DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AD UN CONVEGNO
PROMOSSO DALLA SPECOLA VATICANA
Sala del Trono - Venerdì, 27 settembre 1991
Signore e Signori,
1. Sono lieto di accogliere voi, illustri partecipanti al Seminario organizzato dalla Specola Vaticana e dal Centro per la Teologia e le Scienze Naturali di Berkeley in California. Questo è il secondo di una serie di incontri volti a promuovere la ricerca interdisciplinare nei campi delle scienze naturali, della filosofia e della teologia. Voi provenite da ambienti culturali e religiosi differenti e le vostre attività di studiosi rappresentano una grande varietà di discipline. Voi personificate quella diversità che arricchisce il perseguimento dell’unità in molti campi della cultura umana.
La prima delle vostre Conferenze, nel settembre 1987, fu tenuta per commemorare il terzo centenario della pubblicazione dei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica di Isaac Newton. In un Messaggio pubblicato come introduzione ai dibattiti di quella Conferenza, io esposi di nuovo il mio vivo desiderio che fosse favorito un nuovo rapporto tra scienza e religione, per mezzo di uno scambio più profondo riguardante importanti questioni, vitali per la vita della società, che coinvolgono entrambi i regni di indagine (cf. Giovanni Paolo II, Lettera al Reverendo George V. Coyne, Direttore della Specola Vaticana, 1 giu. 1988: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI, 2 (1988) 1706 ss.). Il presente Seminario è un chiaro segno che tale approccio interdisciplinare è sia possibile che fruttuoso.
2. Il tema che avete scelto e particolarmente significativo: La creazione quantica dell’universo e le origini delle leggi della natura. Esso non solo comprende concetti fondamentali nelle scienze naturali come la fisica quantica, la gravità quantica, la cosmologia e le leggi fisiche, ma anche temi religiosi come la creazione, Dio e la natura, il naturale e il soprannaturale, i miracoli, e altri. Voi avete scelto un compito difficile, ma che offre la promessa di favorire la comprensione di concetti essenziali all’incontro di scienza e religione.
La spaccatura tra scienza e religione risale all’inizio della stessa scienza moderna. Nel diciassettesimo secolo, con Galileo e Newton come principali protagonisti, venne perfezionato il metodo sperimentale e si iniziò l’applicazione della matematica alla ricerca scientifica. Questa crescita delle scienze naturali fu talvolta accompagnata da un certo tipo di razionalismo che sosteneva che tutto potesse essere spiegato con il solo ragionamento scientifico o, come si sviluppò più tardi, dalla convinzione che niente potesse essere spiegato partendo dall’esistenza di una verità assoluta che veniva rifiutata del tutto. Così la questione di Dio veniva spesso esaminata attraverso tale metodo come per farla sembrare priva di significato (cf. Gaudium et spes, 19). Ciò portò, in non pochi settori della vita ecclesiale ad una cauta e sospettosa visione della scienza perché corrotta dall’ateismo, e così fu posto il divorzio tra scienza e religione per le decadi a venire.
In principio la Chiesa non poteva accettare una tale spaccatura, convinta com’era che la verità della natura e la verità della rivelazione provenissero dalla stessa sorgente divina. Le parole vere con le quali papa Leone XIII istituì nuovamente la Specola Vaticana, circa cento anni fa, riassumevano l’incessante speranza della Chiesa per un rinnovato dialogo e per una collaborazione con il mondo della scienza. Nel documento costitutivo papa Leone scrisse: “nell’assumere questo lavoro ci siamo impegnati non solo ad aiutare a promuovere una scienza veramente nobile, che più di ogni altra disciplina umana sollevi lo spirito dei mortali verso la contemplazione degli eventi divini, ma in primo luogo abbiamo posto davanti a noi stessi il disegno... che ognuno possa vedere che la Chiesa e i suoi Pastori non sono ostili alla vera e fondata scienza, sia umana che divina, ma che essi l’abbracciano, la incoraggiano, e la promuovono con la maggior dedizione possibile” (cf. Leone XIII, Motu proprio Ut mysticam, 14 marzo 1891).
3. In tempi più recenti, il crescente interesse della Chiesa per le scienze naturali talvolta è stato accompagnato da una tendenza, da parte di alcuni, verso un cattivo uso dei risultati scientifici per sostenere il credo religioso. Nella sua Costituzione sulla Chiesa nel Mondo Moderno il Concilio Vaticano II ha rifiutato questo approccio e deplorato “certi atteggiamenti mentali, che talvolta non sono mancati nemmeno tra i cristiani, derivati dal non avere sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza” (Gaudium et spes, 36). Ciò che il Concilio difendeva, in effetti, era un atteggiamento di mutua apertura e un nuovo rapporto di collaborazione nel servizio della famiglia umana.
Esso cercò di mettere da parte definitivamente ogni restante paura riguardante il fiducioso dialogo. La Costituzione afferma che “la ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e con perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza prenderne coscienza, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono” (Ivi). Come scrissi riguardo al vostro Seminario del 1987: “Oggi abbiamo un’opportunità senza precedenti di stabilire un rapporto interattivo comune in cui ogni disciplina conserva la propria integrità pur rimanendo radicalmente aperta alle scoperte e intuizioni dell’altra” (cf. Giovanni Paolo II, Lettera al Reverendo George V. Coyne, Direttore della Specola Vaticana, 1 giu. 1988: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI, 2 (1988) 1706 ss.).
Sono fiducioso che i vostri dibattiti cercheranno di illustrare il terreno comune di una fruttuosa collaborazione. Che il vostro scambio guidi tutti voi ad una scoperta più chiara e piena di quella Verità che è sorgente di tutta la nostra conoscenza e comprensione. Che Dio vi benedica abbondantemente.
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