DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI DELL'UNIVERSITÀ «LA SAPIENZA»
Piazzale della Minerva a Roma - Venerdì, 10 aprile 1991
Carissimi giovani!
1. È grande la mia gioia di trovarmi quest’oggi fra voi, realizzando così un desiderio a lungo accarezzato. Vi ringrazio per l’accoglienza buona, calorosa, accompagnata dalle diverse voci, molto sonora. E saluto tutti con affetto.
Nelle mie visite pastorali mi capita di incontrare giovani e studenti delle varie Università del mondo. Ma quella odierna è una circostanza del tutto particolare; voi mi siete singolarmente cari, perché la vostra è l’Università di Roma, Città della quale io sono Vescovo. E se vengo un po’ più tardi che nelle altre Università italiane e straniere, mi consola la parola del Signore: gli ultimi saranno i primi.
Grazie per la vostra presenza, grazie per aver accolto l’invito a un dialogo aperto e concreto, fornendone voi stessi, attraverso oltre 500 domande, gli spunti tematici. Ho preso visione delle vostre riflessioni e debbo confessarvi che mi ha colpito la vostra sincerità e il desiderio di rinnovamento che vi portate nel cuore. Ringrazio in particolare i due giovani che poc’anzi si sono fatti portavoce dei vostri comuni sentimenti.
Il gran numero di quesiti che avete preparato testimonia chiaramente quanto siano grandi l’attenzione e l’interesse con cui guardate, pur non condividendone sempre le posizioni, a ciò che la Chiesa sente, pensa e fa, in merito ai problemi dei giovani e a quelli del mondo contemporaneo.
Sono interrogativi senz’altro stimolanti, ma abbracciano un così gran numero di argomenti che mi è impossibile rispondere a tutti, come voi vi attendete, anche soltanto in maniera sommaria. Posso, comunque, assicurarvi che conservo gelosamente nel cuore tutte le vostre domande, e su di esse non mancherò di tornare in diverse circostanze.
2. Intanto, però, vorrei che questo nostro incontro costituisse come l’inizio di un necessario e proficuo dialogo da proseguire, poi, con i responsabili dell’animazione spirituale di quest’Ateneo. Vorrei, in particolare, che la vostra voce risuonasse nei lavori di quella straordinaria assemblea diocesana che è il Sinodo, attualmente in corso, e vi apportasse il contributo del mondo giovanile, di tutto il mondo giovanile che vive a Roma e che aspira a costruire una società più giusta ed accogliente verso tutti. Vorrei che le prospettive e gli orizzonti della vostra esistenza si aprissero alle sconfinate esigenze di un mondo che muta, di un’Europa che ricerca la sua unità di una umanità che è stanca di guerre e di ingiustizie. Voi, giovani di Roma, Città-cuore dell’Europa cristiana, non siete forse chiamati ad essere i costruttori del futuro di questo Continente? Non siete voi stessi il suo futuro? Siatene coscienti e non abbiate paura di investire ogni vostra energia per realizzare tali appassionanti obiettivi! Non temete di farvi apostoli, fra i vostri coetanei, di così straordinaria missione.
Molti dei vostri interrogativi vertono sul rapporto della Chiesa col mondo contemporaneo e sulle preoccupanti situazioni dell’umanità in questo tempo, soprattutto in Medio Oriente e nel Terzo Mondo.
Alcune domande riguardano la relazione della Chiesa con la cultura, con la scienza al servizio dell’uomo e l’adeguamento della sua dottrina all’evoluzione dei tempi.
Tutto ciò mi ha permesso di conoscere meglio il vostro mondo e vorrei ringraziarvi per la fiducia che mi avete dimostrato, mettendomi a parte dei vostri problemi.
Sono accanto a voi nella ricerca di risposte adeguate agli interrogativi che si agitano in voi. Vorrei esprimervi l’affetto che mi lega a ciascuno e la stima che nutro per tutti. Il Papa vi vuole bene! Come altre volte ho avuto occasione di ripetere, non si può non amare voi giovani, perché ciascuno di voi porta in sé un gran progetto della personalità umana e tutti insieme costituite il futuro dell’umanità.
