VISITA ALLA PARROCCHIA DI SAN GIOVANNI LEONARDI
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 29 marzo 1992
Ai bambini della parrocchia di San Giovanni Leonardi
La Parrocchia di San Giovanni Leonardi a Torre Maura è la meta della visita pastorale compiuta dal Santo Padre questa mattina. Come sempre sono i bambini a dare al Papa il primo benvenuto della comunità parrocchiale, per bocca di due di loro. Il Papa, dopo aver abbracciato i due piccoli, si rivolge così ai presenti.
Voi siete nello stesso tempo scuola e parrocchia. Ma soprattutto siete tutti fratelli e sorelle. tante volte avete sentito queste parole. Anche il Papa tante volte dice “Carissimi fratelli e sorelle”. Fratelli e sorelle sono quelli che vivono nella stessa famiglia, hanno gli stessi genitori, hanno lo stesso papà e la stessa mamma. Ma anche nella Chiesa si dice carissimi fratelli e sorelle, pensando al nostro Padre che sta nei cieli. Abbiamo un solo Padre e per questo noi siamo fratelli e sorelle. Senza questo Padre non ci potremmo chiamare così, ma soprattutto non potremmo essere così. E questo Padre si è rivelato a noi, si è avvicinato a noi attraverso il suo figlio unigenito, eterno, figlio Dio di Dio e luce da luce come professiamo nel Credo. E questo figlio di Dio fattosi uomo, nato dalla Vergine Maria, ci ha fatto tutti figli e figlie del suo Padre e così ci ha fatto tutti fratelli e sorelle. Così si spiega questo modo di parlare della Chiesa, così si spiega questo modo di parlare nelle prediche e in altre diverse circostanze. La verità è questa: che noi siamo figli di Dio nell’unico Figlio di Dio. Lui ci ha portato la sua figliolanza, ci ha fatto figli adottivi del suo Padre attraverso il suo sacrificio, attraverso la sua croce, attraverso la sua resurrezione. Voleva convincerci che siamo figli di Dio e per questo è morto sulla croce, ha dato la sua vita per mostrarci quale è il prezzo grande della nostra figliolanza divina. E così noi dobbiamo anche riflettere su queste parole, ma anche apprezzare questa figliolanza divina che ci rende tutti fratelli e sorelle. Il tempo della Quaresima che adesso viviamo serve ad approfondire questa realtà della nostra redenzione, vuol dire capire il prezzo del sacrificio con il quale Gesù ha pagato la nostra figliolanza divina. E sempre dobbiamo guardare verso questo nostro fratello maggiore, unico figlio di Dio, grazie al quale noi siamo figli e figlie di Dio, fratelli e sorelle. Grazie a lui abbiamo anche una madre. Questa madre è Maria, sua madre. lui ci ha dato sua madre come la nostra. Ce l’ha data nel momento della sua morte in croce quando ha detto a Giovanni “Ecco la tua Madre” e quando ha detto alla sua Madre “ecco il tuo figlio”. E questa Madre, la Vergine Maria, è anche modello di quell’altra Madre che è la Chiesa. E così noi siamo fratelli e sorelle grazie alla Paternità di Dio e grazie anche a questa maternità della Madre Maria e della chiesa-Madre. Ecco volevo spiegarvi perché queste due parole, fratelli e sorelle, sono tanto usate e contengono una grande profondità. Voi dovete capire cosa vogliono dire queste parole e quale è la loro profondità.
Voglio anche augurarvi la buona Pasqua perché ci stiamo avvicinando alla Pasqua del Signore. La voglio augurare a tutti”.
Al Consiglio pastorale della parrocchia di San Giovanni Leonardi
Conclusa la celebrazione della Messa, all’inizio della quale il Parroco, dando il benvenuto al Papa, ha illustrato la realtà della comunità parrocchiale di San Giovanni Leonardi, ha luogo l’incontro con i rappresentanti del Consiglio Pastorale il cui segretario presenta al Santo Padre l’impegno portato avanti nella parrocchia e nel quartiere. Il Papa risponde ai saluti con le seguenti parole.
