangelo a tutte le creature” (Mc 16, 15) affinché chi crede e si battezza possa salvarsi. Ma con san Paolo chiediamo: “Come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati?” (Rm 10, 14-15).
4. C’è un campo in cui dovete essere prioritariamente impegnati nello svolgimento del vostro ministero episcopale: la pastorale vocazionale. Durante l’ultimo quinquennio avete avuto la gioia di vedere crescere il numero dei vostri seminaristi. Essi costituiscono una speranza per i prossimi anni in cui potrete incorporare nel vostro presbiterio numerosi sacerdoti nativi.
La chiamata al sacerdozio, che esige da parte vostra una dedizione totale a nostro Signore ed all’annuncio del Vangelo, procede da Cristo stesso. Infatti egli “chiamò quelli che egli volle” (Mc 3, 13), ed a costoro affidò la missione ricevuta: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21). Egli stesso promette una magnifica ricompensa: “Riceverà il centuplo e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19, 29). In questo mistero, che esiste fra Cristo ed il giovane che è da lui chiamato, la Chiesa ha un duplice compito. Il primo è diffondere in tutti gli ambienti la chiamata di Gesù, di modo che nessun giovane smetta di chiedersi: “Perché non io?” E il secondo è offrire a chi si sente chiamato dal Signore i mezzi adatti per raggiungere una solida formazione spirituale, intellettuale ed umana.
5. Il Concilio Vaticano II sottolinea molto il fatto che i pastori debbano dedicare grande attenzione ai centri di formazione sacerdotale, dove i candidati, insieme ad una adeguata preparazione intellettuale, devono acquisire per mezzo della preghiera ed i sacramenti, un intimo rapporto personale con Cristo, affinché si risvegli in loro la coscienza di essere chiamati a continuare la sua opera nel mondo, a favore dei fratelli.
Non dovete perciò risparmiare gli sforzi per adempiere a questa responsabilità prioritaria e così importante per il presente ed il futuro del vostro Paese. Il decreto conciliare Optatam Totius raccomanda al riguardo: “poiché l’educazione degli alunni dipende e dalla sapienza delle leggi e soprattutto dalla idoneità degli educatori, i superiori e i professori dei Seminari devono essere scelti fra gli elementi migliori e diligentemente preparati con un corredo di soda dottrina, di conveniente esperienza pastorale e di una speciale formazione spirituale e pedagogica” perché “dal loro modo di pensare e di agire dipende in grande misura la formazione degli alunni” (Optatam Totius, 5).
Come ripetutamente sottolineano le istruzioni emanate dalla Sede Apostolica, nel Seminario deve regnare un clima basato sulla serietà, sulla pietà liturgica e personale, sullo studio, sulla disciplina, sulla convivenza fraterna e sulla iniziazione pastorale, che devono essere la garanzia e la base solida per una adatta preparazione al sacerdozio.
In questo compito, cari fratelli, tutti dovete sentirvi impegnati, apportando il vostro contributo generoso grazie a personale idoneo e mezzi per una migliore formazione dei futuri servitori della fede del Popolo di Dio ed animatori delle comunità ecclesiali.
A questo riguardo, incoraggiate sempre la genuina fraternità sacerdotale affinché i vostri collaboratori si sentano sempre sostenuti nelle loro attività ministeriali e trovino stimolo e speranza per poter compiere fedelmente i loro impegni con Dio e con la Chiesa. Siate molto vicini ai vostri sacerdoti e operatori della pastorale, con amicizia sincera, condividendo le loro gioie e le loro difficoltà, appoggiandoli nei loro bisogni, rafforzando quella comunione che sarà esempio per i fedeli e solido fondamento di carità.
6. Come Vescovi della Chiesa nel Panama, avete anche una responsabilità particolare nel campo della pastorale familiare. Effettivamente la famiglia, “Chiesa domestica”, è la sorgente prima della fede; da ciò la speciale attenzione e l’interesse che dovete dedicare a questa istituzione basilare della società. Come avete fatto presente nel documento collettivo prima citato, “sono poche le famiglie costituite con la grazia del sacramento e la disintegrazione della famiglia è sempre più allarmante” (La nueva evangelización en Panamá, 41). Infatti il consumismo, l’edonismo, la mancanza di dialogo e comunicazione, insieme ad altri elementi deleteri del nostro tempo, sono fattori che incidono sulla rottura della struttura familiare e che, poco a poco, vanno minando nel cuore delle giovani generazioni i valori religiosi e culturali che fanno del matrimonio e della famiglia il centro delle relazioni interpersonali, esperienza di amore e comunione, “immagine e simbolo della alleanza che unisce Dio e il suo popolo” (Familiaris Consortio, 12). È poi estremamente necessario che, nella predicazione, nella scuola, nei movimenti giovanili e grazie ai laici impegnati che operano nel campo delle comunicazioni sociali, facciate uno sforzo per la difesa e la promozione dei valori e delle esigenze della istituzione familiare giacché “l’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia” (Familiaris Consortio, 86).
7. Riferendoci a tali valori ed atteggiamenti, siamo coscienti del rilevante ruolo del sistema educativo in generale e della scuola in particolare. Conosco la positiva opera che state portando a termine per far sì che la Chiesa sia presente nell’educazione attraverso la scuola cattolica, la pastorale degli educatori e alcuni programmi di abilitazione docente; è motivo di gioia il constatare la presenza di lodevoli iniziative pastorali che cominciano a fiorire nell’ambiente universitario, come anche l’elaborazione del “Progetto Educativo Cattolico” di Panama.
