VISITA PASTORALE IN CAMPANIA
INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON GLI OPERATORI DELLE TELECOMUNICAZIONI
Santa Maria Capua Vetere (Caserta) - Domenica, 24 maggio 1992
Carissimi fratelli e sorelle!
1. Desidero subito ringraziarvi per l’invito a questo incontro. Rivolgo il mio saluto al Dottor Franco Nobili, Presidente dell’IRI e al Signor Sindaco del Comune di Santa Maria Capua Vetere, ringraziandoli per i sentimenti espressi nei rispettivi indirizzi; al Dottor Biagio Agnes, Presidente della Stet. Saluto con viva cordialità tutti voi: i Dirigenti, i Ricercatori, gli Operatori dei vari settori di questo complesso industriale che, per la sua alta qualificazione, non solo onora l’imprenditoria della Campania, ma può anche indicare una via per il futuro sviluppo del Mezzogiorno. A questo proposito faccio eco a quanto hanno affermato or non è molto i Vescovi italiani: “Appare importante - essi scrivono - in particolare lo sviluppo di centri di ricerca teorica e applicata, come supporto per le aziende che producono avanzata tecnologia. Essi possono costituire, nello stesso tempo, una via di superamento della disoccupazione intellettuale e un freno alla fuga dei cervelli dal Sud” (Sviluppo nella solidarietà-Chiesa Italiana e Mezzogiorno, 20). La ricerca scientifica sviluppa, com’è noto, una forza trainante che favorisce l’ampliamento di quella base occupazionale qualificata grazie alla quale il Mezzogiorno d’Italia potrà assicurarsi un posto anche nell’Europa del futuro. E voi contribuite a tale impresa con questa vostra azienda nella quale opera il maggior gruppo di ricerca, in Italia, nel campo dei sistemi privati e delle reti e impianti per telecomunicazioni private. È giusto perciò incoraggiarvi a intensificare il vostro sforzo, che si rivela di così grande utilità e interesse per l’intera comunità.
2. Mi preme, inoltre, sottolineare un aspetto della vostra attività che concerne alcune fra quelle “meravigliose invenzioni dell’ingegno umano”, come le qualificava già il Papa Pio XII, che restringono le distanze tra i popoli e le persone (cf. Enc. Miranda prorsus, 1). Intendo riferirmi al mondo delle telecomunicazioni. Il Concilio Vaticano II ha rilevato come il lavoro umano sia un prolungamento dell’opera del Creatore e offra un importante contributo alla realizzazione del disegno divino nella storia. Ha anche ricordato come il progresso della tecnologia vada trasformando la faccia della terra (cf. Gaudium et spes, 5 e 34). A realizzare tale formidabile trasformazione contribuiscono i sistemi di comunicazione, che “sono parte di una cultura tuttora in evoluzione, le cui potenzialità rimangono al momento solo parzialmente sfruttate” (cf. Messaggio per la XXIV Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, 24 gennaio 1990). Già oggi, tuttavia, ci è dato di ammirare le meravigliose possibilità che tali sistemi offrono per una crescita nella conoscenza e nella comprensione reciproca tra i popoli, in vista di un rafforzamento della fratellanza umana. Per realizzare una simile prospettiva occorre però che tali straordinari strumenti di comunicazione rispettino e promuovano lo sviluppo integrale della persona, che abbraccia “le dimensioni culturali, trascendenti e religiose dell’uomo e della società” (Aetatis novae, 7). Ed è proprio in tale campo che voi siete chiamati a offrire un rilevante contributo grazie alla vostra specializzazione: voi siete i creatori di strumenti atti a favorire quella “unità di tutto il genere umano” che, insieme all’“unione intima con Dio”, la Chiesa promuove con ogni suo impegno. Come non esprimervi plauso e incoraggiamento?
3. Non mi sfugge, tuttavia, il rischio che un uso distorto delle più avanzate tecnologie informatiche e telematiche può indurre, consentendo pericolose forme di manipolazione, il cui ultimo sbocco sarebbe, paradossalmente, la incomunicabilità fra le persone. È questo un problema di rilevanza non solo etica, ma anche sociale e politica, che investe la responsabilità delle istituzioni, alle quali spetta il compito di formare al retto uso di quanto il progresso mette a disposizione per lo sviluppo di ogni uomo e di tutto l’uomo. Neppure è da sottovalutare l’eventualità che quanti lavorano in un campo di così alta specializzazione, quale è il vostro, si trovino talmente immersi nella produzione di strumenti di informazione e di comunicazione da quasi trascurare la ricerca di una più profonda e costante comunicazione interpersonale, in famiglia, nell’azienda e nella società. La vera grandezza di ogni impresa, sia essa di ricerca, di produzione o di distribuzione di beni o di servizi, deriva dal contributo che essa riesce a offrire alla crescita dell’uomo. E la vera grandezza di un operatore della comunicazione sta nel trarne stimolo per aggiungere un supplemento di umanità al proprio lavoro, un supplemento d’anima al proprio impegno. Auspico per questa vostra azienda e per ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle, di essere sempre al servizio dell’autentico sviluppo sociale, mentre, implorando la protezione della Vergine Madre Maria su di voi, sulle vostre famiglie e sul vostro lavoro, a tutti imparto di cuore la mia benedizione.
Al termine del discorso, ricollegandosi alle parole pronunciate all’inizio dell’incontro dal Presidente dell’IRI, il Papa prima di guidare la recita del “Requiem aeternam”, aggiunge le seguenti parole.
E condividendo questo dolore di cui ci ha parlato il Presidente e che ha già trovato posto nella mia allocuzione dopo la Messa celebrata oggi a Capua, vorrei che pregassimo insieme per i nostri defunti, così tragicamente defunti. Che il Signore benedica la vostra Patria. Sia lodato Gesù Cristo.
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