3. L’insieme delle vostre domande manifesta con chiarezza un animo sensibile ed aperto, in cui fioriscono considerazioni, dubbi e rilievi stimolanti. Esse sono la prova dell’effervescente ricchezza del vostro spirito giovane. In voi mi colpiscono l’esigente ricerca della verità e il desiderio di una radicale coerenza nell’attuazione del Vangelo. Volete un Cristianesimo autentico, una Chiesa che metta in pratica ciò che annuncia, povera e libera nella sua missione, coraggiosa e tempestiva nella difesa dei poveri e degli oppressi. Volete riconoscere nelle sue strutture il volto misericordioso di Cristo.
Anche chi afferma di non credere manifesta spesso nelle sue osservazioni un desiderio di infinito, di assoluto, di trascendenza.
Non posso che apprezzare questa vostra sincerità. Mantenete, carissimi, l’entusiasmo degli uomini liberi e coniugatelo con l’umiltà delle grandi personalità che sanno percorrere la strada della ricerca e della verità con apertura di spirito e disponibilità al dialogo. I problemi sono indubbiamente tanti e di grande spessore. Sarebbe pretesa puerile risolvere tutto con facili slogan. Sia vostro impegno informarvi ed approfondire costantemente le fondamentali questioni dell’esistenza. La Chiesa è disponibile ad offrirvi questo servizio. Anzi vuole camminare insieme a voi. Vuole aiutarvi perché voi stessi siate protagonisti del vostro futuro.
Accogliete, vi prego, il suo invito: camminate con lei, attenti ai germi di speranza che già vi è possibile riconoscere in voi e intorno a voi.
Anzi, non dimenticate che voi stessi siete la Chiesa! Siete forze vive di questa Chiesa che per le strade del mondo annuncia il Vangelo della salvezza; di questa Chiesa che è Madre e Maestra, perché attinge costantemente al patrimonio inesauribile della verità, che è Cristo. Questa Chiesa, nonostante i suoi limiti e difficoltà, è santa ed ama ogni uomo. Ama voi, cari giovani. Sì, vi ama e per questo è esigente e ferma sui principi. Guardatela con simpatia, ascoltatela con fiducia, seguitela con generosità.
4. Voi spesso vi chiedete: “Come far fronte al senso di debolezza e di impotenza nei confronti delle strutture sociali che danno l’impressione di mortificare gli ideali di giustizia, di verità e di amore?”. C’è come una lotta in voi e attorno a voi tra il bene che attrae e il male che seduce. Il recente Concilio, in uno dei documenti più significativi, la Costituzione Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, così afferma: “In verità gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo. È proprio all’interno dell’uomo che molti elementi contrastano a vicenda... Debole e peccatore (l’uomo) non di rado fa quello che non vorrebbe e non fa quello che vorrebbe (cf. Rm 7, 14ss.). Per cui soffre in se stesso una divisione, dalla quale provengono tante e così gravi discordie nella società” (Gaudium et spes, 10).
Sì, è necessario un cammino di continua conversione verso la verità e l’autenticità, giacché ogni uomo è costantemente tentato dal potere e dall’avere, dall’egoismo e dalla corruzione.
Non lasciatevi abbattere dagli insuccessi e dalle paure. Sappiate trovare in voi il coraggio. Coraggio, bambini! Se amate veramente la vita, dovete sapere che soltanto a prezzo di grandi sacrifici è possibile realizzarla pienamente. Cristo, vero Dio e vero uomo, è vivo, è presente fra di noi. Si fa nostro compagno di viaggio e ci chiama a trasformare il mondo con il dono della nostra esistenza.
5. È una fede esigente il Cristianesimo e voi lo sapete bene. Per questo non raramente siete tentati dallo scoraggiamento e dall’indecisione. Gesù al giovane che gli chiedeva: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?”, rispose alla fine: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (cf. Mt 19, 16-22). Ma prima il divino Maestro “fissatolo, lo amò”.
“Vieni e seguimi!”. Scaturisce solo dall’amore l’invito del Redentore che costituisce la risposta – l’unica risposta esauriente – all’aspirazione ad un “qualcosa di più” che abita il cuore di ogni persona.