Saluto di cuore questo Consiglio pastorale che è un frutto della consacrazione battesimale. Tutti siamo stati battezzati in Gesù Cristo, nello Spirito Santo, nella sua forza, e tutti, attraverso questo battesimo, siamo diventati il popolo di Dio. Questo popolo di Dio viene anche chiamato regale sacerdozio. Ce lo chiama San Pietro nella sua Lettera. E allora essendo tutti popolo sacerdotale, tutti abbiamo una parte, una partecipazione nell’unico sacerdozio del nostro redentore, così anche tutti abbiamo una comune responsabilità verso il bene comune della Chiesa. La vostra Chiesa certamente è una Chiesa universale, è la Chiesa Romana con il ministero petrino.
Ma questa è anche e soprattutto la vostra Chiesa parrocchiale. Qui voi portate il sacerdozio regale e come tali dovete tutti, carissimi fratelli e sorelle, impegnarvi per il bene di questa comunità. Ci sono diversi bisogni: bisogni dal punto di vista della vita umana e bisogni dal punto di vista della vita cristiana. Tutto ciò costituisce i diversi impegni della parrocchia. La parrocchia non è solamente una categoria statistica, ma è un centro di apostolato, un centro dove Cristo è presente perché l’apostolato viene sempre da Cristo. Lui che è stato inviato dal Padre invia sempre gli apostoli. Gli apostoli erano 12 ma adesso siamo tutti i loro eredi. C’è l’apostolato dei sacerdoti, l’apostolato della vita religiosa, l’apostolato dei laici. Io vi auguro di approfondire sempre questo fondamento della vostra missione. Anche per compiere sempre meglio questa missione, con sempre maggiore consapevolezza e con più vivacità. Questo vi porterà anche più gioia. Io vi auguro questa gioia che porta l’apostolato, la partecipazione alla vita cristiana. Vi auguro poi una buona Pasqua nel Signore”.
Ai giovani della parrocchia
L’ultimo incontro è come sempre riservato ai giovani del quartiere e si svolge nella sala teatrale. Accanto ai giovani sono anche i membri di diverse comunità neocatecumenali. È una giovane catechista ad interpretare i sentimenti di tutti gli altri e a raccontare al Papa la loro esperienza di vita. Giovanni Paolo II così risponde.
Nel vostro canto una parola particolare mi ha colpito: “conosci il nome mio”. Certo i vostri genitori, i vostri amici, i vostri fratelli conoscono i vostri nomi. Ma anche Dio conosce il vostro nome. Anzi conosce il mio nome per chiamarci per nome. Abbiamo un nome sulla bocca, nel cuore e nella mente di Dio. Dio ci chiama per nome. E questa chiamata di Dio per nome si fa anzitutto attraverso il Battesimo. La tradizione vuole che nel sacramento del Battesimo il neonato riceva un nome, un nome dei santi. E dunque il Battesimo è già una chiamata. Una chiamata che porta verso la finalità ultima che è la comunione dei santi. Così la Chiesa, la famiglia, ci dà questo nome con il quale noi siamo chiamati nel nostro ambiente, dai nostri cari. Ma in questo nome c’è anche il nome di Dio, il nome con cui Dio ci chiama. È l’inizio di una chiamata per tutta la vita. Le chiamate sono diverse, come diverse sono le vocazioni: sacerdotale, vita consacrata, matrimonio, famiglia, sono tutte chiamate di Dio. Vorrei soprattutto dirvi di non dimenticare mai questa verità: Dio vi chiama. Chiama attraverso la Cresima, il sacramento della maturità cristiana, ma Dio vi chiama e vi accompagna per tutta la vostra vita, dà una dimensione umana e cristiana alla vostra vita, le dà una dimensione terrena e celeste, escatologica, vi porta verso la comunione dei santi. Non dimenticate le parole di questa canzone: Dio, tu conosci il mio nome. Non lo dimenticate. Vi auguro Buona Pasqua.
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