VISITA PASTORALE IN CAMPANIA
DISCORSO
DI GIOVANNI PAOLO IINapoli - Sabato, 10 novembre 1990
Fratelli e sorelle carissimi del rione Scampìa!
1. Sono lieto di essere fra voi e vi saluto con vivo affetto. Ringrazio il vostro arcivescovo, card. Michele Giordano, che mi ha presentato il duplice volto del vostro quartiere: da una parte gli enormi problemi e le sofferenze che incombono su di voi; dall’altra, la forza d’animo e la speranza cristiana con cui voi affrontate la vita di tutti i giorni.
Dalle parole che abbiamo ascoltato emerge un quadro della situazione, nella quale vi trovate a vivere, che impressiona e preoccupa. Sì, non è facile la vostra esistenza! La carenza di strutture e di servizi, persino indispensabili, sembra ormai diventata cronica; la mancanza di case obbliga tanti di voi a vivere in alloggi di estrema precarietà, in condizioni che non favoriscono certamente il dovuto rispetto della dignità dell’uomo. Sempre più acuta diventa la crisi dell’occupazione con le negative conseguenze legate al lavoro nero e a quello minorile. Troppi ragazzi, poi, abbandonano precariamente la scuola senz’altra prospettiva che la strada, spesso solo palestra di delinquenza e di devianza sociale. A ciò si assommano il diffondersi del vizio, il dilagare della tossicodipendenza e dell’alcol, l’acuirsi del fenomeno della criminalità e della violenza anche di stampo camorristico.
Ma non bisogna arrendersi al male! Mai! Il bene, se voluto con forza, forse fa meno rumore, ma è più efficace e può compiere prodigi. Se la situazione permane difficile, e per alcuni aspetti anche drammatica, è possibile, anzi è doveroso cambiarla, per creare un futuro migliore per voi e per i vostri figli. Perseverate, però, nel vostro impegno. Ringrazio pure il giovane che ha parlato a nome vostro, esponendo motivi e finalità che animano il vostro impegno.
Carissimi, sono qui con voi per incoraggiarvi a perseverare con slancio rinnovato. La concordia e la pace che voi desiderate, il progresso nella libertà e nel rispetto reciproco che voi ricercate, la sicurezza dai pericoli fisici e morali e le condizioni di decoroso lavoro che costituiscono la vostra preoccupazione quotidiana, sono beni che Dio vuole per voi e per tutti gli uomini. Gesù Cristo, che ha voluto condividere la nostra condizione umana, è in grado di comprendere le vostre preoccupazioni e di venire in aiuto a quelli che lo invocano.
Presente nel vostro quartiere, sostegno e guida nella vostra vita quotidiana, egli vi insegna, con il suo esempio, quali devono essere i vostri comportamenti individuali e sociali. Vi insegna, in particolare, a superare l’individualismo, che pretende di risolvere egoisticamente i problemi propri e del proprio gruppo e porta alla chiusura nel ristretto mondo del privato. Vi invita a quella solidarietà che non soltanto vi rende disponibili gli uni verso gli altri, ma costituisce la condizione di un autentico sviluppo sociale, culturale, economico, etico e religioso.
2. Di questo sviluppo gli artefici principali siete voi stessi e nessuno potrà sostituire il vostro impegno di crescita comunitaria in tutte le direzioni nelle quali si svolge la vita quotidiana e si costruisce la storia di una popolazione. Ciò non significa che non sia compito dello Stato e delle sue istituzioni provvedere a fornirvi i mezzi necessari, a creare le condizioni idonee, a eliminare ostacoli e impedimenti, per tutto ciò che supera le possibilità e anche le responsabilità dei singoli e dei gruppi intermedi. Ma non molto varrebbe anche il massimo intervento delle pubbliche istituzioni senza la collaborazione di tutti, senza l’apporto delle virtù morali e civili, senza il rispetto e la cura delle strutture e degli ambienti, insomma senza l’impegno di tutti e di ciascuno nell’osservanza delle leggi che regolano la vita civile.