Non bisogna dimenticare l’importanza che ha la pastorale educativa nel quadro dell’azione evangelizzatrice. Vegliate dunque, con particolare sollecitudine, affinché le scuole cattoliche siano realmente centri di interazione fra fede e cultura, luogo di incontro fra Vangelo e vita; ma specialmente affinché, anche negli istituti di insegnamento statale, grazie a programmi adeguati, siano presentati ai bambini e ai giovani i contenuti della nostra fede. A ciò contribuisce in modo importante la presenza di personale religioso specializzato in detti centri; ma anche l’educatore cattolico laico deve rendere operativa la sua responsabilità apostolica, testimoniando la propria fede nell’ambito della sua attività professionale. A questo proposito desidero menzionare in modo speciale l’apostolato che, mosse da un grande amore e dalla volontà di servire, portano avanti le “Madri Maestre” nei “Giardini dei Pargoli della Chiesa Cattolica”.
Senza dubbio l’opera educativa, scolastica e universitaria, è completata, ma anche contrastata, dal sistema culturale in cui si muovono il bambino, il giovane e l’adulto. Da qui la necessità di evangelizzare la cultura o, detto in altro modo, di introdurre il Vangelo nella cultura affinché il messaggio cristiano illumini tutto l’essere e l’operare umano. Non il mero elemento quantitativo fa sì che che una società sia cristiana, ma il modo in cui il Vangelo si incarna nelle relazioni umane, nelle attività professionali, nelle vicissitudini politiche, nella pianificazione economica, nelle manifestazioni artistiche, nel mondo del sapere, della scienza, del lavoro. Come pastori dovete vegliare, orientare ed incoraggiare affinché la società di oggi si vada via via costruendo sui solidi pilastri dell’amore, della giustizia, della solidarietà, del mutuo rispetto e la libertà; perché si convertano in realtà le aspirazioni di tanti panamegni di buona volontà a un futuro migliore.
8. A questo riguardo non possiamo evitare di parlare di un settore del vostro popolo, afflitto in particolar modo dalla povertà e l’abbandono: i gruppi indigeni. Conosco bene la preoccupazione pastorale con cui avete assunto la missione evangelica di rendere presente Gesù fra i popoli Guaynì Kuna, Emberà, Bokotà e Teribe; il vostro particolare interesse per promuovere i valori genuini delle loro culture; la vostra dedizione e il vostro impegno per suscitare vocazioni autoctone per la vita sacerdotale e religiosa, per i catechisti, i delegati della Parola ed altri ministeri. Mi compiaccio anche che in diverse occasioni abbiate fatto sentire la vostra voce a favore dei più poveri, esortando alla solidarietà considerata come cammino che conduce alla giustizia. A partire dalle esigenze del Vangelo ed in consonanza con la dottrina sociale della Chiesa, avete affrontato anche la complessa questione della proprietà terriera, chiedendo che i diritti legittimi siano rispettati e che sia promosso il consolidamento dei gruppi etnici e lo sviluppo dei loro valori autoctoni.
Venerabili fratelli, il Signore ha depositato nelle nostre fragili mani i misteri di salvezza affinché, come ministri fedeli, distribuiamo il pane della Parola e dei sacramenti al suo popolo. Tutto ciò esige da noi uno sguardo attento e costante rivolto alla storia e agli uomini del nostro tempo, per poter cogliere così le loro conquiste e, in definitiva, accompagnare il loro cammino verso la pienezza in Cristo. Non risparmiate sforzi come costruttori di pace e di unità, e siate con la vostra parola e la vostra vita, presenza della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica che egli fondò.
9. Portate, a tutto l’amato popolo panamegno, la mia parola di incoraggiamento. In particolar modo ai giovani, facendo capire loro che solo Cristo può soddisfare le ansie dei loro cuori. Presentate loro degli alti e nobili ideali che li animino nelle loro legittime aspirazioni per un mondo più giusto e fraterno.
Portate ai vostri religiosi, religiose, seminaristi, operatori della pastorale, a tutti i vostri catechisti ed a tutti i vostri diocesani il mio saluto affettuoso e la mia benedizione. A quanti collaborano da vicino con voi nell’opera di evangelizzazione, dite che il Papa li ringrazia per il loro lavoro per il Signore e per la causa del Vangelo, e che spera ed ha fiducia nella loro fedeltà.
Prima di concludere desidero rinnovarvi la mia gratitudine ed il mio affetto. Prego il Signore affinché la vostra visita alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo consolidi e confermi la vostra unione perché il ministero episcopale che esercitate guadagni in efficacia ed intensità per il bene delle vostre rispettive comunità ecclesiali. Maria, che ci ha preceduti nel cammino della fede e che ha presieduto alla vostra nascita come Chiesa e come popolo grazie alla protezione di “Santa Marìa de La Antigua”, accompagni le vostre sollecitudini e speranze pastorali affinché suo Figlio sia riconosciuto, amato e accolto nel cuore di tutti i panamegni.
A tutti imparto la mia Benedizione Apostolica.
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