DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AI LAVORI DEL
CAPITOLO GENERALE DEI COMBONIANI
Castel Gandolfo -Venerdì, 20 settembre 1991
Carissimi Sacerdoti e Missionari Comboniani del Cuore di Gesù.
1. Sono lieto di accogliervi in speciale Udienza, al termine del Capitolo Generale della vostra Famiglia Religiosa. Saluto il Superiore Generale, Padre Francesco Pierli, i Capitolari e voi qui presenti. Rivolgo inoltre il mio cordiale pensiero a tutti i Missionari della vostra Congregazione, sparsi nei vari Continenti.
Esprimo il mio vivo compiacimento per la dedizione con cui il vostro Istituto si prodiga, sin dall’inizio della sua fondazione, a favore delle popolazioni più povere, delle comunità più in difficoltà al fine di annunciare loro il messaggio dell’autentica liberazione contenuta nel Vangelo. Imitando il vostro Fondatore, Monsignore Daniele Comboni, che si dedicò con passione al Continente africano, voi intendete proseguirne l’azione evangelizzatrice e l’impegno per la promozione dell’uomo ovunque la Provvidenza vi chiama ad operare.
2. Mi compiaccio con voi per i risultati di questa vostra importante Assemblea Capitolare che ha considerato le nuove condizioni in cui, nel nostro tempo, viene a trovarsi l’attività missionaria. Voi avete attentamente esaminato le nuove esigenze dell’epoca attuale; avete tratto suggerimento e stimolo dalla meditazione della recente Enciclica Redemptoris missio e avete inteso proseguire con coraggio sul cammino sin qui percorso dal vostro benemerito Istituto. Davanti, tuttavia, agli interrogativi posti all’azione apostolica da parte delle culture contemporanee e dall’incessante evoluzione della società voi avete ben compreso che non bisogna rinunciare mai a proclamare Cristo e il suo Vangelo nella piena integrità della dottrina e delle esigenze morali da essa derivanti.
Con senso di responsabilità e fiducia, perciò, avete considerato l’urgenza di rendere oggi la verità evangelica comprensibile agli uomini del nostro tempo, facendovi attenti ascoltatori dei loro problemi e delle loro attese. Nello sforzo missionario che vi caratterizza voi vi siete soffermati in particolare su un problema oggi singolarmente pressante: si tratta dell’aumento demografico che rappresenta una crescita di vaste proporzioni del numero dei non cristiani così che il compito di annunciare Cristo a tutte le genti sembra quasi sproporzionato rispetto alle forze umane disponibili all’interno della Chiesa. Questo comporta difficoltà ed ostacoli considerevoli. Se tuttavia tale situazione vi preoccupa, essa costituisce, non di meno, un provvidenziale stimolo al vostro Istituto perché con lena sempre maggiore, superando le tentazioni dello scoraggiamento, vi dedichiate con vigore e dedizione alla vostra attività. Riapprofondendo le caratteristiche della peculiare vocazione missionaria che vi contraddistingue, e rinnovando l’impegno carismatico del vostro Fondatore, voi potrete sperare anche in una crescita delle vocazioni per la vostra Famiglia spirituale.
3. Monsignor Daniele Comboni lavorava tra popolazioni povere e questo stile di servizio agli ultimi continua ad essere la caratteristica anche del vostro apostolato. La povertà crescente dei popoli del sud del mondo, dove si espleta in gran parte la vostra opera è un dato noto e che vi preoccupa seriamente. Come far fronte a così inquietante situazione? Come frenare il pericolo della fame che non cessa di mietere vittime senza numero, favorendo il riacutizzarsi di epidemie tropicali che parevano destinate ad una definita sconfitta? Alla compassione intensa che con sentimento cristiano sorge nel vostro animo voi unite un’assidua ricerca di solidarietà e di aggiornato soccorso.
Voi, proprio voi missionari, potete valutare nella giusta misura il peso dell’obbligo morale che i responsabili delle Nazioni ricche hanno nei confronti dei Popoli in via di sviluppo. Esiste una interdipendenza tra gli Stati che condiziona comportamenti e scelte politiche, decisioni economiche e amministrative. Non si può permettere che, mentre il sottosviluppo e la povertà aumentano in tante regioni della terra, una privilegiata porzione dell’umanità possa continuare a vivere felice nella sua opulenza.
Grave come la fame e la malattia è, poi, il rinascere di alcune piaghe sociali che si pensavano definitivamente vinte, ma che purtroppo permangono tuttora sia pure in forme diverse.
Voi conoscete, ad esempio, la triste realtà dello sfruttamento dei deboli e dei bisognosi; vi sono note le incertezze politiche causate da guerre, insurrezioni armate e guerriglie; persecuzioni di individui e gruppi motivate da intransigenze e discriminazioni ideologiche e religiose. Di recente la vostra Congregazione ha sofferto per la morte di alcuni Confratelli impegnati in prima linea nella diffusione del Vangelo e nella difesa dei diritti umani. Di fronte a situazioni che talvolta esigono la disponibilità al martirio, voi avvertite la necessità di riflettere in profondità sull’autentica spiritualità missionaria ispirata a Cristo. Ogni Missionario, secondo il Comboni, dovrebbe essere “trasportato dall’impeto di quella carità accesa con divina vampa sulle pendici del Golgota e uscita dal costato del Crocifisso” (Daniele Comboni, Scritti, n. 2742).
4. Carissimi fratelli, non perdetevi d’animo di fronte ai rischi e alle difficoltà; rinnovate piuttosto, con sincerità e totale adesione di cuore la vostra fiducia in Gesù. Egli ripete anche a voi le parole rivolte ai primi Discepoli: “Non temere piccolo gregge, poiché è piaciuto al Padre vostro di donare a voi il Regno” (Lc 12, 32).
Impegnatevi, piuttosto, senza sosta, proprio alla luce del mistero della carità che vi anima, a ricercare le vie adeguate per fare della vostra esistenza un servizio fedele a Dio e all’umanità. Annunciate la fede, che, come ho detto nell’Enciclica Redemptoris missio, esige la libera adesione dell’uomo (cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, n. 8), ma passa attraverso le vie del dialogo aperto a tutte le culture e lo sforzo concreto per l’integrale progresso della società.
5. Con questi sentimenti, formulo a voi qui presenti e ai vostri Confratelli sparsi nel mondo, i migliori voti per il felice successo del Ministero pastorale che state compiendo. Possa rivivere in voi e nelle vostre attività l’ideale che ispirò Daniele Comboni. “Io prendo a far causa comune con ciascuno di voi”: così egli disse alla popolazione di Karthoum giungendo in quella terra come Pro-Vicario apostolico. Ecco, fratelli, una norma preziosa per ciascun missionario: condividere l’esistenza di coloro che aspirano alla libertà, al rispetto della loro dignità, alla conoscenza della verità e all’incontro con Dio e il suo amore.
Maria, Regina delle Missioni e modello di quell’amore materno con il quale la Chiesa si rivolge a ogni uomo al fine di generarlo a Cristo, vi sostenga nel vostro itinerario di santificazione personale e comunitario. Vi aiutino anche tutti coloro che nella vostra Congregazione hanno fedelmente servito la causa del Vangelo ed ora dal cielo continuano ad assistervi.
Con affetto e stima tutti vi Benedico.
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