VISITA PASTORALE IN CAMPANIA
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA VISITA AI GIOVANI RECLUSI NELL’ISTITUTO
DI RIEDUCAZIONE MINORILE «ANDREA ANGIULLI»
Santa Maria Capua Vetere (Caserta) - Domenica, 24 maggio 1992
Signor Direttore,
Illustri Signori, carissimi ragazzi!
1. Sono molto grato per l’invito a questo incontro in occasione della mia visita pastorale all’Arcidiocesi di Capua. Saluto il Direttore, i responsabili dell’Istituto e quanti prestano in esso la loro opera. Saluto in special modo voi, carissimi ragazzi, che sento assai vicini al mio cuore. Sono qui per portarvi il lieto annuncio dell’amore infinito di Dio Padre. Egli vi ama, ama ciascuno di voi. Non ama anche voi, ma soprattutto voi. Il suo è un amore così forte da piegare la durezza del cuore dell’uomo. La sua è una giustizia che si riveste di misericordia. A Lui niente è impossibile: se vi affidate alle sue mani, Egli vi rinnoverà nel cuore, vi farà uomini nuovi e potrete guardare con fiducia verso il vostro futuro. Sono tra voi nel nome di Gesù, che ha detto: “Ero carcerato e mi avete visitato” (Mt 25, 36). Vi parlo di Lui, che guarisce e consola gli affaticati e gli oppressi; vi porto il suo messaggio di perdono e di riconciliazione. Egli è “la Mano che Dio tende ai peccatori, la Parola che ci salva, la Via che ci guida alla Pace” (Preghiera eucaristica della riconciliazione II). Non abbiate paura; aprite il cuore alla potenza della sua redenzione. Accogliete Gesù: Egli vi farà rinascere a vita nuova. Siate forti e coraggiosi, ma di quella forza veramente degna dell’uomo che non è quella della violenza, che rende schiavi, ma quella del cambiamento di se stessi. Che cosa vi direbbe oggi Gesù se si trovasse tra di voi? Vi inviterebbe a guardare con speranza verso l’avvenire, a fuggire lo scoraggiamento e la rassegnazione; vi ripeterebbe che non dovete mai sentirvi abbandonati a voi stessi. Queste stesse parole vi rivolgo anch’io in suo nome. Carissimi ragazzi, non costruite la vita sul miraggio del facile guadagno; non credete a chi vi propone una felicità a basso prezzo; abbiate piuttosto il gusto del pane conquistato con l’onesta fatica e non coltivate l’odio nei cuori, ma disarmate la vendetta con il perdono.
2. In questo luogo di pena e di sofferenza vorrei quest’oggi farvi sentire tutta la mia comprensione e vorrei allo stesso tempo rivolgermi a nome vostro agli uomini di buona volontà, perché siano pronti ad accogliere la vostra richiesta di aiuto, a soddisfare la vostra fame di amicizia e di solidarietà. Io lo so bene, voi volete vivere la vostra esistenza con dignità; vi preme domandare a quanti hanno a cuore la vostra sorte che, soprattutto quando sarete fuori da questo Istituto, vi aiutino a reinserirvi nella società. Possiate trovare accanto a voi persone che sappiano sostenervi e al momento opportuno rispondere concretamente al vostro appello. Ciascuno deve infatti ricordare che, accanto alla responsabilità personale, esiste sempre una responsabilità comunitaria: quando un membro soffre, tutto il corpo soffre. E, quando a essere in difficoltà sono i più “piccoli”, allora più grave è la responsabilità dei “grandi” e più coraggiosa deve farsi, di conseguenza, la loro risposta al preoccupante disagio giovanile. I minori, soprattutto i minori cosiddetti “a rischio”, vanno aiutati a raggiungere quella maturità umana e civile a cui hanno diritto. Questo è un dovere della società e un impegno di tutti. Esorto vivamente i pubblici poteri, le organizzazioni sociali, gli agenti educativi, a sentirsi coinvolti seriamente nell’opera di prevenzione del disadattamento giovanile, al fine di impedire che adolescenti, carichi di promesse, si avviino con grande rovina sulla strada del crimine. Chi non si sente amato, non può amare. Per questo Dio ci ha amato per primo e ci chiede di amare a nostra volta per primi anche e soprattutto coloro che sono nel bisogno. All’origine di tanti drammi del mondo contemporaneo e di molti episodi di violenza, non c’è spesso la carenza di affetto? C’è gente che non è stata mai amata. Occorre, pertanto, un amore che si traduca in gesti concreti; sono necessarie iniziative educative valide, che offrano a chi si trova ai margini della società la reale opportunità di riacquistare fiducia in se stesso e di rendersi utile ai fratelli.
3. Carissimi ragazzi, prima di separarmi da voi desidero affidarvi alla Vergine Madre nostra, Madre di ogni uomo. Ricorrete a Lei spesso, invocatela con costanza. Maria, ci ricorda la liturgia, è “segno di sicura speranza e consolazione per quanti si protendono verso la libertà piena, finché splenda glorioso il giorno del Signore” (cf. Pref. della Messa “Maria Vergine, Madre della Santa Speranza”). Vi protegga, vi aiuti la Vergine Maria, Madre della Santa Speranza. Vi sostenga anche la mia benedizione, che imparto di cuore a voi, alle vostre famiglie, ai vostri cari e a quanti si prendono cura di voi e del vostro futuro.
A conclusione dell’incontro, il Santo Padre si rivolge così ai giovani.
Voglio offrire questa benedizione ai ragazzi, a cui ho parlato per primo, ma anche a tutte le persone che sono qui radunate: i familiari, i volontari, i collaboratori, come anche quelli che si impegnano in questo Istituto per il bene di questi ragazzi e della società. Voglio anche, con questa benedizione, ringraziarvi per la cara, cordiale accoglienza, e anche per questi doni che mi avete offerto: i doni del vostro canto, i doni della vostra presenza, della vostra sincerità, il dono di una vita sofferente a causa della circostanza in cui vi trovate, ma che non deve essere mai una vita senza speranza. Vi prego, allora, offrendovi questa benedizione, di non perdere la speranza, di offrire a me, alla Chiesa, alla società la vostra speranza di un futuro migliore.
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana