DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA LOMBARDIA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»
Sabato, 2 febbraio 1991
Venerati fratelli nell’Episcopato!
1. Formati a una fede adulta, i discepoli del Signore sono chiamati ad annunciare e a promuovere nel mondo, dominato oggi da crescenti incertezze e paure, le trascendenti realtà della vita nuova in Cristo. Al tempo stesso, devono sentirsi impegnati a contribuire attivamente alla promozione integrale dell’uomo, all’affermazione del dialogo e della comprensione fra gli individui e i popoli, al progresso della giustizia e della pace. Come ricorda la Lettera a Diogneto (Lettera a Diogneto, 6,1; Funk, Patres apostolici, Tubingae 1901, p. 396) i cristiani sono l’anima del mondo. Che ogni fedele avverta, con rinnovata consapevolezza, il compito di essere anima del mondo! Questa è la vostra preoccupazione prioritaria, carissimi fratelli, Pastori delle dilette Chiese della Lombardia: su di essa ritornate insistentemente nei vostri piani pastorali, vedendovi una esigente sfida missionaria, dalla quale ogni comunità deve sentirsi seriamente interpellata.
Mi compiaccio per la vostra intensa azione, che fa leva in modo particolare sul ruolo centrale della parrocchia, all’interno della quale si sviluppa l’oratorio, tipica istituzione lombarda per l’educazione della gioventù.
Mentre vi esprimo apprezzamento per così generoso lavoro apostolico, rivolgo a ciascuno il mio grato e fraterno saluto. Ringrazio, in particolare, il Signor Cardinale Carlo Maria Martini per i sentimenti cordiali che mi ha espresso a vostro nome ed invio un affettuoso pensiero anche ai Vescovi che hanno ormai lasciato il diretto ministero pastorale. Il Padrone della messe, che vi ha chiamati ad operare nel suo campo, vi ricolmi tutti della sua benevolenza.
2. Non è mai stato facile per il seguace di Cristo essere “anima” del mondo; non lo è in modo speciale nel presente momento storico, segnato da profondi cambiamenti culturali e sociali. In varie circostanze, come successori degli apostoli che “reggono la casa del Dio vivente” (Lumen Gentium, 18) avete preso in considerazione lo stato attuale delle comunità cristiane a voi affidate, soffermandovi sulle loro potenzialità e sui loro problemi. Le vostre osservazioni pongono in evidenza spesso fatti di portata generale, che vanno ben oltre i confini della Lombardia e si collegano con tutta la realtà europea. Il rilevante benessere materiale non influisce sempre positivamente sull’andamento della vita familiare -si pensi, ad esempio, al crollo delle nascite e al numero considerevole di matrimoni in crisi - mentre la scolarizzazione, estesa per gran parte fino alla scuola media superiore, con un’alta frequenza all’università, offre inedite possibilità, ma crea anche nuove difficoltà all’impegno formativo e catechetico dei giovani. La sistematica e capillare diffusione dei mezzi di comunicazione sociale finisce per eliminare o, almeno, ridurre di parecchio la diversità tra metropoli, città di provincia, centri minori e paesi, favorendo un livellamento che può a volte mortificare forme più genuine del vivere. Fenomeni recentissimi sono la presenza massiccia di immigrati extracomunitari e l’affermarsi delle Leghe, particolarmente attive proprio in Lombardia.
È uno stato di cose che viene non di rado assimilato senza sufficiente spirito critico né discernimento, in un contesto ambientale segnato dal cosiddetto “pensiero debole”, che conduce a ridurre tutto a semplice diversità, più che a giudicare e a distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. Lo stesso crollo delle ideologie porta con facilità, soprattutto i giovani, all’individualismo, che chiude in se stessi o in piccole aggregazioni congeniali, al consumismo, al non interesse per la cosa pubblica e ad un progressivo distacco da un cammino di fede autentica. Segni inquietanti di un malessere sociale serpeggiante sono, tra l’altro la devianza giovanile, la delinquenza, la violenza e il flagello della droga.
L’influsso della secolarizzazione si avverte, purtroppo, nel pericoloso divario fra pratica religiosa e vita di fede. Tutto ciò spiega, almeno in parte, la carenza di vocazioni che con preoccupazione dovete registrare anche nelle vostre comunità.
3. Venerati fratelli, nonostante questi fenomeni in gran parte negativi, voi non vi lasciate abbattere nel vostro impegno apostolico. Vi sostiene in ogni momento -ne sono certo -la consapevolezza di essere ministri del Signore, ricco di grazia e di misericordia. Non mancano, del resto, segni incoraggianti che inducono a guardare con fiducia al futuro. La gente, nonostante la mentalità corrente, sente ancora il carattere religioso degli avvenimenti fondamentali della vita, quali il nascere e il morire.
I giovani, quando si offrono proposte che parlano più efficacemente alla loro intelligenza e al loro cuore, si mostrano più aperti di quanto si possa immaginare. Ne è prova la loro fedele partecipazione a specifiche iniziative bibliche e spirituali, promosse in alcune delle vostre Diocesi.
Lo stesso fenomeno del volontariato va assumendo in molti motivazioni veramente evangeliche.
Il clero mantiene la tradizionale laboriosità: nonostante le difficoltà e il clima diffuso di indifferenza, prosegue nel suo impegno senza trascurare il necessario aggiornamento teologico e pastorale.
Si allargano e moltiplicano le forme di collaborazione tra preti e laici; da sottolineare, in proposito, la costituzione, ormai quasi dappertutto avviata, dei Consigli pastorali diocesani, zonali o decanali e parrocchiali; né vanno dimenticati l’interesse e la costanza con cui è stato accolto l’avvio delle Scuole per la formazione socio-politica come parte integrante dell’itinerario di maturazione del cristiano.
4. Nel contesto appena delineato si impone con urgenza il compito di una nuova coraggiosa e coerente evangelizzazione. Solo l’effettiva riscoperta di Cristo, quale solida roccia su cui costruire la vita e l’intera società, permette ai credenti di non temere difficoltà e ostacoli d’ogni tipo. La casa non crolla sotto l’imperversare della pioggia, dei fiumi che straripano e dei venti che soffiano minacciosi, quando è fondata sulla solida roccia (cf. Mt 7, 24ss.).
Ci troviamo in questi anni come in un avvento che ci prepara all’anno Duemila. Questo tempo di attesa e di conversione a Cristo richiede profeti e testimoni atti a destare nelle comunità la fede nel Verbo rivelatore del Padre, “dives in misericordia”. Testimoni capaci di suscitare nel cuore dei fratelli l’amore al Cristo, Salvatore dell’umanità, che prosegue la sua azione di salvezza nella Chiesa per mezzo dello Spirito Dominum et Vivificantem.
È, quindi, il tempo della nuova evangelizzazione per preparare giovani generazioni di apostoli per nulla timorosi di proclamare il Vangelo nella sua integrità.
5. Occorre soprattutto il passaggio da una fede di consuetudine, pur apprezzabile, a una fede che sia scelta personale, illuminata, convinta, testimoniante.
È tale fede, celebrata e partecipata nella liturgia e nella carità, che nutre e fortifica la comunità dei discepoli del Signore e li edifica come Chiesa missionaria e profetica.
Nessuno si senta escluso da questo disegno apostolico! La vostra azione, pertanto, deve tener conto anche dei numerosi immigrati ai quali si rivolge la vostra cura pastorale. “Le Chiese particolari di Paesi di popolazioni a prevalenza cattolica e cristiana -scrivevo nel messaggio per la Giornata Mondiale dell’Emigrazione del 1985 -debbono inoltre affrontare anche l’impegno, spesso urgente, di dar vita all’apostolato della prima evangelizzazione missionaria tra la moltitudine di immigrati che non sono cristiani” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/2 [1985] 132-133).
6. In questo rinnovato sforzo evangelizzatore occorre continuare a promuovere nel popolo un assiduo contatto con la Bibbia, sempre meglio conosciuta attraverso le Scuole della Parola, intimamente assimilata nella “lectio divina”, portata alle concrete applicazioni nei Corsi in preparazione ai Sacramenti della iniziazione cristiana. Anche da questo punto di vista vi sarà di grande aiuto la tradizione lombarda degli Oratori, adattando i programmi formativi alle varie età.
Il 1991, anno centenario della morte di san Luigi Gonzaga, vi offre l’occasione di promuovere una pastorale giovanile e vocazionale che additi questo vostro conterraneo come modello di perfezione cristiana anche ai ragazzi del nostro tempo, distratti da interessi e da mode culturali non di rado fuorvianti.
All’attenzione verso i giovani unite una metodica ed accurata catechesi per gli adulti. So che in alcune parrocchie si conserva ancora la catechesi festiva aperta a tutti, unita a volte alla recita o al canto dei Vespri, mentre altrove sono state introdotte forme sostitutive che attendono di essere sviluppate e potenziate.
Talune circostanze occasionali offrono momenti quanto mai proficui per la formazione alla fede degli adulti, come i Corsi di preparazione al matrimonio, gli incontri per i genitori, i cui figli s’approssimano ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, la celebrazione sacramentale del matrimonio, il congedo cristiano nelle esequie e le locali feste tradizionali.
Certo, non si dovranno ignorare metodi e modi di comunicazione più rispondenti alle esigenze culturali e psicologiche dell’uomo moderno. Quando si tratta di ragazzi e di giovani, la metodologia che dà importanza alla comunità, al gruppo, al dialogo si rivela di primaria importanza. Nella catechesi agli adulti ha grande valore che sia un adulto a trasmettere il messaggio. Il cristiano adulto, che aderisce con scelta personale e convinta al mistero di Cristo, va quindi guidato ad essere capace di offrire agli altri le ragioni della sua fede e della sua appartenenza ecclesiale e va spronato ad inserirsi con stile cristiano nel mondo della cultura, nelle strutture pubbliche, nelle realtà sociali e nell’impegno politico.
7. Formare i credenti ad una fede adulta: ecco, carissimi fratelli, l’obiettivo primario cui far convergere gli sforzi delle parrocchie delle vostre Diocesi, mediante un organico piano pastorale; ecco l’intento dei Sinodi e dei Convegni diocesani, attualmente in corso o in preparazione nelle diverse Chiese lombarde.
Tutto dovrà tendere all’edificazione del Corpo di Cristo, valorizzando la pluralità dei ministeri e la provvidenziale ricchezza dei carismi che lo Spirito Santo non cessa di far fiorire nella comunità.
Il compito che vi attende potrebbe sconcertare.
Non vi perdete d’animo! Infondete anzi conforto ai vostri collaboratori e a tutti i fedeli, memori che il frutto genuino della fede è la speranza: “Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo” (Gv 16, 33); “Questa è la vittoria che vince il mondo, la vostra fede” (1 Gv 5, 4).
Maria, Madre della Chiesa, sostenga ogni vostro sforzo e renda fruttuosa la vostra missione apostolica.
Con vivo affetto anch’io tutti vi benedico.
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