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VISITA PASTORALE IN CAMPANIA

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI E I SEMINARISTI

Cattedrale di Napoli - Sabato, 10 novembre 1990

 

“Fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore, così come avete imparato” (Fil 4, 19).

1. Con queste parole dell’apostolo Paolo ai Filippesi giunga a voi tutti, carissimi sacerdoti, seminaristi, diaconi permanenti, religiosi e religiose, il mio saluto affettuoso a conferma della fede, dello slancio e della gioia testé invocata dal carissimo vostro arcivescovo, il card. Michele Giordano, che ringrazio vivamente per l’indirizzo rivoltomi. Desidero anche porgere un particolare saluto all’arcivescovo emerito, il venerato card. Corrado Ursi, al card. Giuseppe Casoria, ai vescovi ausiliari Ciriaco Scanzillo e Agostino Vallini.

2. Nella mia breve visita a Napoli nel 1979, prendendo spunto dall’esplicita testimonianza degli Atti degli apostoli (28, 14), circa la presenza di Paolo nella vostra terra, definii autenticamente “apostolica” la vostra fede. La Chiesa di Napoli ha un patrimonio religioso privilegiato, che ne esige in modo singolarmente forte la coerenza della fedeltà e il coraggio della testimonianza. Nel solco di questa ricca tradizione è fiorita la santità cristiana, che si è espressa in figure celebri, alcune delle quali hanno lasciato un messaggio decisivo per l’intera cristianità: penso, in particolare, alla santità alfonsiana che nacque e si sviluppò nel contesto di un presbiterio, considerato punto di riferimento per tutte le Chiese meridionali. Alla radice di simile tradizione presbiterale stava un serio impegno di formazione all’attività pastorale, svolto in particolare dalle locali Congregazioni del clero. Esse aiutarono i sacerdoti napoletani a recuperare sempre nuovo ardore apostolico, costituendo una vera scuola di formazione permanente, antesignana di molte delle attuali esperienze di promozione della qualità della vita presbiterale. Ricordo soltanto la Congregazione delle apostoliche Missioni, fondata da Sansone Carnevale, parroco santo della cattedrale; quella di Santa Maria della Purità, fondata da Antonio Torres dei Pii Operai; quella dell’Assunzione, fondata dal gesuita padre Pavone e quella della Pia Adunanza, fondata dal canonico Luigi Monforte. Fulgida figura di questa ricchissima tradizione è il beato Vincenzo Romano, le cui spoglie domani visiterò a Torre del Greco.

Da questi luminosi esempi - a cui potrei aggiungere ancora il ricordo di santi religiosi, che a Napoli spesero la vita per la gloria di Dio e l’edificazione delle anime, come san Gaetano Thiene, san Francesco de Geronimo, san Francesco Saverio Maria Bianchi, san Giovanni Giuseppe della Croce - deriva a voi, presbiteri diocesani e religiosi, la solenne consegna a continuare in questa vostra terra una simile storia di santità, operando con pari vigore e slancio apostolico.

3. Certo, il contesto socio-culturale nel quale vivete è profondamente mutato e, se è dato gioire nel Signore per la fede genuina e perseverante di tanti cristiani, è doloroso constatare lo sviluppo di una visione secolaristica della vita e l’irruenza di mali che, come cancri, affliggono la società, resa acquiescente dall’affermarsi di un esasperato individualismo. In tale atmosfera si diffonde l’influsso di modelli negativi e devianti, che incidono fortemente sulla vita familiare e sociale e, in particolare, sulle nuove generazioni.

A questa società, carissimi sacerdoti, voi siete inviati da Cristo stesso, come operatori di verità e testimoni intrepidi del suo Vangelo. Siate in mezzo al vostro popolo anzitutto testimoni della presenza e della santità di Dio. Vivete ogni giorno il mistero della vostra vocazione come esperienza di un personale e intimo rapporto con Cristo, che vi ha scelto e inviato per la salvezza del mondo. Ritornate alle radici sacramentali del vostro sacerdozio: il sacramento dell’Ordine vi ha “unti” col carattere sacramentale e vi ha “santificati” col dono dello Spirito. Da questa santità ontologica scaturisce per voi l’impegno della santità morale.

Sull’esempio del Signore Gesù, che era in continuo dialogo col Padre, e con la forza dello Spirito Santo, siate uomini di vita interiore. La meditazione assidua e fervorosa della Parola di Dio, la celebrazione del mistero eucaristico che “è posto nelle vostre mani”, l’esperienza frequente e rigenerante del sacramento della Penitenza, la fedele preghiera della Liturgia delle Ore e la tenera e filiale devozione alla Vergine Maria diano consistenza concreta al primato di Dio nella vostra vita. Uniti a Cristo scoprirete la volontà del Padre e acquisterete luce e forza per una donazione crescente al gregge a voi affidato.

4. “La fedeltà a Cristo - vogliate sempre ricordarlo - non può essere separata dalla fedeltà alla sua Chiesa. Per questo la carità pastorale esige che i presbiteri, se non vogliono correre invano (Gal 2, 2), lavorino sempre nel vincolo della comunione con i vescovi e gli altri fratelli nel sacerdozio” (Presbyterorum ordinis, 14). Vi esorto pertanto a maturare la coscienza dell’unità del presbiterio diocesano. Non mancano, al riguardo, difficoltà o tentazioni di vario genere, che possono frenare la spinta verso la collegialità pastorale: così la mancanza di solidarietà, lo smarrimento di fronte alla vastità dei compiti che vengono richiesti, oppure quelle forme di autonomia che conducono all’isolamento, limitando la vita e l’azione della comunità diocesana.

Sulla base di una sana teologia, che fa del presbiterio il luogo della fraternità sacramentale e della corresponsabilità ministeriale, coltivate la comunione presbiterale intorno al vostro vescovo con uno stile di sincera amicizia e di generosa disponibilità.

I bisogni pastorali sono immensi e l’urgenza di intervenire in nuovi campi di azione e con strategie e metodologie innovative è viva. Tutto sia programmato e realizzato in comunione col vescovo, cui spetta autenticare il cammino ecclesiale, e senza perdere mai di vista la vostra identità presbiterale e la missione specifica di annunziatori del Vangelo, di liturghi del culto santo e di guide della comunità cristiana.

Alla comprensione e alla realizzazione di questa visione della vita e del ministero presbiterale gioverà molto quel complesso di iniziative che va sotto il nome di formazione permanente dei presbiteri, di cui anche si è occupato il recente Sinodo dei vescovi. L’esigenza di un impegnativo itinerario formativo va intesa non soltanto come periodico aggiornamento teologico, ma quale dilatazione della spiritualità presbiterale in risposta alle nuove istanze del ministero pastorale.

5. Desidero infine richiamare alla vostra attenzione un problema che anche a Napoli è diventato acuto, quello delle vocazioni sacerdotali. Spetta particolarmente a voi presbiteri impegnarvi perché nel vostro popolo non manchino gli operai della messe. La cura delle vocazioni è un aspetto peculiare della fecondità pastorale e conduce il presbitero ad annunziare con passione il vangelo della vocazione con la parola e con la testimonianza contagiosa della propria vita.

Lodo e benedico le iniziative e le istituzioni che già operano in diocesi a sostegno della pastorale vocazionale: il Centro diocesano vocazioni, le Scuole apostoliche zonali, la comunità Emmaus, i seminari vescovili. Esorto a intensificare gli sforzi nella fiducia che il Signore non farà mancare i frutti.

6. E ora desidero rivolgermi a voi, religiose di vita contemplativa e di vita attiva. La vostra intera esistenza deve annunciare la bellezza della santità agli uomini e alle donne del nostro tempo: voi presentate Cristo al mondo col fatto stesso di esistere! Il vostro è il ruolo della profezia evangelica.

La Chiesa di Napoli, lungo il corso della sua storia bimillenaria, ha espresso anime coraggiose e intraprendenti nel campo della consacrazione a Dio e del servizio della carità: basti pensare a santa Giovanna Antida Thouret e a santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe! Raccogliete questa splendida eredità e siate consapevoli della vostra missione nella Chiesa di oggi. Corrispondete alla vostra vocazione, testimoniando ogni giorno il Cristo risorto, Signore della vita.

7. Cari fratelli e sorelle, una grande città come Napoli richiede che tutti - presbiteri, religiosi, religiose in collaborazione con i laici - procedano uniti nell’azione pastorale.

So che il programma pastorale della Chiesa napoletana è incentrato in questi anni sul tema della famiglia: quale immenso campo di lavoro vi spetta, quali grandi attese riguardo ai coniugi, all’educazione della gioventù, agli anziani, agli emarginati! Bisogna creare un clima di impegno rigoroso, sollecitando con fermezza l’intervento di tutte le energie possibili. Sospinti dalla carità di Cristo, educate tutti alla corresponsabilità, illustrando il disegno divino sulla famiglia e stigmatizzando tutti gli attentati contro di essa, che vengono spesso falsamente presentati come esigenze del mondo moderno. Levate alta la voce con azione concorde perché siano restituiti onore e dignità alla comunità familiare, per il bene stesso della società civile e per la crescita del popolo di Dio!

Allo Spirito Santo, datore dei doni divini, affido il vostro lavoro pastorale, perché sia fecondo e ricco di grazia. La Vergine Santa - che risplende come modello specialmente per ogni vita offerta a Dio con cuore indiviso - interceda per tutti voi, cari sacerdoti napoletani, diocesani e religiosi, seminaristi, e voi tutte anime consacrate, e accompagni maternamente la vostra quotidiana fatica. Confortati dal suo dolce sguardo, che ci raggiunge visibilmente attraverso la scena gloriosa dell’Assunta, sovrastante l’altare di questa magnifica cattedrale, mentre invoco l’intercessione del martire Patrono san Gennaro e di tutti i santi napoletani, con grande amore vi imparto la mia benedizione.

 

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