VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA
DI SAN FRANCESCO A RIPA GRANDE
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 1° dicembre 1991
Cari bambini, voi più piccoli siete il futuro di questa parrocchia, avete una prospettiva molto più lunga, potete guardare più lontano.
Uno di voi, quando poco fa sono passato tra voi per salutarvi mi ha detto: “Lei, Padre Santo, mi ha battezzato!”. È vero, ogni anno, nella ricorrenza liturgica del Battesimo del Signore, amministro il sacramento del Battesimo. A questo bambino ho chiesto: “Quanti anni sono passati?”. E lui mi ha risposto: “Undici”.
Poi mi è venuto in mente, dopo aver sentito il vostro caro “Maranathà”, ho pensato al legame che c’è tra il nostro Battesimo e la parola “Maranathà” che vuol dire: “Vieni, Signore Gesù”.
Questa parola ben riassume tutta la liturgia dell’Avvento che oggi celebriamo. Noi siamo la Chiesa che inizia la celebrazione dell’Avvento. Tutta la Città di Roma, tutte le chiese di Roma, tutte le parrocchie di Roma oggi hanno iniziato il tempo di Avvento, e tutte le Chiese sparse nel mondo. Tutti siamo uniti da questo spirito di “Maranathà”.
So che vi siete preparati per questa visita. So che avete preparato tanti, ma soprattutto avete preparato voi stessi. Voglio augurare a tutti, dai più piccoli ai più grandi, ai vostri genitori come ai vostri maestri, catechisti, sacerdoti e francescani di questa parrocchia; voglio augurare che questo “Maranathà” di Gesù si possa realizzare ogni giorno, specialmente durante questo tempo di Avvento. Gesù che è venuto una volta come Bambino, è venuto per venire sempre, è venuto in ciascuno di noi e vuole trovare i cuori aperti.
Auguro a tutti voi di avere i cuori aperti durante il periodo di Avvento e poi per le festività natalizie e infine per tutto l’anno liturgico e durante tutta la vita.
Ai giovani della parrocchia
Gesù ci ha lasciato un messaggio breve, ma molto profondo, profondissimo soprattutto per la sua opera messianica quando ha rivelato che essere Messia vuol dire offrire se stesso per l’umanità. Voi sapete che adesso si sta celebrando a Roma il Sinodo dei Vescovi per l’Europa. È un avvenimento importante. Per la prima volta nella storia della Chiesa si celebra un Sinodo di questo tipo continentale. Adesso è più comprensibile dopo la caduta del Muro. Sono venuti anche i Vescovi dall’Est e questi Vescovi portano delle preoccupazioni pastorali delle loro diocesi, dei loro Paesi ma portano anche le testimonianze. Tra le altre, portano anche le testimonianze dei giovani. Dopo l’incontro di Czestochowa anche loro i Vescovi ed i giovani si sentono molto incoraggiati. I giovani si sono autorivelati alla Chiesa. Erano tanti. Ma, io direi che i Vescovi, questi che parlano sui temi giovanili al Sinodo, pongono delle domande. Ieri ha parlato uno che ha terminato così: “Non ho nessun programma pronto, piuttosto voglio essere illuminato”. Lo ripeto qui perché è importante per ogni Vescovo, per un Pastore della Chiesa, Vescovo di Roma, per il Cardinale Vicario, per il Vescovo Giannini, Ausiliare di Roma Centro, di avere suggerimenti, domande, collaborazioni.
Vi lascio queste tre consegne come temi di riflessione e di collaborazione. Cercate di riflettere su queste tre richieste.
Tutto questo corrisponde alla tradizione di San Francesco d’Assisi. Essendo anche lui un uomo rapito da Cristo cercava di avere i collaboratori, i fratelli laici, ha San Francesco inaugurato un grande movimento dei laici. Questo movimento rimane anche oggi. È l’Ordine Francescano Secolare, il Terz’Ordine. I nuovi tempi sempre domandano nuovi movimenti, nuove associazioni, nuove comunità e si vedono, non mancano.
Vi ringrazio di cuore per questo incontro, per la vostra presenza attiva nella parrocchia di San Francesco e vi auguro di continuare e di non lasciare mai questa strada. Siate fedeli a quanto avete sentito da Cristo che oggi vi ripete: “Seguimi”. A questa unica domanda dovete dare risposta durante tutta la vita.
Al Consiglio Pastorale
Ringrazio per queste parole molto ponderate e molto giuste teologicamente e poi anche benevole per il Papa che deve mantenersi sempre in questa linea di “Servo dei servi di Dio”. È questa una buona posizione. Certamente, per mantenere questa posizione ci ha aiutato nei secoli San Francesco. San Francesco è stato consacrato totalmente a Dio, è stato un grande Amico di Gesù, cominciando dal mistero della natività e passando attraverso tutta la missione messianica e terminando, culminando nella Croce. Tutto ciò Cristo ha confermato nella vita di Francesco e soprattutto nella sua persona, fisicamente.
San Francesco ha cercato di avere dei collaboratori, dei confratelli francescani. Ma questi suoi fratelli non bastavano. Voleva fare francescano tutto il mondo. Come Gesù voleva fare cristiano tutto il mondo. Gesù in questa missione, in questo suo impegno messianico si è fatto “aiutare” dagli apostoli; così Francesco in questo suo impegno apostolico ha scelto oltre ai suoi confratelli, i laici terziari. Ho trovato questa scelta di Francesco anche nella vostra parrocchia. Lo stesso principio ha pervaso anche il magistero del Concilio Vaticano II perché ha parlato dei Pastori nella Chiesa e ha dedicato molta attenzione alla loro missione di Pastori e in ciascun Paese, in ciascun Continente, come adesso stiamo vivendo il Sinodo dei Vescovi per l’Europa, lo stesso Concilio Vaticano II ha dedicato molta attenzione ai laici, all’apostolato dei laici. Siamo sempre nella stessa linea. Da Gesù, attraverso gli Apostoli, attraverso San Francesco fino ai nostri tempi. Oggi, le forme di questo apostolato sono molte, molto diversificate. Sono apparsi tanti carismi. La vocazione laicale nella Chiesa trova qui, nella vostra parrocchia, l’espressione di questa molteplicità e cerca di unirsi attorno alla Chiesa gerarchica, alla parrocchia, alla diocesi, al vescovo, così anche al Vescovo di Roma.
Vi auguro di continuare in questo impegno del Regno di Dio. Tutti i giorni noi preghiamo: “Venga il tuo Regno”, ma non basta pregare anche se la preghiera è fondamentale, è principale. Cerchiamo anche di coinvolgere il nostro apostolato, la nostra vita, le nostre sofferenze, le nostre opere, le nostre attività, il nostro amore; coinvolgere in questa intenzione che Cristo ci ha lasciato come intenzione primaria: “Venga il tuo Regno”.
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