DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI MILITARI DELL’UNGHERIA
Venerdì, 13 novembre 1992
1. Saluto i dirigenti e rappresentanti di tutte le forze armate di Ungheria, venuti a Roma per vedere la città eterna, che conserva le tombe benedette degli apostoli Pietro e Paolo e di numerosissimi martiri, eroi della fede cristiana, e per incontrare il Successore di Pietro. Nel ringraziare il Generale Urbán János per le nobili parole pronunciate, rivolgo un particolare saluto al Signor Cardinale László Paskai, Arcivescovo di Esztergom, a Mons. Szilárd Keresztes, Vescovo di Hajdúdorog, al Signor Ambasciatore presso la Santa Sede, Sándor Keresztes. Sono molto lieto di potervi ringraziare di nuovo, come ho fatto nell’udienza generale di mercoledì scorso, per i preziosi servizi resi durante la mia visita nel vostro bellissimo Paese. Sono ancora vivi in me i ricordi di quel soggiorno in Ungheria, terra che sta molto vicina al mio cuore.
2. Parlando del significato del servizio militare, il Concilio Vaticano II insegna: “Coloro che, dediti al servizio della patria, esercitano la loro professione nelle file dell’esercito, si considerino anch’essi come ministri della sicurezza e della libertà dei loro popoli e, se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono anch’essi veramente alla stabilità del paese” (Gaudium et spes, 79). Nella nostra epoca, tragicamente segnata da guerre, oppressioni, genocidi a opera di sistemi militari totalitari, si è sperimentato quanto l’uomo possa abusare del potere politico e militare. Anche la vostra Patria ha dovuto subire l’umiliazione delle armi straniere e la minaccia da esse recata non soltanto alla libertà, ma anche allo spirito del popolo ungherese. Ora l’Ungheria ha riconquistato la libertà. Sentitevi i difensori di questo fondamentale bene e i custodi dell’ordine e della sicurezza della società. Le tradizionali virtù militari ungheresi vi aiutino a compiere il vostro servizio con animo devoto alla Patria, per contribuire alla sua crescita nella concordia e nella libertà, così che il vostro Paese torni ad essere, in linea con la sua storia, parte integrante di una nuova Europa.
3. Il servizio militare è una forma di vivere speciale che cade negli anni decisivi dell’età giovanile; perciò “l’assistenza spirituale ai soldati, per le particolari condizioni della loro vita, richiede un premuroso interessamento” dei ministri della Chiesa (Christus Dominus, 43). Nei vostri istituti militari, durante gli ultimi decenni, a causa del monopolio forzato dell’ideologia ateistica, era vietata qualsiasi attività religiosa. Adesso state facendo i primi passi per provvedere di assistenza spirituale adeguata i vari istituti delle forze armate. Auguro che questi sforzi, con l’aiuto di Dio e nel rispetto della libertà di coscienza di ciascuna persona, possano promuovere nuove ed efficaci forme di quella pastorale militare che è tanto necessaria in questo servizio.
4. Invocando l’intercessione di San Giovanni da Capestrano, che in Ungheria lasciò insigni esempi di virtù, vi raccomando alla protezione della Magna Domina Hungarorum, e di cuore imparto a voi, ai dirigenti e a tutto il personale delle forze armate, come pure a tutto il popolo ungherese, la benedizione apostolica.
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