In questo vostro impegno, che non può essere sostituito da nessuno, un rilievo particolarissimo assume l’educazione, la formazione umana e cristiana dei figli, dalla prima età fino alla giovinezza, poiché essi sono gravemente esposti ai rischi della devianza: bisogna formare uomini e donne di forte personalità, artefici di un’umanità nuova. Il futuro del vostro quartiere dipende in gran parte dalla riuscita di questo impegno formativo.
3. A far questo, d’altra parte, non siete soli. Gesù, che ha promesso di essere con i suoi discepoli sino alla fine del mondo (cf. Mt 28, 20), è presente e operante in mezzo a voi mediante tutte le persone di buona volontà che, con il loro lavoro onesto e spesso faticoso, collaborano all’edificazione della città terrena; mediante l’opera umile e spesso nascosta di tanti operatori sociali che aiutano i singoli, le famiglie, i gruppi.
Gesù è presente e operante in mezzo a voi mediante tutte le forme di volontariato diocesano, qui rappresentato da giovani, adulti, donne, che offrono il loro servizio agli anziani, ai minori, agli ammalati, ai tossicodipendenti. È presente nella loro disponibilità a donarsi con gratuità e disinteresse personale, nell’attento discernimento delle cose che conta fare oggi, per colmare le insufficienze di umanità dovunque si riscontrino. Ciò che distingue il volontariato cristiano è la motivazione evangelica, coltivata nella preghiera; è l’educazione al discernimento dei bisogni; è la capacità di dedizione e di fedeltà nella quotidianità; è l’apertura a un eventuale impegno definitivo nella vita consacrata. A tutti i volontari il mio incoraggiamento e l’invito a perseverare.
4. In maniera speciale, poi, Gesù è presente e operante in mezzo a voi mediante le istituzioni della Chiesa, come le comunità di religiosi e di religiose generosamente impegnati sul territorio, le associazioni, i movimenti.
Tra le istituzioni della Chiesa hanno il primo posto le parrocchie con le loro molteplici attività pastorali, chiamate a diventare sempre più segno e strumento di comunione di tutti i cristiani, casa aperta a tutti e al servizio di tutti. Possa in esse sperimentarsi, pur nella diversità delle esperienze, quella comunione tra le persone e tra le varie componenti della vita ecclesiale di cui gli uomini hanno bisogno e che essi aspettano dalla Chiesa come credenziale del discepolato di Cristo.
Le mie parole di ringraziamento vanno a tutti gli operatori del Vangelo, alle parrocchie, ai sacerdoti, alle religiose e religiosi, ai volontari. A loro rinnovo il mio profondo ringraziamento. E se posso dire così, lo faccio proprio nel nome di Gesù: è lui che vi ringrazia! È Gesù che vi ringrazia perché facendo tutto quello che operate, lo rendete presente in mezzo a questo quartiere, a questa popolazione, con la sua presenza salvifica, redentiva.
5. In occasione di questa mia visita in mezzo a voi desidero porre alcuni segni di speranza: la benedizione della prima pietra destinata alla costruzione della Chiesa parrocchiale dedicata a san Giuseppe Moscati in questo quartiere e un’altra per la parrocchia a Villaricca; la benedizione delle prime pietre di due centri sociali diretti rispettivamente dalla comunità dei Padri Gesuiti, e dalla comunità di Sant’Egidio operanti nel vostro quartiere. Sono i segni dell’impegno della Chiesa, e vogliono essere un invito e uno stimolo per le pubbliche amministrazioni, affinché anch’esse, a loro volta, pongano in essere con rinnovato slancio, i segni che sono di loro propria competenza.
Desidero infine, con un particolare atto di affidamento alla Madonna, porre il vostro quartiere sotto la protezione della Madre di Dio. Benedirò tra poco una sua statua, che ce la presenta come Madre della Speranza. Posta all’ingresso del quartiere, essa ricordi a tutti gli abitanti la sua materna protezione, ma anche gli impegni di vita cristiana da essi assunti.
Fratelli e sorelle carissimi, incoraggio voi e tutti gli abitanti dei quartieri periferici della città ad andare avanti con fiducia nel nome del Signore. Vi esprimo ancora una volta il mio speciale affetto e vi offro una benedizione apostolica insieme con tutti i cardinali e i vescovi qui presenti, come segno della benedizione della santissima Trinità.
© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana