VISITA PASTORALE ALL’ARCIDIOCESI DI FERRARA-COMACCHIO
INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I GIOVANI DI FERRARA
Piazza Ariostea - Domenica, 23 settembre 1990
Carissimi giovani di Ferrara.
1. Grazie innanzitutto per la vostra calorosa accoglienza. Vi abbraccio tutti con affetto e saluto, in particolare, il vostro pastore, mons. Luigi Maverna che ringrazio per le sue cordiali parole. Sì, sono veramente felice d’incontrarvi, perché in voi sento la freschezza della fede e perché voi siete la speranza della Chiesa.
Abbiamo letto con interesse le risposte alle domande di un questionario diffuso nelle scuole medie superiori della vostra città in preparazione a questa mia visita pastorale. Ho ascoltato poc’anzi con attenzione quanto i vostri rappresentanti hanno detto a vostro nome.
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; / per questo mi ha consacrato con l’unzione, / e mi ha mandato per annunziare ai poveri / un lieto messaggio” (Lc 4, 16-21). Con la proclamazione di queste parole di Gesù rivolte a ciascuno in particolare si è aperto il nostro incontro. Sì, Gesù guarda a voi e con amore vi invia a proclamare il suo “lieto messaggio” che è liberazione per i prigionieri, luce per chi è nelle tenebre e libertà per chi è oppresso da ogni genere di schiavitù. “Oggi - prosegue il brano del Vangelo - si è adempiuta questa Scrittura”.
Siate sempre consci della fiducia che il Signore ha riposto su di voi. La vostra diocesi è impegnata in un serio cammino di conversione e di evangelizzazione nella prospettiva del terzo millennio cristiano. Essa attende il vostro apporto e vi affida, in particolare, il compito di evangelizzare i giovani, vostri coetanei.
“Andate anche voi nella mia vigna” (Mt 20, 4). Così abbiamo ascoltato nella pagina evangelica di questa domenica. Le parole del Signore si rivolgono a tutti i credenti, ma in particolare sono dirette a voi che avvertite l’urgenza di portare l’annuncio della salvezza negli ambienti nei quali vivete: a scuola, nel lavoro, in famiglia, tra i vostri amici, tra tutti i ragazzi e le ragazze di Ferrara.
2. Nel variegato mondo giovanile della vostra Città - come voi stessi osservate - emergono interrogativi su quale senso abbia l’appartenere alla comunità ecclesiale. Voi siete consapevoli che la scarsa attenzione alla problematica religiosa e una certa distanza nei confronti della Chiesa istituzionale costituiscono un ostacolo serio all’opera di evangelizzazione. E vi chiedete: “Come essere evangelizzatori tra i giovani? Quale stile di vita assumere per essere veramente credibili e annunciare sul serio il Vangelo? Su quali valori morali puntare per essere decisi e forti in situazioni di crisi e di superficialità?”.
Cari amici riscoprite, innanzitutto, la gioia della vocazione cristiana. Lo Spirito del Signore è su di voi. La fede è un dono che Iddio vi ha elargito gratuitamente. È fiamma che lo Spirito ha acceso in voi il giorno del vostro battesimo. Essa, soltanto essa, può illuminare e dar senso compiutamente alla vita. Troppo spesso, invece, questa luce è sommersa dai mille richiami fallaci delle varie culture di morte che vi minacciano; troppo spesso il progresso materiale, mentre soddisfa le esigenze del corpo, lascia insoddisfatta la sete di infinito dello spirito; troppo spesso l’indifferenza e l’appiattimento morale, l’egoismo e il peccato spengono del tutto questo fuoco misterioso di santità. E allora si brancola nel buio, circondati dal gelo della solitudine che niente e nessuno riesce a colmare.
Diventa allora possibile che dei giovani, apparentemente senza problemi, siano stanchi di vivere e scelgano volontariamente la morte. Come rispondere a queste sfide? La Chiesa, depositaria della Parola di verità, vi addita le strade che conducono alla pienezza della gioia. È Cristo il Signore della vostra esistenza. Solo su di lui, quale solida roccia, potete costruire il vostro futuro. Come già ho ripetuto ad altri vostri coetanei nel corso dei miei viaggi apostolici attraverso il mondo, oggi dico anche a voi: “Andate a lui e non abbiate paura di lasciarvi prendere dal suo amore”. Non esiste altro segreto di vera riuscita, non c’è vera pace senza di lui. Siate, perciò, coraggiosi nel cercarlo e pazienti nel seguirlo.
3. La fede è soprattutto un incontro: incontro di Cristo con ciascuno di voi. Egli è al vostro fianco, come amico silenzioso, quando cercate con insistenza risposte valide ai vostri inquietanti interrogativi esistenziali. Non vi abbandona nelle situazioni di smarrimento e di prova. Fa sentire la sua parola, si rende presente e operante nei segni sacramentali: chiama e attende una risposta.
Carissimi giovani, cercate Cristo, cercate questo Maestro con passione, cercatelo al disopra di tutto e di tutti. Sperimenterete, allora, quanto sia vera la confessione dell’apostolo Paolo: “Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1, 21). Si tratta di un’esperienza religiosa profonda, misteriosa che da incontro diventa cammino di conversione e di radicale adesione al Vangelo. Questo incontro con Cristo è un cammino di conversione.
Non vi sembri impossibile questo percorso spirituale! Non crediate che sia riservato solo a pochi prescelti. No, l’invito del Redentore è per tutti, è per ciascuno di voi.
Seguire Gesù richiede certamente coraggio e perseveranza; esige cambiamento di mentalità e rinuncia allo spirito del mondo. È scelta chiara dei valori spirituali immutabili e ciò non pare facile, non è mai facile, ma non è impossibile. Ma voi, giovani, non potete non amare ciò che è esigente. Siete infatti chiamati a essere gli intrepidi testimoni della verità del Vangelo di Cristo nel prossimo millennio, nella prospettiva del terzo millennio.
4. Alzate lo sguardo e allargate gli orizzonti della vostra osservazione. Eventi sorprendenti stanno cambiando il volto della storia; speranze di pace s’intrecciano a minacce di distruzione e di violenza. Si avverte ineluttabile il bisogno di un impegno concreto per la giustizia e la solidarietà. Questa sete di un nuovo ordine morale diventa dimensione costruttiva della sensibilità e della spiritualità dei giovani di tutti i continenti.
Solo se vi sentite protagonisti di un vasto disegno di rinnovamento e di pace, troverete la forza per affrontare i problemi di ogni giorno, risolvendoli alla luce dei grandi ideali, sorretti dai valori dello spirito che vi permetteranno di costruire un mondo nuovo, una nuova umanità. Prendete sul serio la vostra missione di cristiani e di cittadini! Il Signore, che vi ha scelti, non vi farà mancare il suo sostegno poiché fedele per sempre è il suo amore.
5. La vocazione del cristiano, come voi ben sapete, è quella di essere “sale della terra” (Mt 5, 15). La vita, quando si ispira al Vangelo, diventa necessariamente fermento di novità.
Giovani di questa splendida città di Ferrara, date sapore cristiano a tutto ciò che fate! Per rispondere in modo adeguato alle sfide del mondo moderno è opportuno anche che valorizziate al massimo le strutture ecclesiali e gli strumenti che vi sono offerti per la vostra formazione spirituale e apostolica. Nella varietà dei gruppi e delle molteplici associazioni, parrocchiali e diocesane, potete meglio esprimere la ricchezza dei carismi che lo Spirito suscita nella Chiesa, in ciascuno di voi. Vorrei ricordare in particolare l’Azione cattolica. Come in passato tale associazione, in stretto rapporto con la Gerarchia, ha preparato laici competenti e cristianamente impegnati, così anche oggi continui a svolgere un ruolo d’incisiva azione missionaria all’interno della società.
Mentre attorno a voi franano le ideologie legate a progetti storici limitati e passano le mode, voi non potete non avvertire anche l’inadeguatezza della civiltà dei consumi che privilegia l’avere sull’essere. Fate vostra, allora, la sete di “essere”, di “essere più” non solamente “avere più”. Subordinatamente si deve avere, ma per “essere più”. E questo è un sentimento dei santi, il segreto dei santi. Essi volevano “essere più”, un’esistenza più piena, radicata - attraverso l’opera dello Spirito Santo - in Dio, radicata in Cristo. “Essere più” in Cristo, un’esistenza in Cristo. E così possiamo fare anche noi nostra la sete d’infinito che ha alimentato la fedeltà dei santi. Riuscirete, così, a dare risposte nuove a problemi nuovi, senza mai perdere la fiducia in voi stessi. Nessuno vi potrà espropriare della vostra personalità, né voi cederete alle lusinghe dei paradisi artificiali della droga, dell’evasione effimera e del facile successo.
Dovete ricordare, però, che tutto ciò non si realizza in un giorno, né può essere frutto di entusiasmo momentaneo. La strada resta sempre faticosa, ma, se confiderete nel Cristo, non verranno mai meno le forze. E anche si comincia ad amare la fatica. “Ubi amatur - diceva sant’Agostino - iam non laboratur et si laboratur etiam labor amatur”: “Dove c’è l’amore non si sente la fatica e anche quando c’è la fatica si ama questa fatica”. Era grande Ariosto di Ferrara, che arrivava a dire che era molto più grande sant’Agostino di Ippona.
6. Il vostro incontro con Gesù sia, al di sopra di tutto, un ascolto profondo nel silenzio della preghiera; diventi intimità di vita con lui, l’amico vero che mai vi abbandona. Il profeta Isaia, nella liturgia della odierna domenica, ci ha rivolto quest’invito: “Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino” (Is 56, 6). È invito e appello pressante. Il brano evangelico, proclamato in apertura, ci ha ricordato che “oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi” (Lc 4, 21). Cristo lo diceva a Nazaret quando era arrivato sui trent’anni. Noi lo ripetiamo oggi 23 settembre 1990 e questo che era attuale, valido allora è attuale e valido adesso. Che cosa vuol dire questo quest’oggi? Vuol dire che Gesù vi attende.
Giovani amici di Ferrara, Gesù vi attende, apritegli le porte del vostro cuore. Egli vi conosce e vi ama. Vi ama. E sono verissime queste parole del grande Agostino anche in riferimento a Gesù, soprattutto in riferimento a lui: “Ubi amatur iam non laboratur”. Egli quasi non sente la sua fatica continua, fatica della sua croce, perché la ama. “Et si laboratur etiam labor amatur”. Ama la sua croce, ama questa fatica perché questo è il suo amore, il suo amore per noi. Allora Gesù vi conosce. Questo Crocifisso, questo Risorto, vi conosce e vi ama. Gesù Eucaristico vi conosce, vi ama, vi aspetta.
Per essere vicini a Cristo guardate a Maria, la sua Madre, guardate a lei. Questo ci ha lasciato Gesù nel suo testamento sul Golgota. “Ecco la tua Madre. Ecco il tuo figlio”. Guardate a lei, Maria ci avvicina a Gesù. È una cosa quasi organica, è una cosa connaturale. È lei che ha conosciuto Cristo più di tutti. L’ha conosciuto come la madre conosce il figlio. L’ha conosciuto dal momento del suo concepimento fino al momento della sua croce, della sua morte sul Golgota. L’ha conosciuto. Ha camminato sempre con lui e cammina sempre con lui e ci precede come dice il Concilio.
Allora cercate Gesù con Maria, attraverso la sua materna vicinanza e attraverso la vostra filiale fiducia verso di lei. Allora vi lascio queste parole, poche e povere, come un seme, sperando che questo seme possa crescere, possa fruttificare non per la forza dell’espressività di queste parole, ma per la grazia di Dio.
Per concludere vorrei offrirvi una benedizione come segno della nostra speranza, della nostra partecipazione al mistero infinito di Dio che è uno nella Trinità.
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