Anche a voi il Cristo, quest’oggi, rivolge lo stesso affettuoso invito: “Vieni e seguimi!”. I suoi occhi incontrano i vostri, il suo cuore parla al vostro. Non abbiate paura! Accogliete la sua parola. Entrerete così nel suo mistero e scoprirete il segreto autentico della vostra umana e spirituale rinascita; accoglierete i principi della morale cristiana non come pesante fardello, ma quale necessaria esigenza d’amore. L’amore si compiace della verità. “Cercatela questa verità – ho scritto nel 1985 nella lettera ai giovani e alle giovani del mondo – là dove essa si trova realmente! Se c’è bisogno, siate decisi ad andare contro la corrente delle opinioni che circolano e degli slogan propagandistici! Non abbiate paura dell’amore, che pone precise esigenze all’uomo. Queste esigenze, così come le trovate nel costante insegnamento della Chiesa, sono appunto capaci di rendere il vostro amore un vero amore” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 782).
6. Carissimi giovani, si avvicina il momento di congedarmi da voi. Prima, però, permettetemi un’ultima riflessione. Consentitemi di lasciarvi una consegna.
Ci troviamo nel piazzale della Minerva, cuore della vostra Città universitaria. Tra questi edifici si elabora e si trasmette il sapere, si svolge la ricerca scientifica e matura la vostra formazione culturale. Avete due modi possibili di vivere questi anni che vi preparano al vostro avvenire. Potete impiegarli per perseguire le logiche di potere e di prestigio, di competizione e di vantaggio economico, alle quali alcuni di voi hanno accennato. Oppure potete prepararvi a rendere un servizio reale alla società attraverso una paziente e seria maturazione professionale e spirituale che pone a base di ogni progetto i valori umani e cristiani vissuti con fedeltà. La scelta che adesso operate orienta il vostro avvenire. Ho fiducia in voi e per questo vi chiedo: realizzate la vostra vocazione umana, ispirandovi al Vangelo. Siate autentici e coerenti. Costruite sin d’ora una comunità più giusta, più vera, più libera! Come qualcuno di voi ha ricordato, solo il Vangelo costituisce un programma di vita capace di far nascere davvero la civiltà dell’Amore.
È innegabile che tra i giovani sia in atto un confortante risveglio. Potrei dire che lo vediamo anche con i nostri occhi. Anche qui a Roma. La vostra crescita di vitalità e di altruismo, il desiderio di bontà e di autenticità che vi anima, l’aspirazione a ideali alternativi rispetto alle mode correnti non costituiscono forse un messaggio di speranza per l’intera società? Grande è la ricchezza che portate in voi.
Fate sì che il vostro risveglio diventi crescita, autentica crescita spirituale che faccia di voi i testimoni di Cristo, i realizzatori infaticabili delle sue salvifiche promesse.
Anche se ardua, questa sola è la via della piena realizzazione di voi stessi. È la strada della gioia che il Signore vi chiama a percorrere, perché vi ama.
Iddio, Padre di ogni uomo, vi benedica tutti.
Maria, Sede della Sapienza, vigili sul vostro cammino.
E vi accompagni anche il mio affetto, avvalorato da una particolare benedizione, che estendo alle vostre famiglie, ai docenti e a tutti coloro che lavorano e frequentano questa Città degli Studi.
Terminato il suo discorso, il Papa vuole ancora salutare i numerosi giovani presenti, rivolgendo loro alcune parole.
Ecco, così ho terminato il discorso. Ma devo dirvi ancora un pensiero che mi accompagnava durante questo discorso. Quando sono entrato qui ho visto voi tutti nel sole e il Papa qui nell’ombra, nell’ombra della Sapienza sì, ma nell’ombra. Allora ho pensato che alla fine di quest’incontro questo sole dalla parte dei giovani sarebbe arrivato fino a me. Aspettavo questo sole che è in voi, che vi significa, che parla di voi. E devo dire che ho ottenuto questo successo, finalmente il sole venuto dalla parte vostra è arrivato fino alla mia persona. Cosa fare? Bisogna ringraziare il Signore e bisogna ringraziare voi per questo successo “solare” che abbiamo vissuto insieme nella vecchia “Sapienza” di Roma. Arrivederci. Sia lodato Gesù Cristo.
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